Geometry Wars Galaxies
Per spiegare le origini di Geometry Wars bisogna risalire ad un altro videogame: Project Gotham Racing 2. In questo titolo motoristico, pubblicato su Xbox, è possibile ammirare le proprie vetture posteggiate all'interno di un garage. Ma la vera attrazione non è tanto l'automobile, chese ne sta in disparte in un angolo del locale, quanto piuttosto quello che staaffianco ai bolidi fiammanti.Messo quasi sullo sfondo,giace infatti un vecchio cabinato. Chissà cosa deve aver pensato il team dei Bizarre Creations per concepire Geometry Wars, ma è stato indubbiamente un lampo di genio. Accedendo alla postazione da gioco si scopre un arcade bello tosto, in cui una minuscola navicella dalla notevole potenza distruttiva è alle prese con orde di nemici. Un chiaro tributo agli shooter a scorrimento (R-Type e soci), per i quali sono stati versati fiumi di monetine negli anni ottanta.
Con Galaxies le guerre della geometria approdano anche sul portatile Nintendo, dove devono fare i conti con l'incognita pennino. Una delle caratteristiche principali del gameplay, fin dal sopra citato esordio, è la totale autonomia dello sparo rispetto al movimento. Sulla Box questa peculiarità era resa dedicando ogni analogico ad una delle due funzioni distinte. Nel corso della partita si comprende come la prontezza di riflessi sia fondamentale, è pretesa grande coordinazione nel compimento contemporaneo delle due azioni. È pertanto necessario avvalersi di un metodo di controllo performante e versatile, sul DS come sul pad Microsoft.
Il gioco si svolge sullo schermo superiore, mentre al centro di quello inferiore è disegnata l'astronave. Toccando il touch screen attorno ad essa si spara, nella direzione corrispondente (ad esempio, pigiando la porzione di schermo sopra l'astronave, il fuoco si aprirà verso l'alto). Al movimento è adibita la croce direzionale o, in alternativa, i quattro tasti (per i mancini). Il primo impatto desta qualche perplessità, la poca familiarità rende ostico padroneggiare la scena con efficacia. Basta un'oretta di pratica però per cambiare radicalmente opinione: viene quasi da chiedersi come abbia fatto finora Geometry Wars senza il pennino. Dal loro incontro scaturisce un connubio, capace di trasformare quello che di per sé era già un arcade pregevole in una esperienza trascinante dove, governando la navicella con naturalezza, ci si immerge completamente nell'incessante battaglia.
Vi sono svariate tipologie di nemici, che (come da tradizione) uccidono il giocatore quando ne entrano a contatto. Ogni esponente di una categoria mantiene un singolo comportamento, molto semplice: puntare direttamente contro l'obiettivo, errare ondeggiando per lo spazio, eludere i proiettili vaganti. Nonostante le premesse, l'andamento della partita è tutt'altro che monotono. A dispetto delle apparenze, non si possono sempre prevedere le mosse di ciascun offensore, intervengono imprevisti (come i pozzi gravitazionali, che attirano a sé ciò che incontrano) a rimescolare la situazione. Ma soprattutto, la vera discriminante di Geometry Wars, che ne determina il successo, si identifica negli attacchi di massa. Affollare lo schermo di antagonisti è sempre stata una tentazione irresistibile per i creatori di videogames, nel genere shooter ma non solo.
La scelta di mettere davanti agli occhi una disordinata moltitudine di oggetti è stata sovente solo fonte di confusione, senza riuscire ad apportare un autentico valore aggiunto, se non una difficoltà pazzesca. Stavolta non è proprio così, sebbene permanga una certa confusione e non sia immediato distinguere quanto accada nelle fasi più caotiche. Quando arrivano ondate di decine e decine di nemici il gameplay si fa intenso, in un precario equilibrio fra annientamento e fuga. Un solo pensiero in mente: resistere, aprendosi disperatamente una via di salvezza fra opponenti sempre più numerosi. Nella sfida si è coadiuvati da un drone, una astronave autonoma di cui si decide l'atteggiamento, fra diversi selezionabili. Nello specifico, si può optare per un supporto difensivo, un'esca per distogliere l'attenzione, un ariete che spiani la strada o altro. L'abilità dell'aiutante accresce con l'esperienza accumulata nei conflitti, sulla falsariga degli RPG. Il drone è un espediente azzeccato, che consente di affrontare uno stesso livello con nuovi approcci.
Gli antagonisti abbattuti rilasciano le Geom, la moneta necessaria per sbloccare taluni extra. Accumulandole sale il contatore del Moltiplicatore, meccanismo attraverso il quale aumenta il punteggio ottenuto da ogni distruzione (e che arriva a 150x). La sistematica raccolta delle Geom è basilare, dato che lo scopo del gioco è conseguire il punteggio totale più elevato. Gli scenari delle ostilità sono dei quadri bidimensionali delimitati da un perimetro invalicabile, di forme (ricorrente quella rettangolare) e dimensioni variabili da livello a livello. Ogni quadro è rappresentato da un pianeta, raggruppato con altri nelle galassie. Nel multiplayer (con un amico possessore di DS) si può fronteggiare una battaglia in cooperativa oppure sfidarsi, scagliandosi vicendevolmente orde di aggressori.
Il comparto grafico si conforma ad uno stile essenziale, che si rifà ai tratti austeri delle figure geometriche. Lo sfondo nero, i nemici risaltano per la colorazione vivace: quadratini viola, cerchietti rossi, rombi azzurri. Questa particolare scelta visiva, che non va frettolosamente bollata come soluzione di comodo, oltre che originale si presta, per la sua semplicità, ad una più chiara comprensione. Tenendo presente che miriadi di oggetti compaiono in contemporanea su uno schermo molto piccolo, è un pregio che merita rilievo. Non si può celare un grosso disappunto, invece, per la mancanza di fluidità; pesanti rallentamenti minano il ritmo, privandolo della frenesia che dovrebbe essergli propria. Le musiche in game conferiscono alla partita quel tocco in più, contribuendo con il loro andamento concitato a coinvolgere il giocatore. Intelligente l'idea di associare gli effetti sonori all'insorgere di nuovi opponenti.
In conclusione, Galaxies è consigliato senza riserve. Geometry Wars si dimostra davvero appropriato per una console portatile e, non bastasse, perfino migliora col ricorso al pennino del DS.
Con Galaxies le guerre della geometria approdano anche sul portatile Nintendo, dove devono fare i conti con l'incognita pennino. Una delle caratteristiche principali del gameplay, fin dal sopra citato esordio, è la totale autonomia dello sparo rispetto al movimento. Sulla Box questa peculiarità era resa dedicando ogni analogico ad una delle due funzioni distinte. Nel corso della partita si comprende come la prontezza di riflessi sia fondamentale, è pretesa grande coordinazione nel compimento contemporaneo delle due azioni. È pertanto necessario avvalersi di un metodo di controllo performante e versatile, sul DS come sul pad Microsoft.
Il gioco si svolge sullo schermo superiore, mentre al centro di quello inferiore è disegnata l'astronave. Toccando il touch screen attorno ad essa si spara, nella direzione corrispondente (ad esempio, pigiando la porzione di schermo sopra l'astronave, il fuoco si aprirà verso l'alto). Al movimento è adibita la croce direzionale o, in alternativa, i quattro tasti (per i mancini). Il primo impatto desta qualche perplessità, la poca familiarità rende ostico padroneggiare la scena con efficacia. Basta un'oretta di pratica però per cambiare radicalmente opinione: viene quasi da chiedersi come abbia fatto finora Geometry Wars senza il pennino. Dal loro incontro scaturisce un connubio, capace di trasformare quello che di per sé era già un arcade pregevole in una esperienza trascinante dove, governando la navicella con naturalezza, ci si immerge completamente nell'incessante battaglia.
Vi sono svariate tipologie di nemici, che (come da tradizione) uccidono il giocatore quando ne entrano a contatto. Ogni esponente di una categoria mantiene un singolo comportamento, molto semplice: puntare direttamente contro l'obiettivo, errare ondeggiando per lo spazio, eludere i proiettili vaganti. Nonostante le premesse, l'andamento della partita è tutt'altro che monotono. A dispetto delle apparenze, non si possono sempre prevedere le mosse di ciascun offensore, intervengono imprevisti (come i pozzi gravitazionali, che attirano a sé ciò che incontrano) a rimescolare la situazione. Ma soprattutto, la vera discriminante di Geometry Wars, che ne determina il successo, si identifica negli attacchi di massa. Affollare lo schermo di antagonisti è sempre stata una tentazione irresistibile per i creatori di videogames, nel genere shooter ma non solo.
La scelta di mettere davanti agli occhi una disordinata moltitudine di oggetti è stata sovente solo fonte di confusione, senza riuscire ad apportare un autentico valore aggiunto, se non una difficoltà pazzesca. Stavolta non è proprio così, sebbene permanga una certa confusione e non sia immediato distinguere quanto accada nelle fasi più caotiche. Quando arrivano ondate di decine e decine di nemici il gameplay si fa intenso, in un precario equilibrio fra annientamento e fuga. Un solo pensiero in mente: resistere, aprendosi disperatamente una via di salvezza fra opponenti sempre più numerosi. Nella sfida si è coadiuvati da un drone, una astronave autonoma di cui si decide l'atteggiamento, fra diversi selezionabili. Nello specifico, si può optare per un supporto difensivo, un'esca per distogliere l'attenzione, un ariete che spiani la strada o altro. L'abilità dell'aiutante accresce con l'esperienza accumulata nei conflitti, sulla falsariga degli RPG. Il drone è un espediente azzeccato, che consente di affrontare uno stesso livello con nuovi approcci.
Gli antagonisti abbattuti rilasciano le Geom, la moneta necessaria per sbloccare taluni extra. Accumulandole sale il contatore del Moltiplicatore, meccanismo attraverso il quale aumenta il punteggio ottenuto da ogni distruzione (e che arriva a 150x). La sistematica raccolta delle Geom è basilare, dato che lo scopo del gioco è conseguire il punteggio totale più elevato. Gli scenari delle ostilità sono dei quadri bidimensionali delimitati da un perimetro invalicabile, di forme (ricorrente quella rettangolare) e dimensioni variabili da livello a livello. Ogni quadro è rappresentato da un pianeta, raggruppato con altri nelle galassie. Nel multiplayer (con un amico possessore di DS) si può fronteggiare una battaglia in cooperativa oppure sfidarsi, scagliandosi vicendevolmente orde di aggressori.
Il comparto grafico si conforma ad uno stile essenziale, che si rifà ai tratti austeri delle figure geometriche. Lo sfondo nero, i nemici risaltano per la colorazione vivace: quadratini viola, cerchietti rossi, rombi azzurri. Questa particolare scelta visiva, che non va frettolosamente bollata come soluzione di comodo, oltre che originale si presta, per la sua semplicità, ad una più chiara comprensione. Tenendo presente che miriadi di oggetti compaiono in contemporanea su uno schermo molto piccolo, è un pregio che merita rilievo. Non si può celare un grosso disappunto, invece, per la mancanza di fluidità; pesanti rallentamenti minano il ritmo, privandolo della frenesia che dovrebbe essergli propria. Le musiche in game conferiscono alla partita quel tocco in più, contribuendo con il loro andamento concitato a coinvolgere il giocatore. Intelligente l'idea di associare gli effetti sonori all'insorgere di nuovi opponenti.
In conclusione, Galaxies è consigliato senza riserve. Geometry Wars si dimostra davvero appropriato per una console portatile e, non bastasse, perfino migliora col ricorso al pennino del DS.
Geometry Wars Galaxies
8
Voto
Redazione
Geometry Wars Galaxies
Se sulla Xbox era già coinvolgente, sul DS diventa semplicemente irresistibile. Perché Geometry Wars dopo aver incontrato il pennino non é più lo stesso. O meglio, é lo stesso ma visto in un'ottica inedita, é proprio il caso di dire che mai come ora si ha in pugno il controllo della situazione. Su una console portatile, poi, con decine di livelli a disposizione, si ha sempre l'occasione perfetta per una partitella casuale.