Full Spectrum Warrior

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Questo non è il Vietnam! E' il bowling! Ci sono delle regole!
da "Il Grande Lebowski"


Here Charlie Ninety...

[OVER RADIO: SITREP accepted, Charlie-90. You're good to go. Out]



Full Spectrum Warrior è uno strategico in terza persona. Scusate l'insulto alla vostra intelligenza o cultura videoludica, ma la piccola, quanto fondamentale, precisazione era d'obbligo. Il simulatore di guerra definitivo non passa attraverso le gesta del risolutore di turno, col giocatore nelle vesti di eroe dei due mondi, bensì negli abiti comodi del regista, intento a muovere le varie pedine che come in una scacchiera, brulicante di torri, regine e alfieri, vedrà le sue squadre (due o tre) di piccoli pedoni chiamate a imprese in ambienti urbani. C'è sempre spazio per la gloria. E il simulatore di guerra interpretato attraverso le esperienze degli rts, non si esaurisce nelle anguste esperienze del mandare i soldati in avanscoperta ad assaggiare il fuoco nemico, o in birbanti scorribande dei vostri eroi.


Niente di tutto ciò, Full Spectrum Warrior è guerra vera e uscirne indenni non è impresa facile. Il casual gamer potrebbe trovarsi spiazzato dinnanzi a un tortuoso e difficile apprendistato che, come da tutorial che si rispetti, vi renderà dei soldati pronti alla battaglia; tutorial più che esaustivo, ma solo in parte visore di tante possibilità offerte al giocatore. Roba da duri, altro che full metal jacket, potrebbe avventatamente ipotizzare qualcuno. Si sbaglierebbe. Di fronte a meccaniche di gioco apparentemente così complesse, si staglia un quadro della situazione facilmente assimilabile, con una learning-curve mediamente ripida dove l'equazione tattica\strategia uguale buona riuscita della missione risulta perfettamente bilanciata. Tutt'altro che perfetta è invece la definizione da noi data nell'incipit della recensione: il prodotto Pandemic Studios rifugge tanto dalla denominazione di RTS da non trovare una legittima classificazione, ma rintracciando nella nostra data in apertura una ragionevole comunanza.

Un'altra piccola postilla per i novelli Rambo in cerca di carne da macello: in FSW non sparate, ma "comandate" di sparare. Non muovete direttamente i vostri soldati, ma gli impartite l'ordine di spostarsi dove più vi aggrada. Siete il regista, non l'attore, e gli interpreti di questa guerra sono i vostri otto soldati, suddivisi in due squadre, Alpha e Bravo. Vi è concesso solo imprecare quando i vostri uomini non colpiscono un nemico che sporge per metà corpo fuori da un riparo (macchina, barricata o cassonetto che sia), e dovrete entrare nell'ordine di idee che quelle sono le regole del gioco, e che alle regole del videogioco bisogna sempre sottostare. Always. E per risolvere la situazione, dovrete comprenderle e saperle dominare. Innanzitutto, FSW basandosi sostanzialmente su conflitti a fuoco, vede una qualsiasi copertura come ancora di salvezza, bene imprescindibile per la sopravvivenza. Dinnanzi a un nemico - posto rigorosamente dietro un riparo e quasi mai avventato da farsi trovare in mezzo a una piazza a canticchiare - è obbligo un'analisi accurata della situazione.

La macchinosa inclinazione a tenere occupati gli avversari, distraendoli con una squadra e facendo muovere l'altra in modo da poter sparare da posizione propizia, potrebbe indurre a pensare che, tatticamente, ci sia una sorta di ripetitività di fondo. Errore: la ripetitività di FSW scaturisce dalla proposizione costante di scontri a fuoco, non certo dalla varietà di situazioni e dai molteplici procedimenti per superarle. L'esigenza di una solida copertura, dell'adottare una tattica proficua o il dosaggio delle munizioni, portano il giocatore a uno studio accurato del level design nonché a una rassegna forzata delle variabili di cui tenere conto, optando per un'azione studiata, prudente e accorta: spesso, alcune situazioni imprevedibili, determinano condotte d'azione non facilmente programmabili. Le possibilità operative che FSW dischiude, incidono sensibilmente sull'evoluzione dei procedimenti tattici aprendo così un ventaglio vastissimo di modi d'agire. Qualche esempio: anche piazzando due squadre perfettamente di fronte a un terrorista dietro copertura, sarà impossibile colpirlo. Otto uomini contro uno, eppure la possibilità di sopraffarlo con una semplice sparatoria c'è totalmente preclusa. Come procedere? Mentre ordiniamo a una squadra di far fuoco, spostiamo l'altra in una posizione favorevole, in modo che la copertura nemica cada miseramente. Altra procedura: lancio di granata e conseguente esplosione del malcapitato.