Fury
di
E' PRONTO IN TAVOLA!
Della serie: quando hai spalancato le mascelle per addentare un sodo trancio di carne grondante di sangue e scopri che gli occhi ti cadono su quelle delicate foglioline d'insalata appena raccolta dall'orto. Allora la masticazione selvaggia s'interrompre per un micronesimo di secondo, mentre le pupille, dalla brutalità della carne, fissano quel cespo di insalata condita con delicato olio d'oliva e gocce di limone. Più gustoso un verde contorno che una costata di bisonte? E' più divertente personalizzare l'avatar, arricchirlo di ogni aggeggio e cimentarsi con ogni sorta di arsenale piuttosto che lanciarsi in un truculento scontro frontale il cui unico fine è lasciarne vivo uno solo di due? La matematica non è un'opinione, ma il gusto sì a tavola come al computer.
MENU DEL GIORNO: CARNE FRESCA, TAVOLO MONOPOSTO
Il ciocco di carne fresca che Fury sbatte davanti agli occhi dei suoi giocatori sa conquistare i palati: Pvp. Secondo l'ultima edizione del dizionario videogiochese-italiano, PvP vuol dire "Player-versus-Player", cioè uno contro uno. Via il semi-dio del multiplayer! Su Fury niente vita sociale. Velocità, azione, qualche filo di grasso tattico e 0,001% di strategia. TECNICA questa è la scarna descrizione da menu al ristorante. Ma il gusto vero qual è?
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L'INCARTAMENTO: PREMERE ESC!
7 sette "gigabaiz" di dati non pesano come una piuma. E' come vedersi recapitare dal postino un pacco enorme. Chissà cosa c'è dentro. Come se non bastasse, il digiuno deve prolungarsi perché Fury ha bisogno di una patch, da scaricare in automatico da servers veloci come una macchina senza benzina. C'è poi la creazione dell'account online e finalmente si alza il sipario nel laboratorio di genetica videoludica dove creare il proprio alter-ego digitale. Comunicazione di servizio: i gentili utenti interessati al tuning del proprio avatar fin nel colore delle ciglia sono pregati si allontanarsi; Fury offre la scelta tra razze preconfezionate. Prendere o lasciare. Sì, va bene anche questo. Ma prima di esibirsi in scazzottate online con l'operaio cinese di Shangai o il gelataio di Bassano del Grappa c'è bisogno della storia. Qualunque contesto umano non sta in piedi senza una storia, una qualunque. Infatti Fury ha preso alla lettera questa regola immaginando uno sfondo narrativo che sicuramente non vincerà la medaglia d'oro per fantasia e coinvolgimento. Riassunto: i perfidi abitanti di Altaia hanno trasformato un dono divino in un'arma di conquista, scatenando una guerra da cui è sgorgato il Fade, un male nero che divora ogni cosa. Gli Altaia si sono pentiti del loro peccato di superbia e intraprendono la ricerca degli elementi essenziali l'unico antidoto per sconfiggere il Fade. Lascia o raddoppia: cosa gli tocca fare al giocatore? Lottare per accumulare elementi essenziali e ristabilire l'armonia. Risposta esatta! Allegria!
GIOCO: PRONTI AI POSTI... STOP!
L'unico effetto positivo di una trama così sottile è alzare il fuoco sotto alla padella del gioco. L'odore è invitante: sangue a fiotti, botte da orbi, armi e anche magie. Piatto ricco mi ci ficco? Macchè. Siamo in Quaresima! Il primo quarto d'ora di furia si rivela eccitante come una gita in biblioteca: istruzioni e informazioni a cascata, per un training capillare, chiaro ma oltremodo barboso. Quando si promette un gioco online puramente incentrato sullo scontro uno contro uno, non serve dilungarsi troppo nelle guide. Un gioco di successo non ha bisogno di una laurea per essere compreso. Preso per buono il proposito di educare rigorosamente ogni nuovo giocatore, arrivano finalmente le prime occasioni di gioco vero e qui scatta la sorpresa. Appena il cameriere alza il coperchio sul piatto, si scopre cosa c'è sotto: un combattimento secondo il modello RPG. Traduzione: niente scazzottate ma un'azione predeterminata in base alle mosse selezionate semplicemente cliccando su un pannello di icone. E poi? Basta. Naturalmente c'è un abbondante contorno prelevato dalla tradizione dei giochi di ruolo che offre un'insalata mista di potenziamenti, una gran varietà di poteri, un saporito condimento di scenari e un companatico di stuzzicanti interazioni sociali. Ci sono momenti di organizzazione delle battaglie, momenti di compravendita, momenti di approfondimento della storia generale e delle storie particolari dei personaggi. Però questi spazi di pausa, questa panchina a bordo campo, funziona come intermezzo all'infuriare del gioco, quando i polpastrelli hanno i crampi. Ma se il gioco non gira, la panchina resta vuota.
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GRAFICA: LANCETTE FERME
Un titolo che occupa sette giga si presenta agli occhi con una visualizzazione grafica deludente perché povera a livello tecnico. Lo stile non manca, anche se impolverato da qualche anno di troppo. Una delle poche cose che Fury fa girare furiosamente, oltre alla delusione, è il suo motore grafico, che si fregia del marchio Unreal Engine anche se il lavoro svolto da Auron non rende onore a questa tecnologia. Ovviamente tutto scorre fluido perché i fondali sono grossolani, simili a tromp-d-oeil appoggiati alle pareti e i modelli degli avatar appaiono fisicamente inconsistenti e appiccicati sopra all'ambiente. In un'ottica multiplayer la furia del gioco dovrebbe essere come un ciclone che risucchia la concentrazione, ma quando la furia è un venticello di primavera, l'occhio cade per forza sulla grafica. Il reparto audio è un archivio di effetti sonori, perfetti per segnalare ai timpani ciò che avviene, senza farsi scrupoli di dare risalto alle voci o di scandire il ritmo dell'azione.
VERDETTO FINALE: UNINSTALL
La via per l'inferno è lastricata di buoni propositi. Questa volta non sarà l'inferno ma un biglietto di sola andata per la disinstallazione dall'hard-disk. Però ci sono le attenuanti. Intanto Fury ha trovato il coraggio di battere la strada dell'innovazione, almeno nel concetto. L'idea descritta sulla confezione è invitante: tagliare via tutte le parti narrative e interattive di un gioco di ruolo per sfogare tutto il gioco nella conca dei combattimenti. Niente mediazioni: Fury era nato sotto il segno della frenesia. Sicuramente quello di Fury è un sacrificio sull'altare del progresso dei videogiochi. Anche la struttura di gioco riflette uno schema articolato, che avrebbe garantito un buon livello di longevità. Alla fine della partita, manca proprio questo: il divertimento, detto anche coinvolgimento, impegno, soddisfazione, insomma quell'emozione che si prova ogni volta che il videogioco entra nel cuore e nella testa. Ecco: Fury è rimasto fuori.
Della serie: quando hai spalancato le mascelle per addentare un sodo trancio di carne grondante di sangue e scopri che gli occhi ti cadono su quelle delicate foglioline d'insalata appena raccolta dall'orto. Allora la masticazione selvaggia s'interrompre per un micronesimo di secondo, mentre le pupille, dalla brutalità della carne, fissano quel cespo di insalata condita con delicato olio d'oliva e gocce di limone. Più gustoso un verde contorno che una costata di bisonte? E' più divertente personalizzare l'avatar, arricchirlo di ogni aggeggio e cimentarsi con ogni sorta di arsenale piuttosto che lanciarsi in un truculento scontro frontale il cui unico fine è lasciarne vivo uno solo di due? La matematica non è un'opinione, ma il gusto sì a tavola come al computer.
MENU DEL GIORNO: CARNE FRESCA, TAVOLO MONOPOSTO
Il ciocco di carne fresca che Fury sbatte davanti agli occhi dei suoi giocatori sa conquistare i palati: Pvp. Secondo l'ultima edizione del dizionario videogiochese-italiano, PvP vuol dire "Player-versus-Player", cioè uno contro uno. Via il semi-dio del multiplayer! Su Fury niente vita sociale. Velocità, azione, qualche filo di grasso tattico e 0,001% di strategia. TECNICA questa è la scarna descrizione da menu al ristorante. Ma il gusto vero qual è?
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L'INCARTAMENTO: PREMERE ESC!
7 sette "gigabaiz" di dati non pesano come una piuma. E' come vedersi recapitare dal postino un pacco enorme. Chissà cosa c'è dentro. Come se non bastasse, il digiuno deve prolungarsi perché Fury ha bisogno di una patch, da scaricare in automatico da servers veloci come una macchina senza benzina. C'è poi la creazione dell'account online e finalmente si alza il sipario nel laboratorio di genetica videoludica dove creare il proprio alter-ego digitale. Comunicazione di servizio: i gentili utenti interessati al tuning del proprio avatar fin nel colore delle ciglia sono pregati si allontanarsi; Fury offre la scelta tra razze preconfezionate. Prendere o lasciare. Sì, va bene anche questo. Ma prima di esibirsi in scazzottate online con l'operaio cinese di Shangai o il gelataio di Bassano del Grappa c'è bisogno della storia. Qualunque contesto umano non sta in piedi senza una storia, una qualunque. Infatti Fury ha preso alla lettera questa regola immaginando uno sfondo narrativo che sicuramente non vincerà la medaglia d'oro per fantasia e coinvolgimento. Riassunto: i perfidi abitanti di Altaia hanno trasformato un dono divino in un'arma di conquista, scatenando una guerra da cui è sgorgato il Fade, un male nero che divora ogni cosa. Gli Altaia si sono pentiti del loro peccato di superbia e intraprendono la ricerca degli elementi essenziali l'unico antidoto per sconfiggere il Fade. Lascia o raddoppia: cosa gli tocca fare al giocatore? Lottare per accumulare elementi essenziali e ristabilire l'armonia. Risposta esatta! Allegria!
GIOCO: PRONTI AI POSTI... STOP!
L'unico effetto positivo di una trama così sottile è alzare il fuoco sotto alla padella del gioco. L'odore è invitante: sangue a fiotti, botte da orbi, armi e anche magie. Piatto ricco mi ci ficco? Macchè. Siamo in Quaresima! Il primo quarto d'ora di furia si rivela eccitante come una gita in biblioteca: istruzioni e informazioni a cascata, per un training capillare, chiaro ma oltremodo barboso. Quando si promette un gioco online puramente incentrato sullo scontro uno contro uno, non serve dilungarsi troppo nelle guide. Un gioco di successo non ha bisogno di una laurea per essere compreso. Preso per buono il proposito di educare rigorosamente ogni nuovo giocatore, arrivano finalmente le prime occasioni di gioco vero e qui scatta la sorpresa. Appena il cameriere alza il coperchio sul piatto, si scopre cosa c'è sotto: un combattimento secondo il modello RPG. Traduzione: niente scazzottate ma un'azione predeterminata in base alle mosse selezionate semplicemente cliccando su un pannello di icone. E poi? Basta. Naturalmente c'è un abbondante contorno prelevato dalla tradizione dei giochi di ruolo che offre un'insalata mista di potenziamenti, una gran varietà di poteri, un saporito condimento di scenari e un companatico di stuzzicanti interazioni sociali. Ci sono momenti di organizzazione delle battaglie, momenti di compravendita, momenti di approfondimento della storia generale e delle storie particolari dei personaggi. Però questi spazi di pausa, questa panchina a bordo campo, funziona come intermezzo all'infuriare del gioco, quando i polpastrelli hanno i crampi. Ma se il gioco non gira, la panchina resta vuota.
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GRAFICA: LANCETTE FERME
Un titolo che occupa sette giga si presenta agli occhi con una visualizzazione grafica deludente perché povera a livello tecnico. Lo stile non manca, anche se impolverato da qualche anno di troppo. Una delle poche cose che Fury fa girare furiosamente, oltre alla delusione, è il suo motore grafico, che si fregia del marchio Unreal Engine anche se il lavoro svolto da Auron non rende onore a questa tecnologia. Ovviamente tutto scorre fluido perché i fondali sono grossolani, simili a tromp-d-oeil appoggiati alle pareti e i modelli degli avatar appaiono fisicamente inconsistenti e appiccicati sopra all'ambiente. In un'ottica multiplayer la furia del gioco dovrebbe essere come un ciclone che risucchia la concentrazione, ma quando la furia è un venticello di primavera, l'occhio cade per forza sulla grafica. Il reparto audio è un archivio di effetti sonori, perfetti per segnalare ai timpani ciò che avviene, senza farsi scrupoli di dare risalto alle voci o di scandire il ritmo dell'azione.
VERDETTO FINALE: UNINSTALL
La via per l'inferno è lastricata di buoni propositi. Questa volta non sarà l'inferno ma un biglietto di sola andata per la disinstallazione dall'hard-disk. Però ci sono le attenuanti. Intanto Fury ha trovato il coraggio di battere la strada dell'innovazione, almeno nel concetto. L'idea descritta sulla confezione è invitante: tagliare via tutte le parti narrative e interattive di un gioco di ruolo per sfogare tutto il gioco nella conca dei combattimenti. Niente mediazioni: Fury era nato sotto il segno della frenesia. Sicuramente quello di Fury è un sacrificio sull'altare del progresso dei videogiochi. Anche la struttura di gioco riflette uno schema articolato, che avrebbe garantito un buon livello di longevità. Alla fine della partita, manca proprio questo: il divertimento, detto anche coinvolgimento, impegno, soddisfazione, insomma quell'emozione che si prova ogni volta che il videogioco entra nel cuore e nella testa. Ecco: Fury è rimasto fuori.