From Dust
di
Sin dalla notte dei tempi, l'uomo si é sempre posto dei grandi interrogativi: chi siamo, da dove veniamo, qual'é lo scopo ultimo della nostra esistenza. Con le nostre limitate conoscenze e capacità, al momento ci é impossibile rispondere a queste domande; d'altronde se non ce l'hanno fatta nemmeno i Monty Python nel loro film sul senso della vita, qualcosa vorrà pur significare. Ma nonostante lo scopo di questa nostra esistenza terrena sia così oscuro e insondabile, l'uomo continua il suo eterno viaggio che si estende verso l'infinito grazie alla trasmissione dei propri geni e della conoscenza alle generazioni future. From Dust trae ispirazione proprio da tutto questo, offrendoci una surreale e sorprendente metafora del percorso evolutivo intrapreso dalla razza umana.
L'autore di tutto ciò é Eric Chahi, nome già noto ai giocatori di vecchia data: sin tempi dell'Amiga tra le fila della Delphine Software, il game designer francese ha sempre cercato di infondere nei suoi titoli uno stile visivo e narrativo di stampo cinematografico. Basti pensare a Future Wars: Time Travellers oppure a Cruise for a Corpse, avventure grafiche dalla trama molto elaborata e dall'aspetto grafico di grande impatto; ma la svolta avvenne nel 1991 con Another World, vero capolavoro in grado di consacrare Chahi nell'olimpo dei più grandi autori di videogiochi. La struttura tipicamente bidimensionale, rappresentata però con poligoni grezzi, consentiva di realizzare sequenze animate di tipo cinematico a tutto schermo con grande risparmio di memoria: Another World non fu solo un grande gioco che univa spettacolarità e gameplay appassionante quindi, ma per certi versi fu anche il precursore di tecnologie come il Flash di Adobe/Macromedia.
Dopo ben 14 anni dal suo ultimo lavoro, quell'Heart of Darkness che ancora oggi resta vivido nella memoria di molti giocatori, Chahi torna su Xbox 360 con il suo nuovo progetto, al quale sta lavorando addirittura dal 2005. From Dust é un titolo estremamente singolare ed originale, soprattutto se lo inquadriamo in un panorama ludico ormai fossilizzato sugli stessi generi consolidati e sempre uguale a sé stesso. Sembra quasi di esser tornati a metà anni '90, dove l'acerba tecnologia 3D spingeva gli sviluppatori a sperimentare e rischiare in nuove formule di gioco, spesso basate su titoli storici come Populous o Dune 2 ma sempre dotati di una forte impronta personale e di nuove meccaniche sperimentali. Parliamo di classici come Magic Carpet, Dungeon Keeper, Black & White, Giants o Sacrifice, i cosiddetti “God Games” che partivano da una base strategico / gestionale per offrire la propria visione personalissima sul futuro del gaming.
Ma From Dust, anche se ad una prima occhiata potrebbe sembrarlo, non é affatto uno strategico, né un gestionale. Nonostante la possibilità di alzare o abbassare il terreno a piacimento (cose che ricordano tanto Populous e relativa progenie) e di spostare altri elementi come l'acqua e la lava, la nuova creatura di Eric Chahi é fondamentalmente un puzzle game. Un rompicapo, un gioco dove la guida e la protezione dei propri accoliti ricorda addirittura il vecchio Lemmings, mentre l'avanzato motore fisico ed il sistema “terraforming” del gioco riportano alla mente il vecchio puzzler Wetrix. In sostanza, vestiremo gli eterei panni dell'Anelito, un mistico soffio vitale che condurrà una bizzarra popolazione tribale verso la sopravvivenza e verso il suo destino.
I nostri protetti sono dei singolari uomini primitivi che indossano strane maschere, sfarzosi pennacchi e che sono dediti a canti e balli tipicamente scaramantici. Lo scopo di ognuno dei tredici livelli di gioco (inizialmente facili e brevissimi, ma che presto diventano lunghi ed impegnativi) é quello di far sopravvivere i nostri protetti alle varie avversità ambientali, farli proliferare erigendo dei villaggi in apposite aree (contrassegnate da alcuni totem lasciati dagli “antichi”) ed infine lasciare il livello attraversando un passaggio mistico che li condurrà più avanti nel loro cammino. Detto così pare semplice, ed inizialmente lo é, dal momento che basta creare dei passaggi per condurli alle aree di interesse, ma presto le cose si faranno complicate con minacce di vario genere ad ostacolare i nostri progressi.
L'autore di tutto ciò é Eric Chahi, nome già noto ai giocatori di vecchia data: sin tempi dell'Amiga tra le fila della Delphine Software, il game designer francese ha sempre cercato di infondere nei suoi titoli uno stile visivo e narrativo di stampo cinematografico. Basti pensare a Future Wars: Time Travellers oppure a Cruise for a Corpse, avventure grafiche dalla trama molto elaborata e dall'aspetto grafico di grande impatto; ma la svolta avvenne nel 1991 con Another World, vero capolavoro in grado di consacrare Chahi nell'olimpo dei più grandi autori di videogiochi. La struttura tipicamente bidimensionale, rappresentata però con poligoni grezzi, consentiva di realizzare sequenze animate di tipo cinematico a tutto schermo con grande risparmio di memoria: Another World non fu solo un grande gioco che univa spettacolarità e gameplay appassionante quindi, ma per certi versi fu anche il precursore di tecnologie come il Flash di Adobe/Macromedia.
Dopo ben 14 anni dal suo ultimo lavoro, quell'Heart of Darkness che ancora oggi resta vivido nella memoria di molti giocatori, Chahi torna su Xbox 360 con il suo nuovo progetto, al quale sta lavorando addirittura dal 2005. From Dust é un titolo estremamente singolare ed originale, soprattutto se lo inquadriamo in un panorama ludico ormai fossilizzato sugli stessi generi consolidati e sempre uguale a sé stesso. Sembra quasi di esser tornati a metà anni '90, dove l'acerba tecnologia 3D spingeva gli sviluppatori a sperimentare e rischiare in nuove formule di gioco, spesso basate su titoli storici come Populous o Dune 2 ma sempre dotati di una forte impronta personale e di nuove meccaniche sperimentali. Parliamo di classici come Magic Carpet, Dungeon Keeper, Black & White, Giants o Sacrifice, i cosiddetti “God Games” che partivano da una base strategico / gestionale per offrire la propria visione personalissima sul futuro del gaming.
Ma From Dust, anche se ad una prima occhiata potrebbe sembrarlo, non é affatto uno strategico, né un gestionale. Nonostante la possibilità di alzare o abbassare il terreno a piacimento (cose che ricordano tanto Populous e relativa progenie) e di spostare altri elementi come l'acqua e la lava, la nuova creatura di Eric Chahi é fondamentalmente un puzzle game. Un rompicapo, un gioco dove la guida e la protezione dei propri accoliti ricorda addirittura il vecchio Lemmings, mentre l'avanzato motore fisico ed il sistema “terraforming” del gioco riportano alla mente il vecchio puzzler Wetrix. In sostanza, vestiremo gli eterei panni dell'Anelito, un mistico soffio vitale che condurrà una bizzarra popolazione tribale verso la sopravvivenza e verso il suo destino.
I nostri protetti sono dei singolari uomini primitivi che indossano strane maschere, sfarzosi pennacchi e che sono dediti a canti e balli tipicamente scaramantici. Lo scopo di ognuno dei tredici livelli di gioco (inizialmente facili e brevissimi, ma che presto diventano lunghi ed impegnativi) é quello di far sopravvivere i nostri protetti alle varie avversità ambientali, farli proliferare erigendo dei villaggi in apposite aree (contrassegnate da alcuni totem lasciati dagli “antichi”) ed infine lasciare il livello attraversando un passaggio mistico che li condurrà più avanti nel loro cammino. Detto così pare semplice, ed inizialmente lo é, dal momento che basta creare dei passaggi per condurli alle aree di interesse, ma presto le cose si faranno complicate con minacce di vario genere ad ostacolare i nostri progressi.