Ghost Recon: Wildlands
Assente dalla scena da ormai cinque anni, il team ghost arriva sulla nuova generazione di console presentando un nuovo stile di gameplay che mette da parte la classica struttura di gioco per abbracciare una progressione meno lineare e inscatolata. Quello che ci troviamo davanti è infatti un classico open world dove l’avanzamento della missioni è dato in mano al giocatore che, pad alla mano, è libero di impostare le sue priorità dando precedenza agli obbiettivi secondari per concentrarsi poi sulla trama principale. Ancora di più, i quattro Fantasmi abbandonano l’approccio più radicale che ha caratterizzato buona parte della sua esistenza, lasciando anche in questo caso il bastone del comando al giocatore.
Mai come adesso viene concesso a chi ha in mano il pallino del gioco di potersi concentrare su un atteggiamento più tattico e conservativo, o dare via libera al grilletto, sapendo però che le conseguenze sono sempre dietro l’angolo. Anche se il gioco concede veramente la massima libertà d’approccio, la direttrice principale è chiara, soprattutto in certe missioni. Un basso profilo e la propensione all’astuzia piuttosto che al testosterone è sempre un segno di forza e astuzia nell’universo Ghost e Wildlands non fa eccezione.
La base del gioco ci pone questa volta in Bolivia, dove i nostri quattro sono chiamati a fermare i cartelli della droga locale, che ormai hanno preso il pieno possesso del paese e che rappresenta ormai una vera minaccia anche per il continente americano. Tanto che, ormai, non si parla più di narcotrafficanti quanto piuttosto di narcoterroristi. L’intreccio narrativo è buono, forse non ottimo come in altri casi, ma rappresenta comunque un ottimo campo di gioco che riesce a collegare l’immensa ragnatela di missioni principali e secondarie che Ubisoft ha disposto a piene mani sulla mappa di gioco più grande mai vista nell’universo dei titoli di Tom Clancy.
Esaminando Wildlands da vicino ci si accorge però che quanto ottenuto da Ubisoft sia in qualche modo la sommatoria di molti elementi già visti in altri titoli del catalogo della software house francese. Gli ambienti di Far Cry, i mezzi che sembrano essere stati presi da Watch Dogs 2, l’IA che strizza l’occhio a The Division. Un mix che funziona, pur non brillando per l’originalità, ma che riesce ad intrattenere e divertire, senza però riuscire a nascondere due grosse falle. La prima è sul sistema di coperture. Se è vero che Wildlands è un frullato di altre esperienze made in ubisoft, allora ci sarebbe piaciuto davvero vedere in campo il sistema (perfetto) visto in The Division, perché quello adottato non è sicuramente il massimo dell’efficacia. Il secondo è che probabilmente il team di sviluppo non è riuscito a contenere le dimensioni del progetto, andando ad aggiungere aree su aree e quindi un incedere continuo di missioni primarie e secondarie che alla fine sembrano davvero troppe e tendono ad allungare un brodo non troppo denso già di suo.
Spesso portare a termine un obbiettivo sbloccherà altre tre o quattro sotto missioni a cui si aggiungeranno quelle che potrete trovare nel tragitto da una location all’altra. Un monte ore impressionante ma che rischia di essere un continuo copia incolla di situazioni che alla lunga potrebbero risultare troppo ridondanti, con l’aggravante che in alcuni frangenti Ubisoft la gioca sporca riproponendo le stesse location in diverse missioni. Tirata d’orecchie. Soprattutto perché se all’inizio ci si butta a capofitto in qualsiasi anfratto, giusto per sforacchiare i narcos e recuperare documenti e componenti per armi, o armi vere e proprie, dopo qualche ora si inizia a fare una selezione più accurata per non saturare troppo il personale buffer della pazienza.
Prese le debite distanze, Wildlands inizia a mostrare il suo versante migliore. Concentrarsi sulle missioni più impegnative vi metterà di fronte ad una attenta pianificazione che mette in campo la possibilità di poter impartire ordini, molto basici, ai vostri compagni d’arme e poter, alla bisogna, coinvolgere anche i ribelli locali che possono spalleggiarvi nel conflitto contro i narcos. La pianificazione può partire, per esempio, facendo librare in volo il vostro drone, capace di taggare gli avversari e comandare il tiro sincronizzato, che abbiamo già avuto modo di apprezzare in altri episodi della serie. Nel dettaglio, potremo evidenziare ai nostri compagni fino a tre bersagli che saranno poi puntualmente centrati dai precisi colpi dei nostri team mate. Prendendoci noi cura di un quarto soggetto, potremmo far fuori in un attimo ben quattro elementi delle fila avversarie, spazzando via in un solo colpo una parte delle difese nemiche.
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Redazione