Flintlock: The Siege of Dawn – Tra Magia e Armi da Fuoco – Recensione PC

: Scopri Flintlock: The Siege of Dawn, un'avventura fantasy storica che unisce magia e armi da fuoco in un mondo affascinante creato da A44 Games.

di Simone Rampazzi

Se dovessimo stilare una classica del genere letterario tra i più letti al mondo, uno di quelli che uscirebbe fuori nella Top Five dovrebbe essere tranquillamente il fantasy. D’altronde parliamo sempre di uno dei generi transmediali tra i più sfruttati al mondo, capace di essere letteralmente trasformato a piacimento, tanto che da esso sono stati generati un buon numero di sottogeneri molto amati.

Un esempio di questa versatilità è Flintlock: The Siege of Dawn, un titolo sviluppato da A44 Games. Questo gioco combina un contesto fantasy classico, con magie, animali fantastici e creature mitologiche, con un'ambientazione storica reale. Infatti, molti personaggi, compresa la protagonista, utilizzano armi da fuoco a pietra focaia.

Le due cose possono fondersi bene?


Flintlock: The Siege of Dawn – La Morte è solo l’Inizio

Ogni universo ha la sua proverbiale "gatta da pelare" e in questo caso, Kian, l'ambientazione in cui si svolgono gli eventi del gioco, deve affrontare un problema tutt'altro che banale: la Porta del Regno dei Morti si è aperta e su Kian, come prevedibile, cominciano ad arrivare gli abitanti dell'oltretomba con intenzioni per nulla pacifiche.

Insomma, non siamo davanti al televisore a guardare Coco. E infatti, nei panni della geniera Nor Vanek, serviamo sotto un reggimento che stanzia proprio di fronte alla porta, intento a fermare i morti con ogni mezzo per impedirgli di distruggere il mondo.

Un modo per risolvere la situazione sembra essere quello di distruggere questo accesso: un'idea buona, almeno sulla carta. Peccato però che a difenderlo ci sia niente meno che una divinità, Uru, una sfinge che non ci dà nemmeno il tempo di respirare, respingendo il nostro attacco quasi uccidendoci. Saremo salvati solo grazie a Enki, un'altra divinità che sembra più una miniatura buffa e coccolosa (nel nostro mondo avrebbe molto successo su TikTok).

Da qui si dipana una storia che non riserva particolari colpi di scena, tanto da sembrare scritta con il pilota automatico. Sappiamo benissimo cosa succederà nel viaggio che Enki e Nor dovranno intraprendere e prevediamo perfettamente che, lungo il percorso, incontreranno qualche battuta d’arresto rappresentata dai boss.

Onestamente, avrei preferito vedere una maggiore caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli secondari e avrei gradito comprendere meglio anche il background dei boss affrontati, oltre alla semplice descrizione estrapolata da un biscotto della fortuna.

Il ritmo della storia inizia in modo incalzante e coinvolgente, ma sembra interrompersi bruscamente, come se qualcuno avesse bruciato la sceneggiatura e poi si fosse accontentato di scrivere la parola "fine" sulla parte rimasta. Tutto si risolve troppo velocemente e, sinceramente, sono rimasto deluso anche dal finale, che risulta fin troppo aperto, per il gusto di chi scrive.

Flintlock: The Siege of Dawn – Segni Particolari? Tanti, molti, troppi!

Ultimamente, grazie al successo dei soulslike, molti giochi anche di stampo più action, o se vogliamo meno hardcore dei souls stessi, finiscono per possedere nel loro gameplay alcune delle loro caratteristiche più distintive. Alcuni mantengono i falò, relegandoli a punti di riavvio sostitutivi dei checkpoint, altri invece non rinunciano alla stamina e al suo enorme coinvolgimento nel combattimento.

In Flintlock: The Siege of Dawn, troviamo ad esempio i falò, qui rappresentati da piccoli altari presso cui riposare. Troviamo inoltre la perdita dell’esperienza, qui chiamata reputazione, da recuperare affinché non venga persa definitivamente dopo la seconda morte di seguito.

A44 Games ha comunque fatto qualche sforzo per cambiare le carte in tavola, e di questo gliene va dato atto. Proprio in merito alla reputazione, gli sviluppatori hanno inserito un interessante moltiplicatore che sale durante lo scontro fino al momento in cui Nor non viene colpita. Può sembrare una sciocchezza sulla carta, ma in fase di farming questo premia moltissimo timing e abilità del giocatore, che può arrivare a ridurre i tempi di sblocco delle abilità più potenti. Unico neo? Con il viaggio rapido e il riposo il bonus si resetta.

Proprio le abilità, suddivise su tre alberi diversi (Polvere, Magia, Acciaio), garantiscono un certo bonus nell’offensiva proprio quando arriveremo a sbloccarne alcune: sfruttando la nostra arma da fuoco, e sbloccando l’abilità Colpo Composto, sarà possibile interrompere un attacco caricato del nemico (quelli imparabili) rendendolo oltretutto vulnerabile a un contrattacco.

Altre abilità passive nel ramo della Magia ci permettono di sfruttare meglio Enki in battaglia, come Provocazione o Vincolo, che permetteranno alla piccola divinità di dare notevole filo da torcere ai nostri avversari. I rami, tra l’altro, si intersecano tra loro, elemento che favorisce build miste, come la nostra che si è concentrata più sul mischiare abilità Polvere/Magia tralasciando magari il ramo Acciaio, dove sono arrivato a sbloccare giusto Attacco Caricato e Deflessione.

Ovviamente i miei sono soltanto esempi, situazioni che possono darvi un piccolo indizio sul come comporre la vostra build a seconda del vostro stile di gioco. I nemici possono subire status alterati come il fuoco, ma ci sono anche le maledizioni di Enki che possono infliggere veleno, debolezza e altro.

Nel combattimento bisogna giusto fare attenzione a imparare il moveset degli avversari, sebbene ogni tanto capita che la telecamera diventa il nostro peggior nemico, soprattutto nelle situazioni più concitate. Attenzione anche a certi affondi, che ancora oggi faccio fatica a capire ma forse perché si tratta di lock sballati che inseguono la posizione del personaggio anche se si allontana di molto dall’avversario.

Flintlock: The Siege of Dawn – Un Mondo comunque Affascinante

Kian è sicuramente un mondo molto più piccolo di quelli visitati in altri souls. Ma al netto di questo, che può tranquillamente associarsi al budget di sviluppo, Kian è un mondo che mostra una certa identità se visitato con la giusta calma (e soprattutto senza spingere sull’acceleratore guardando solo la missione principale).

Intanto parliamo di un mondo che sviluppa anche una certa verticalità, soprattutto presentando situazioni diverse tra loro, anche a livello di nemici. La prima zona dell’assedio più ristretta si apre verso una zona montana composta da valichi e tunnel minerari, solo per poi aprirsi a una zona costiera con un entroterra desertico, che presenta persino un tempio disegnato davvero bene (anche piacevole da esplorare, tolti i nemici al suo interno).

L’esplorazione vuole essere incentivata dalla presenza di alcune missioni secondarie, niente di trascendentale, ma comunque un tentativo per approfondire la lore intorno al gioco, regalandoci anche qualche parentesi per trovare del buon loot e fare esperienza. La verticalità delle mappe prevede che il giocatore ponga una certa attenzione intorno a lui per ricercare i materiali da usare per migliorare armi e armature, sebbene l’elemento più “divertente” venga rappresentato dall’attraversamento delle Fratture, che sono semplicemente dei corridoi di magia che ti fanno arrivare presso zone altrimenti impossibili da raggiungere con le sole abilità di Nor.


Viene abbozzata una possibilità di liberare un campo occupato da nemici una volta sconfitto il mini-boss che lo occupa, ma si tratta di una situazione poco sviluppata e che ho trovato fine a sé stessa e niente più. Graficamente il gioco si presenta bene, buoni gli effetti visivi e il supporto alle funzionalità RTX di NVIDIA, peccato che sugli schermi ultrawide dia qualche problema, presentando crash immotivati che mi hanno dato non pochi problemi (scheda video 4060ti, mica cotica).

Su laptop munito di 3060, ma con schermo regolamentare per risoluzione 1920x1080 invece zero crash e zero problemi, anzi esperienza super fruttuosa e con lag o cali di framerate ma riscontrati. Consigliato l’utilizzo del gamepad, mouse e tastiera presentano una maggiore difficoltà di fruizione (ma parlo io che vedo la vita come un soulslike).