Ghost Recon: Future Soldier
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L'ultima apparizione della squadra Ghost sulle console next gen, arriva accompagnata dal solito ritardo che colpisce, ormai da qualche anno, quasi tutte le produzioni Ubisoft. Un titolo per certi versi travagliato e che ha fatto storcere il naso alla "vecchia guardia" che si é probabilmente sentita tradita dall'eccessivo uso della tecnologia che ha fatto sfoggio il team Ghost fin dal suo primo trailer di presentazione.
Mettiamo subito le cose in chiaro, quindi. Il gameplay che ha accompagnato fino ad ora le azioni del team Ghost non c'é più. Nessun comando da impartire ai commilitoni, nessuna valutazione sul campo per decidere dove far schierare i propri compagni di squadra, nessuna tensione derivante dal fatto che un singolo colpo ben assestato potrebbe significare il temuto “Game Over”. Al suo posto troviamo un qualcosa che cerca di richiamare tutto questo, ma senza riuscirci appieno. I comandi ai compagni si sono limitati al “cecchinaggio coordinato” (cosa peraltro già visto anche in titoli molto meno nobili come Army of Two), dove potremo marcare 4 obbiettivi da abbattere in simultanea. Oppure segnalare un nemico particolarmente ostico da buttare giù, o una postazione fissa, o un carro armato verso cui concentrare una massiccia potenza di fuoco. Stop. Più o meno l'interazione con i nostri compagni finisce qui.
Purtroppo é da segnalare che anche Ghost Recon segue il solco tracciato dai vari FPS alla Call Of Duty, che vedono il reintegro della salute dopo un certo periodo di tempo al riparo dal fuoco nemico. Un elemento che stride fortemente con il clima di presunta veridicità degli eventi sullo schermo. Ovviamente nel caso fossimo abbattuti in battaglia il commilitone più vicino attraverserà l'area sotto il fuoco nemico (stranamente, senza essere mai colpito) per venirci a prestare le prime cure mediche. Potremo sfruttare questa feature due volte all'interno di ogni missione. Alla terza, Game Over e reload dell'ultimo checkpoint (disposti tutto sommato sapientemente).
Un gameplay che sebbene nel complesso riesca a funzionare, é un po' un segno di resa del genere nei confronti della “mandria” di giocatori amanti del “fast food videoludico”. La richiesta di una vera tatticità si ritrova solo in quelle missioni dove é richiesta un'infiltrazione pulita, senza allertare il nemico. In questo caso allora dovremo ingegnarci sull'abbattimento strategico delle guardie presenti o su come aggirarle (quando possibile) senza destare sospetti. Insomma, un Ghost Recon che incontra Splinter Cell, per intenderci. Peccato però che almeno a Sam Fisher veniva data la possibilità di poter spostare i cadaveri dei nemici abbattuti, contrariamente ai nostri Ghost che non potranno fare altro che lasciare i corpi avversari in bella mostra, andando a complicare, e non poco, il nostro operato.
Fortuna vuole che potremo avvalerci di tutta una serie di gadgets iper tecnologici, che ci aiuteranno non poco in quasi tutte le fasi del gioco. Prima fra tutti, la tuta mimetica, che ci rende quasi invisibili. Presa in prestito da un famoso film di James Bond (e attualmente in sviluppo in varie parti del mondo), la tuta ci permetterà di passare quasi inosservati davanti ai nostri avversari. Ovviamente converrà non approfittare troppo delle possibilità date dalle capacità mimetiche della tuta dal momento che una esposizione prolungata ad occhi avversari porterà inevitabilmente all'essere scoperti. Il giocatore troverà presto il giusto equilibrio richiesto, garantendosi di fatto la possibilità di passare inosservato nella maggior parte delle situazioni presentate. A far compagnia alla suddetta mimetica, troviamo vari sensori che identificano e segnalano la posizione dei nemici sulla mappa, mirini magnetici e droni volanti ma che all'occasione possono trasformarsi in macchinine radiocomandate capaci di emettere un segnale elettromagnetico in grado di disabilitare circuiti elettrici e serrature di vario tipo.
Insomma, tutto questo per dire che la saga di Ghost Recon, con questo Future Soldier, segna un vero e proprio punto di svolta. Il che, di per sé, potrebbe anche rappresentare un trauma, soprattutto per i giocatore della prima ora, quando ancora Ghost Recon prevedeva precise pianificazioni "a tavolino" prima di entrare in battaglia. Fortuna vuole che, comunque, Ubisoft sappia fin troppo bene come confezionare un prodotto di valore riuscendo, pur rinnegando il passato, a far trovare a Future Soldier una sua specifica identità e un preciso tratto caratteristico.
Chiamatela "tatticità 2.0", se volete, oppure il "tactical shooter della domenica". Fa lo stesso. Sarebbe però ingiusto non riconoscere a Future Soldier che quantomeno prova a intraprendere una nuova strada che in diversi frangenti dimostra anche di poter funzionare. Merito soprattutto di un sistema di coperture che si dimostra probabilmente il migliore visto ultimamente (per non dire in assoluto) e che ben si adatta ad un ritmo di gioco aumentato vertiginosamente rispetto alle precedenti versioni. Dimenticate gli scontri "scacchistici" dei vecchi Ghost Recon. Nell'ottica di dare una svolta deciso alla saga, Ubisoft ha schiacciato pesantemente sul pedale del gunplay, elevando la velocità d'esecuzione (e di pensiero) negli scontri a fuoco.
Mettiamo subito le cose in chiaro, quindi. Il gameplay che ha accompagnato fino ad ora le azioni del team Ghost non c'é più. Nessun comando da impartire ai commilitoni, nessuna valutazione sul campo per decidere dove far schierare i propri compagni di squadra, nessuna tensione derivante dal fatto che un singolo colpo ben assestato potrebbe significare il temuto “Game Over”. Al suo posto troviamo un qualcosa che cerca di richiamare tutto questo, ma senza riuscirci appieno. I comandi ai compagni si sono limitati al “cecchinaggio coordinato” (cosa peraltro già visto anche in titoli molto meno nobili come Army of Two), dove potremo marcare 4 obbiettivi da abbattere in simultanea. Oppure segnalare un nemico particolarmente ostico da buttare giù, o una postazione fissa, o un carro armato verso cui concentrare una massiccia potenza di fuoco. Stop. Più o meno l'interazione con i nostri compagni finisce qui.
Purtroppo é da segnalare che anche Ghost Recon segue il solco tracciato dai vari FPS alla Call Of Duty, che vedono il reintegro della salute dopo un certo periodo di tempo al riparo dal fuoco nemico. Un elemento che stride fortemente con il clima di presunta veridicità degli eventi sullo schermo. Ovviamente nel caso fossimo abbattuti in battaglia il commilitone più vicino attraverserà l'area sotto il fuoco nemico (stranamente, senza essere mai colpito) per venirci a prestare le prime cure mediche. Potremo sfruttare questa feature due volte all'interno di ogni missione. Alla terza, Game Over e reload dell'ultimo checkpoint (disposti tutto sommato sapientemente).
Un gameplay che sebbene nel complesso riesca a funzionare, é un po' un segno di resa del genere nei confronti della “mandria” di giocatori amanti del “fast food videoludico”. La richiesta di una vera tatticità si ritrova solo in quelle missioni dove é richiesta un'infiltrazione pulita, senza allertare il nemico. In questo caso allora dovremo ingegnarci sull'abbattimento strategico delle guardie presenti o su come aggirarle (quando possibile) senza destare sospetti. Insomma, un Ghost Recon che incontra Splinter Cell, per intenderci. Peccato però che almeno a Sam Fisher veniva data la possibilità di poter spostare i cadaveri dei nemici abbattuti, contrariamente ai nostri Ghost che non potranno fare altro che lasciare i corpi avversari in bella mostra, andando a complicare, e non poco, il nostro operato.
Fortuna vuole che potremo avvalerci di tutta una serie di gadgets iper tecnologici, che ci aiuteranno non poco in quasi tutte le fasi del gioco. Prima fra tutti, la tuta mimetica, che ci rende quasi invisibili. Presa in prestito da un famoso film di James Bond (e attualmente in sviluppo in varie parti del mondo), la tuta ci permetterà di passare quasi inosservati davanti ai nostri avversari. Ovviamente converrà non approfittare troppo delle possibilità date dalle capacità mimetiche della tuta dal momento che una esposizione prolungata ad occhi avversari porterà inevitabilmente all'essere scoperti. Il giocatore troverà presto il giusto equilibrio richiesto, garantendosi di fatto la possibilità di passare inosservato nella maggior parte delle situazioni presentate. A far compagnia alla suddetta mimetica, troviamo vari sensori che identificano e segnalano la posizione dei nemici sulla mappa, mirini magnetici e droni volanti ma che all'occasione possono trasformarsi in macchinine radiocomandate capaci di emettere un segnale elettromagnetico in grado di disabilitare circuiti elettrici e serrature di vario tipo.
Insomma, tutto questo per dire che la saga di Ghost Recon, con questo Future Soldier, segna un vero e proprio punto di svolta. Il che, di per sé, potrebbe anche rappresentare un trauma, soprattutto per i giocatore della prima ora, quando ancora Ghost Recon prevedeva precise pianificazioni "a tavolino" prima di entrare in battaglia. Fortuna vuole che, comunque, Ubisoft sappia fin troppo bene come confezionare un prodotto di valore riuscendo, pur rinnegando il passato, a far trovare a Future Soldier una sua specifica identità e un preciso tratto caratteristico.
Chiamatela "tatticità 2.0", se volete, oppure il "tactical shooter della domenica". Fa lo stesso. Sarebbe però ingiusto non riconoscere a Future Soldier che quantomeno prova a intraprendere una nuova strada che in diversi frangenti dimostra anche di poter funzionare. Merito soprattutto di un sistema di coperture che si dimostra probabilmente il migliore visto ultimamente (per non dire in assoluto) e che ben si adatta ad un ritmo di gioco aumentato vertiginosamente rispetto alle precedenti versioni. Dimenticate gli scontri "scacchistici" dei vecchi Ghost Recon. Nell'ottica di dare una svolta deciso alla saga, Ubisoft ha schiacciato pesantemente sul pedale del gunplay, elevando la velocità d'esecuzione (e di pensiero) negli scontri a fuoco.