Fuga da Monkey Island

di Redazione Gamesurf
Bisogna tornare indietro di dieci anni per assistere alla nascita di "The Secret of Monkey Island", il primo grandioso episodio che la geniale Lucasfilm (questo il nome originale della sofware house di Gorge Lucas, diventata ora LucasArts) sviluppò per gli allora pochi appassionati di videogiochi; bisogna perciò avere superato la maggiore età per provare l'indescrivibile turbinio di emozioni che accompagna e ha accompagnato ogni nuovo episodio di questa incredibile saga piratesca, a partire dal primo grandissimo seguito: The Secret of Monkey Island 2 (da un punto di vista puramente critico immensamente superiore al predecessore). Dopo la mezza delusione data dal terzo e ben più recente episodio The Curse of Monkey Island: LeChuck Revenge, l'attesa dei veri appassionati si era fatta dunque insostenibile e solo un grande gioco avrebbe potuto soddisfare le loro esigenze

Finalmente dunque, dopo otto anni dall'uscita del grande The Secret of Monkey Island 2, LucasArts ha dato vita a un nuovo gioiello che, seppur abbandonando la bidimensionale veste grafica originale, raccoglie in sé tutto quanto ha reso unico e inimitabile il lavoro del grande Ron Gilbert (il mitico game designer padre dei primi due episodi delle serie)
C'ERA UNA VOLTA, NEL MAR DEI CARAIBI..
Dopo innumerevoli viaggi e paradossali avventure Guybrush, uscito per l'ennesima volta vincitore dallo scontro con la tormentata anima di Le Chuck, era finalmente riuscito al termine del terzo episodio a realizzare il sogno della propria vita: sposare Elaine, la bella governatrice di Melee Island. In Fuga da Monkey Island l'avventura riprende proprio da qui e più precisamente dal ritorno dei due piccioncini dalla luna di miele, interrotta neanche a dirlo da un'incursione di goffi e grassottelli pirati. Dopo una breve introduzione il giocatore prende subito possesso dei comandi e si trova immediatamente alle prese con il primo di una lunga serie di problemi: liberarsi dalla corda che lo lega all'albero maestro e sconfiggere gli assalitori. Sin dai primissimi minuti di gioco si é dunque immediatamente coinvolti nell'avventura, confortati dal fatto che Guybrush é rimasto il "deficiente" di sempre e che, come di consuetudine, per risolvere i problemi in cui il suddetto si caccia, bisognerà abbandonare anche questa volta ogni pretesto di razionalità, affidandosi piuttosto alla demenza e al nonsense