Flashback
di
Massimiliano Pacchiano
La moda dei remake non accenna a fermarsi, ed ancora una volta assistiamo al ritorno di un grande classico. Flashback, uscito nel lontano 1992, era sostanzialmente l'erede spirituale di Another World e di Prince of Persia: inizialmente previsto solo per Amiga e Pc, il successo fu tale che venne poi convertito per tutte le altre piattaforme dell'epoca. Il gioco, ambientato nel 2142, ci vedeva nei panni di un misterioso uomo in fuga che doveva riacquistare la sua identità e sventare un pericolo interplanetario. All'inizio nulla ci era dato sapere sul suo passato, ma se ci prendevamo la briga di esaminare un oggetto caduto dalle mani del personaggio, ovvero l'Olocubo, potevamo assistere ad una registrazione di sé stesso: il suo nome era Conrad e avrebbe dovuto contattare un amico a New Washington per recuperare i suoi ricordi. Da qui prendevano il via una serie di avventure, inizialmente ambientate nell'inospitale giungla della luna Titano e successivamente in luoghi più tecnologici.
Questo remake ricalca a grandi linee ambientazione e trama, ma non si limita a questo: anche la struttura di gioco é rimasta simile. Nonostante infatti la grafica abbia subito un pesante restyling (ambienti e personaggi sono tutti modellati in 3D con estrema cura, ed il tutto gira con una delle ultime release dell'Unreal Engine), il gioco rimane sostanzialmente un platform-adventure con visuale laterale. Per avere un'idea del primo Flashback uscito oltre vent'anni fa, pensate ad un Prince of Persia classico, dove ci si arrampica sulle piattaforme, si evitano pericoli e si azionano meccanismi, il tutto ibridato con il bellissimo Another World, dal quale prende in prestito lo svolgimento simil-cinematografico e la struttura trial & error con tanto di sequenze animate. Non a caso il gioco fu creato da Paul Cuisset, leader designer della stessa Delphine Software che aveva pubblicato appunto Another World di Eric Chahi. A causa di questa serie di somiglianze e riferimenti, all'epoca molti credettero erroneamente che i due giochi fossero uno il sequel dell'altro. Era facile cadere in inganno, perché anche se narrativamente parlando si trattava di due titoli slegati, Flashback era nella sostanza una versione più elaborata e complessa del precedente gioco.
Purtroppo dobbiamo dire che questo sciagurato remake non rende assolutamente giustizia all'originale, tanto che potremo quasi definirlo un vilipendio, un insulto alla nostra memoria videoludica. Innanzitutto nello spettacolare menu iniziale (che fa tanto Blade Runner) la primissima opzione é quella di giocare l'originale, definito erroneamente “Flashback 1993”. E già partiamo male se gli sviluppatori nemmeno ricordano qual é l'anno esatto della prima uscita. Questa versione “retro” é stata messa in bella evidenza, probabilmente per spingere i giocatori a notare la notevole differenza tecnica tra le due versioni (“Anvedi che graficozzo il remake!”), ma alla fine é una cosa che si ritorce pesantemente contro il gioco stesso: chi ha un minimo di cervello, provando le due versioni capirà in breve tempo qual é l'enorme divario a livello di atmosfera, level design e giocabilità generale tra il leggendario classico e la deludente riedizione.
Prima di passare ai dettagli dello scempio occupiamoci della vecchia versione emulata: il rispetto per l'originale é prossimo allo zero. Come già accennato il Flashback del 1992 sembra messo lì con il solo scopo di “showcase”, per bullarsi appunto della nuova grafica con chi nota solo quella in un videogame. Non solo non é possibile giocare a schermo pieno (il tutto é visualizzato in un cabinato arcade poligonale, mentre sullo sfondo vediamo palazzi, pioggia ed altri particolari) ma i controlli sono mappati in maniera scomodissima (non ridefinibile), la resa video é slavata, non c'é più l'opzione zoom e come colpo di grazia.. mancano totalmente le musiche! Uno scempio, anche considerando che al netto di questi macroscopici difetti l'emulazione é molto buona ed il gioco gira in maniera tanto fluida quanto veloce (forse anche più rapida delle edizioni originali). L'unica nota positiva (o negativa per i puristi) é l'aggiunta della possibilità di poter salvare la posizione in qualsiasi momento e di scegliere il livello di partenza, cosa che rende il gioco molto più facile dell'originale: in passato c'era solo un sistema di password e ramsave, formula che sarebbe risultata invero frustrante per il pubblico odierno. Tuttavia avvertiamo i giocatori che semmai volessero intraprendere la retro-avventura di Flashback tramite questa versione (invece di affidarsi ad altre piattaforme) che i salvataggi spariscono una volta spenta la console, quindi é opportuno giocare fino al completamento di un livello per poi riprendere la volta successiva tramite levelskip. Si, perché anche il sistema di password é stato disattivato. Bella mossa Vectorcell.
Passiamo ora al remake, finalmente: non nascondiamo che una delusione del genere non ce l'aspettavamo. Al di là del restyling grafico veramente curatissimo, il gioco é diventato un action a scorrimento con visuale molto più ravvicinata (più o meno come faceva l'opzione zoom dell'originale) dove quindi non abbiamo una visione d'insieme degli ambienti. Ciò significa che orientarsi ad occhio in certi livelli é quasi impossibile, quindi dovremo affidarci esclusivamente alla mini-mappa in un angolo che ci indica esattamente in che direzione andare grazie ad una linea gialla da seguire: insomma, la nuova frontiera del gioco teleguidato. Questa visuale inoltre dà vita a situazioni di gioco problematiche, dove saremo costretti a guardarci in giro con il puntatore della pistola o addirittura a sparare alla cieca verso obbiettivi che sono al di fuori del campo visivo (ad esempio accade con una telecamera verso la fine del livello 1). Il level design é stato totalmente rimaneggiato, in maniera che oseremo definire bonariamente “maldestra”: gli ambienti, che erano ampi e suggestivi da osservare e studiare, sono diventati stretti corridoi tutti uguali da seguire, praticamente ora dobbiamo solo avanzare seguendo le indicazioni della mappa, sparare e risolvere ogni tanto qualche sporadico e facilissimo enigma ambientale.. Tradotto in due parole, il tutto si gioca quasi da solo ed é di una noia incommensurabile.
Per controbilanciare questa vergogna digitale, gli sviluppatori capoccioni hanno inserito una serie di modifiche, una più inutile del'altra. Tra queste spicca un sistema di skill potenziabili in pieno stile RPG, ma inutile dire che é una farsa per dare una parvenza di profondità dove in realtà non ce n'é traccia. Non mancano piccoli cambiamenti alla trama (inutilmente più intricata quanto ridicola) ed inspiegabili aggiunte alle meccaniche stealth: un tempo tale aspetto era ben integrato nel gioco, quasi invisibile e sfruttabile con un minimo di astuzia, ora invece abbiamo delle nuove mosse per uccisioni silenziose, che però sono ricche di bug e danno vita a situazioni paradossali. Per esempio si può venire notati anche da nascosti, o ignorati quando piombiamo praticamente in testa ad un nemico, o ancora, anche se l'avversario é sul bordo di una piattaforma e potremmo tirarlo giù, é impossibile farlo se prima non spariamo a vuoto per attirarlo sul bordo.. dove si trova già! Non mancano altri incredibili bug, come il nostro eroe che accenna ad arrampicarsi nel vuoto o i nemici che danno di matto; addirittura una volta il nostro caro Conrad é sparito nel pavimento in seguito ad una caduta rovinosa, dopodiché ha eseguito una piroetta con la caviglia agganciata alla piattaforma ed é riemerso in pieno stile circense.. Ta-ddaan!
E' altresì vero che i comandi ora sono più agili ed é possibile sparare a 360 gradi con lo stick destro, alla Shadow Complex insomma; ma laddove l'originale era molto preciso (benché rigido), giocando il remake si ha una forte sensazione di approssimazione nei movimenti, amplificata ulteriormente dalle animazioni brutte e mal interpolate tra loro. Fa specie sapere che tra quei mascalzoni del team Vectorcell, responsabili di questa roba, ci sono alcuni elementi che lavoravano alla Delphine, come ad esempio lo stesso Cuisset. Dall'esperienza del terribile Amy hanno imparato veramente poco, men che meno come vanno posizionati i checkpoint. Se qualche francese é all'ascolto, prenda nota che i checkpoint vanno messi “appena prima” di una sezione molto pericolosa dove é probabile la morte, non 5 Km prima di essa costringendo il giocatore a rifarsi la noiosa passeggiata.
Come già accennato, la grafica si difende molto bene per un Live Arcade, soprattutto per quanto riguarda il restyling di personaggi, ambienti e per la qualità di colori, effetti e texture. Peccato per il tearing, le animazioni oscene, il frame-rate basso, i bug ed i filmati compressi malissimo, sui quali campeggia anche una bella scrittona lampeggiante “premi B per saltare” che distrae molto e rovina l'immedesimazione. A tal proposito spendiamo una parola per l'atmosfera rovinata dai terribili dialoghi, addirittura doppiati in italiano: il protagonista é stato trasformato da personaggio misterioso e affascinante in un chiacchierone dalla voce insopportabile e dalla battutaccia pronta. Questo piccolo dettaglio ammazza totalmente l'atmosfera, ed é un vero peccato perché le nuove musiche erano anche di buona fattura. Ultimo avvertimento: non guardate mai il trailer del gioco perché stupidamente vi spoilera il finale della prima edizione. Come dicevamo poc'anzi, rispetto per i classici zero.
Questo remake ricalca a grandi linee ambientazione e trama, ma non si limita a questo: anche la struttura di gioco é rimasta simile. Nonostante infatti la grafica abbia subito un pesante restyling (ambienti e personaggi sono tutti modellati in 3D con estrema cura, ed il tutto gira con una delle ultime release dell'Unreal Engine), il gioco rimane sostanzialmente un platform-adventure con visuale laterale. Per avere un'idea del primo Flashback uscito oltre vent'anni fa, pensate ad un Prince of Persia classico, dove ci si arrampica sulle piattaforme, si evitano pericoli e si azionano meccanismi, il tutto ibridato con il bellissimo Another World, dal quale prende in prestito lo svolgimento simil-cinematografico e la struttura trial & error con tanto di sequenze animate. Non a caso il gioco fu creato da Paul Cuisset, leader designer della stessa Delphine Software che aveva pubblicato appunto Another World di Eric Chahi. A causa di questa serie di somiglianze e riferimenti, all'epoca molti credettero erroneamente che i due giochi fossero uno il sequel dell'altro. Era facile cadere in inganno, perché anche se narrativamente parlando si trattava di due titoli slegati, Flashback era nella sostanza una versione più elaborata e complessa del precedente gioco.
Purtroppo dobbiamo dire che questo sciagurato remake non rende assolutamente giustizia all'originale, tanto che potremo quasi definirlo un vilipendio, un insulto alla nostra memoria videoludica. Innanzitutto nello spettacolare menu iniziale (che fa tanto Blade Runner) la primissima opzione é quella di giocare l'originale, definito erroneamente “Flashback 1993”. E già partiamo male se gli sviluppatori nemmeno ricordano qual é l'anno esatto della prima uscita. Questa versione “retro” é stata messa in bella evidenza, probabilmente per spingere i giocatori a notare la notevole differenza tecnica tra le due versioni (“Anvedi che graficozzo il remake!”), ma alla fine é una cosa che si ritorce pesantemente contro il gioco stesso: chi ha un minimo di cervello, provando le due versioni capirà in breve tempo qual é l'enorme divario a livello di atmosfera, level design e giocabilità generale tra il leggendario classico e la deludente riedizione.
Prima di passare ai dettagli dello scempio occupiamoci della vecchia versione emulata: il rispetto per l'originale é prossimo allo zero. Come già accennato il Flashback del 1992 sembra messo lì con il solo scopo di “showcase”, per bullarsi appunto della nuova grafica con chi nota solo quella in un videogame. Non solo non é possibile giocare a schermo pieno (il tutto é visualizzato in un cabinato arcade poligonale, mentre sullo sfondo vediamo palazzi, pioggia ed altri particolari) ma i controlli sono mappati in maniera scomodissima (non ridefinibile), la resa video é slavata, non c'é più l'opzione zoom e come colpo di grazia.. mancano totalmente le musiche! Uno scempio, anche considerando che al netto di questi macroscopici difetti l'emulazione é molto buona ed il gioco gira in maniera tanto fluida quanto veloce (forse anche più rapida delle edizioni originali). L'unica nota positiva (o negativa per i puristi) é l'aggiunta della possibilità di poter salvare la posizione in qualsiasi momento e di scegliere il livello di partenza, cosa che rende il gioco molto più facile dell'originale: in passato c'era solo un sistema di password e ramsave, formula che sarebbe risultata invero frustrante per il pubblico odierno. Tuttavia avvertiamo i giocatori che semmai volessero intraprendere la retro-avventura di Flashback tramite questa versione (invece di affidarsi ad altre piattaforme) che i salvataggi spariscono una volta spenta la console, quindi é opportuno giocare fino al completamento di un livello per poi riprendere la volta successiva tramite levelskip. Si, perché anche il sistema di password é stato disattivato. Bella mossa Vectorcell.
Passiamo ora al remake, finalmente: non nascondiamo che una delusione del genere non ce l'aspettavamo. Al di là del restyling grafico veramente curatissimo, il gioco é diventato un action a scorrimento con visuale molto più ravvicinata (più o meno come faceva l'opzione zoom dell'originale) dove quindi non abbiamo una visione d'insieme degli ambienti. Ciò significa che orientarsi ad occhio in certi livelli é quasi impossibile, quindi dovremo affidarci esclusivamente alla mini-mappa in un angolo che ci indica esattamente in che direzione andare grazie ad una linea gialla da seguire: insomma, la nuova frontiera del gioco teleguidato. Questa visuale inoltre dà vita a situazioni di gioco problematiche, dove saremo costretti a guardarci in giro con il puntatore della pistola o addirittura a sparare alla cieca verso obbiettivi che sono al di fuori del campo visivo (ad esempio accade con una telecamera verso la fine del livello 1). Il level design é stato totalmente rimaneggiato, in maniera che oseremo definire bonariamente “maldestra”: gli ambienti, che erano ampi e suggestivi da osservare e studiare, sono diventati stretti corridoi tutti uguali da seguire, praticamente ora dobbiamo solo avanzare seguendo le indicazioni della mappa, sparare e risolvere ogni tanto qualche sporadico e facilissimo enigma ambientale.. Tradotto in due parole, il tutto si gioca quasi da solo ed é di una noia incommensurabile.
Per controbilanciare questa vergogna digitale, gli sviluppatori capoccioni hanno inserito una serie di modifiche, una più inutile del'altra. Tra queste spicca un sistema di skill potenziabili in pieno stile RPG, ma inutile dire che é una farsa per dare una parvenza di profondità dove in realtà non ce n'é traccia. Non mancano piccoli cambiamenti alla trama (inutilmente più intricata quanto ridicola) ed inspiegabili aggiunte alle meccaniche stealth: un tempo tale aspetto era ben integrato nel gioco, quasi invisibile e sfruttabile con un minimo di astuzia, ora invece abbiamo delle nuove mosse per uccisioni silenziose, che però sono ricche di bug e danno vita a situazioni paradossali. Per esempio si può venire notati anche da nascosti, o ignorati quando piombiamo praticamente in testa ad un nemico, o ancora, anche se l'avversario é sul bordo di una piattaforma e potremmo tirarlo giù, é impossibile farlo se prima non spariamo a vuoto per attirarlo sul bordo.. dove si trova già! Non mancano altri incredibili bug, come il nostro eroe che accenna ad arrampicarsi nel vuoto o i nemici che danno di matto; addirittura una volta il nostro caro Conrad é sparito nel pavimento in seguito ad una caduta rovinosa, dopodiché ha eseguito una piroetta con la caviglia agganciata alla piattaforma ed é riemerso in pieno stile circense.. Ta-ddaan!
E' altresì vero che i comandi ora sono più agili ed é possibile sparare a 360 gradi con lo stick destro, alla Shadow Complex insomma; ma laddove l'originale era molto preciso (benché rigido), giocando il remake si ha una forte sensazione di approssimazione nei movimenti, amplificata ulteriormente dalle animazioni brutte e mal interpolate tra loro. Fa specie sapere che tra quei mascalzoni del team Vectorcell, responsabili di questa roba, ci sono alcuni elementi che lavoravano alla Delphine, come ad esempio lo stesso Cuisset. Dall'esperienza del terribile Amy hanno imparato veramente poco, men che meno come vanno posizionati i checkpoint. Se qualche francese é all'ascolto, prenda nota che i checkpoint vanno messi “appena prima” di una sezione molto pericolosa dove é probabile la morte, non 5 Km prima di essa costringendo il giocatore a rifarsi la noiosa passeggiata.
Come già accennato, la grafica si difende molto bene per un Live Arcade, soprattutto per quanto riguarda il restyling di personaggi, ambienti e per la qualità di colori, effetti e texture. Peccato per il tearing, le animazioni oscene, il frame-rate basso, i bug ed i filmati compressi malissimo, sui quali campeggia anche una bella scrittona lampeggiante “premi B per saltare” che distrae molto e rovina l'immedesimazione. A tal proposito spendiamo una parola per l'atmosfera rovinata dai terribili dialoghi, addirittura doppiati in italiano: il protagonista é stato trasformato da personaggio misterioso e affascinante in un chiacchierone dalla voce insopportabile e dalla battutaccia pronta. Questo piccolo dettaglio ammazza totalmente l'atmosfera, ed é un vero peccato perché le nuove musiche erano anche di buona fattura. Ultimo avvertimento: non guardate mai il trailer del gioco perché stupidamente vi spoilera il finale della prima edizione. Come dicevamo poc'anzi, rispetto per i classici zero.
Flashback
4.5
Voto
Redazione
Flashback
Come trasformare un vero classico in una vera ciofeca. Ingredienti: prendete un grande gioco del passato, che seppur derivativo di Another World e Prince of Persia ebbe un enorme successo in virtù delle sue indubbie qualità ludiche e narrative. Mettetegli una grafica strapompata con l'Unreal Engine ma mantenete la visuale laterale e la struttura 2D. Ora togliete via l'ottimo level design ed i controlli rigidi ma funzionali, sostituite il tutto con un pastrocchio digitale dove dovrete solo seguire il percorso indicato, sparare a più non posso, attivare i pulsanti e sorbirvi dei nuovi dialoghi veramente atroci. Sarete cullati dal torpore del gaming moderno, che farà tutto per voi dandovi l'illusione di giocare davvero. Troverete un bellissimo sistema di stats potenziabili che non serve a un beneamato, solo per darvi l'illusione che il gioco sia profondo. Avrete uno pseudo-Flashback, troppo banalizzato per i nostalgici e troppo rigido nei controlli e nell'impostazione per un pubblico odierno. E allora, stremati, proverete la versione emulata dell'originale inclusa nel pacchetto: tasti mappati a caso, niente schermo intero, salvataggio rotto e musiche misteriosamente sparite. Rispetto dei classici, zero. Flashback significa ricordo, gente. Ed a volte é meglio tenersi stretti i ricordi.