Ghost Recon: Wildlands
Portando a termine le missioni, potremo anche trovare risorse da destinare ai nostri compagni d’arme locali che, rifocillati dai nostri progressi, saranno sempre più disponibili ad intervenire al nostro fianco in caso di necessità. Ma portare a termine i compiti assegnati, e soprattutto esplorare le aree circostanti, ci darà anche modo di ritrovare casse di armi e nuovi componenti per quelle in nostro possesso, rendendoci la vita più semplice nelle missioni a venire. Il nostro personaggio potrà portarsi dietro un’arma primaria e una secondaria, a cui si aggiunge anche una pistola per le situazioni più disperate. Ad ogni modo, potremo cambiare le armi in nostro possesso in qualsiasi momento, vanificando le velleità di pianificazioni tattiche sull’approccio. Se ad esempio decidete di portarvi dietro un MP5 per i combattimenti ravvicinati e un fucile da cecchino per le situazioni a lunga distanza, potrete sempre decidere di passare ad una qualsiasi delle altre armi che avete sbloccato nel corso del gioco, come se il personaggio avesse stipato nello zaino tutto l’armamentario recuperato fino a quel momento. Piuttosto inverosimile. A questo dobbiamo aggiungere la possibilità di recuperare in qualsiasi ambiente diverse casse di munizioni che ci consentiranno di non rimanere mai a secco.
Anche la risposta delle armi tradisce lo spostamento della lancetta sul versante arcade. D’accordo sulle differenti risposte dei vari tipi di armi, ma sicuramente non possiamo andare a parlare di condizioni di realismo quando il rinculo di armi davvero pesanti inizia a somigliare ad un “normale” MP5. Ottime impressioni invece dalla balistica, che specialmente nei tiri a lunghissima gittata evidenzierà la parabola del nostro proiettile, invitandoci quindi a calcolare “l’alzo” corretto per mandare a segno il colpo.
E’ evidente quindi come l’asse del gameplay sia fortemente spostato verso il divertimento puro e semplice, con qualche traccia strategica che risulta comunque sufficiente per rendere il gioco divertente e appassionante, specialmente se giocato in cooperativa. La vera natura di Wildlands si esprime proprio quando smettete i panni del comandante senza macchia e senza paura e diventate “semplicemente” il membro di un gruppo di quattro giocatori capaci di coordinarsi per avere ragione di un nemico capace comunque di darvi del filo da torcere, soprattutto se il livello di difficoltà viene spostato verso l’alto. E’ lì che il vero Ghost Recon viene fuori e vi costringe a sfruttare al meglio tutte le abilità del vostro personaggio, upgradabili nel corso dell’avventura tramite i punti abilità recuperabili in giro per la mappa e a seguito delle missioni portate a compimento.
La coordinazione, la collaborazione e la suddivisione dei compiti risulta fondamentale, soprattutto quando il focus dei vostri sforzi è, per esempio, quello di portare a termine la missione senza sparare un solo colpo. E vi assicuriamo che a quel punto le cose iniziano a diventare davvero molto complicate, ma l’essenza del gioco arriva proprio da quelle situazioni e, soprattutto, ci si accorge come la parte single player rappresenti una fase “preparatoria” per la parte cooperativa che è a tutti gli effetti il cuore pulsante della produzione.
Tecnicamente Ghost Recon non rappresenta un vero picco per la produzione attuale su console e la vastità degli ambienti ha sicuramente costretto il team di sviluppo a scendere a patti con la complessità poligonale. Niente di drammatico, intendiamoci, ma sicuramente in questo periodo storico, si vede di molto meglio in giro. Ad ogni modo gli ambienti, specialmente quelli esterni, sono riprodotti con estrema cura e attenzione e si è fatto anche un gran lavoro di ricerca per differenziare il più possibile tutti i vari paesini e città che incontreremo nel nostro cammino a bordo delle decine di veicoli e velivoli messi a nostra disposizione e che richiederanno un po' di praticantato per essere domati a dovere. Ottimi anche i cicli giorno/notte e le condizioni meteo variabili, che non sono ridotti a semplici orpelli ma rappresentano possibilità da sfruttare. Ci è capitato, per esempio, di svolgere la stessa missioni in orari diurni e notturni e abbiamo notato come al calare della notte, una parte delle forze nemiche si fosse spostata nella zona ristoro, aumentando quindi il senso della pianificazione.
Fa anche piacere notare come, in un periodo dove assistiamo all’abbandono del doppiaggio in italiano anche in titoli importanti, Ghost Recon propone invece un ottimo parlato in italiano, che si avvale addirittura del sempre fantastico Luca Ward nel ruolo del main villain, rafforzando quindi la sua collaborazione con la software house francese. Chiude il discorso la colonna sonora, che abbiamo avuto modo di poter avere in versione cd grazie alla collector edition arrivata in redazione e che presenta tracce, capaci di trascinarvi di peso al centro dell’azione di gioco. E’ invece difficile quantificare le ore che vi serviranno per portare a termine il titolo, dal momento che sarete voi a scegliere se concentrarvi unicamente sulle missioni della storia, o soffermarvi su ogni singolo aspetto che sbloccherete nel corso della vostra avventura. Possiamo comunque parlare con cognizione di almeno una ventina di ore per arrivare al boss finale, per raddoppiare il conteggio se invece andremo a sollevare ogni singola zolla dell’immenso continente boliviano. E mancano ancora all’appello il PVP e tutti i DLC in arrivo. Insomma, potrete passarci davvero una vita.