God of War III
di
Giuseppe Schirru
Questa non é la generazione del gameplay, ma della grafica. É sempre tutta roba trita e ritrita, ma a 720p.
Mai parole si rivelarono più profetiche. A tre anni di distanza da God of War 2 (canto del cigno di un'indimenticata PS2), Santa Monica si fa trovare ai nastri di partenza pronta a chiudere la trilogia (o pentalogia per i pignoli) del fantasma di Sparta in grande stile. E il risultato é, a scanso di equivoci, e senza sorpresa alcuna, degno di lode. E non vi é sorpresa alcuna nemmeno quando God of War 3 recita perfettamente la sua parte con la maestria di un attore navigato, alternando sapientemente combattimenti coreografici a sezioni platform, scontri contro boss mastodontici e coriacei a sequenze puzzle-solving. E nient'altro. Nessuna rivoluzione copernicana, nessun stravolgimento ludico che possa giustificare il passaggio di piattaforma e il benvenuto del franchise alla next-gen. Quello ci é dato da un reparto grafico ben al di sopra dell'ordinario, dove una PS3 spocchiosa si permette di mostrare a schermo titani di dimensioni abnormi, la fisicità di un personaggio (Kratos) oramai capace di tutto, riciclato in tutte le salse e situazioni, e il muovere tutto l'ambaradan a 30 frames al secondo e 1080p in perfetto surplace (o quasi). PlayStation 3 ha i muscoli, lo sapevamo, ma con l'ultima fatica di Santa Monica se li cosparge di Synthol per metterli in risalto. That's entertainment, di gran classe. Questo ci si aspettava, questo c'é.
Il problema, direbbe qualcuno, é che God of War 3 é l'ennesimo manifesto di una generazione pigra e tutt'altro che ispirata che continua imperterrita nella riproposizione di gameplay pluriabusati, limitandosi a un decisivo upgrade grafico e l'inserimento delle arcinote modalità che di questi tempi vanno tanto di moda. Il primo é presente in maniera massiccia, complice il salto generazione, delle seconde nessuna traccia perché anche questo terzo capitolo si focalizza sull'esperienza in singolo. Ma questa é un'altra storia e il concetto da tenere bene a mente per l'eventuale acquirente é il seguente: gli estimatori della serie gioiranno, impazziranno, si strapperanno i capelli dinnanzi a tale tripudio di violenza, arti mozzati e fatality contro nemici d'ogni sorta, i detrattori troveranno terreno fertile per ulteriori critiche.
Un manipolo di dei altezzosi dall'alto del Monte Olimpo ci osserva con rabbia mista a paura mentre cominciamo la nostra scalata in combutta con i titani. Kratos riparte da dove l'avevamo lasciato, sul più bello, pronto a portare a termine la sua vendetta, far fuori Zeus e chiunque gli sbarri la strada. L'impianto narrativo partendo da simili premesse mette in scena un genocidio di dei, sballotta il nostro eroe in ogni angolo dell'Olimpo, facendogli fare il tergicristallo a destra e sinistra fino all'epilogo, dai bassi fondi dell'Ade fino ai palazzi sfarzosi degli dei, o ai tetri meandri della coscienza di un eroe dannato.
É impresa ardua rintracciare qualche difetto o sbavatura nell'ultimo lavoro di Santa Monica. Forti di un impianto ludico che allo stravolgimento ha preferito l'ottimizzazione, i programmatori hanno bilanciato alla perfezione tutte le componenti in gioco e dosato a dovere gli ingredienti utilizzando il misurino. Se in God of War 3 non si annusa mai la noia é per la maestria nel mischiare più volte le carte durante il corso dell'avventura, con continue divagazioni che allontanano la monotonia con un colpo di frusta. Il risultato é un gameplay più dinamico e movimentato che mantiene e ripropone la sua struttura portante, ma le aggiunge ora una caduta nel vuoto (breve ma intensa) dove evitare miriadi di ostacoli, ora una sequenza QTE esteticamente grandiosa, ora qualche puzzle ambientale da risolvere, quindi per finire la solita scazzottata in un'arena ricolma di nemici su cui sfogare la nostra rabbia. Essendo ascrivibile a pieni voti alla categoria action, pur tenuto conto delle digressioni presenti, come in passato e più che in passato, il cuore pulsante é dato dal sistema di combattimento che ancora una volta alterna l'utilizzo di varie armi all'uso ben più contenuto delle magie. L'arsenale conta cinque strumenti di morte (menzione speciale per i Cestus di Medea, sorta di guantoni da boxe a forma di testa di leone per dare cazzotti indescrivibili degni di un film di Bud Spencer), a cui vanno aggiunti alcuni gadget sfiziosi che andremo a recuperare ai caduti di turno, come l'arco di Apollo per attaccare dalla lunga distanza, la testa di Elio per illuminare le zone buie, i sandali di Ermes per correre velocemente su alcune superfici. Una serie di poteri circostanziali che serviranno nell'immediato periodo successivo al loro recupero per superare zone che ne prevedono espressamente l'utilizzo. Il che spesso li rende oltremodo forzati, ma ha il vanto di accelerare o frenare il ritmo di gioco secondo esigenza.
Ognuna delle cinque armi presenti potrà essere potenziata di livello aumentando così pure il novero delle mosse eseguibili. Tanta qualità, poca quantità, perché nonostante la possibilità di concatenare combo su combo ed esprimere un potere distruttivo davvero notevole, da questo punto di vista l'ex dio della guerra si dimostra un gradino sotto ad alcuni suoi illustri colleghi. Poco male, perché le battaglie regalano momenti di divertimento genuino, col continuo susseguirsi di boss più o meno coriacei dal classico set di attacchi personalizzati e punti deboli, e gl'immancabili QTE altamente spettacolari per metterli a tappeto. Tra una scazzottata e l'altra, tanto per diversificare le cose, sarà possibile addomesticare per brevi lassi di tempo qualche Ciclope o Cerbero e rivolgere la loro cattiveria contro gli altri nemici. Un ritmo di gioco perfettamente cadenzato e l'assenza di tempi morti sono pregi a cui fa da contraltare una linearità sconcertante dell'intera avventura, col solito percorso prestabilito e la solita pletora di eventi scriptati durante il nostro cammino. Più che un difetto, quasi una scelta forzata per arrivare a quell'alto livello di spettacolarità che pregna ogni istante dell'ultima apparizione di Kratos. Volendo essere pignoli nel trovare i difetti si potrebbe invece citare qualche complicanza del cameraman non sempre capace della giusta inquadratura, un agganciamento automatico dei nemici con l'arco di Apollo da tiro del joypad fuori dalla finestra o un impianto narrativo che assume le scomode fattezze del “pretesto” per sballottarci in ogni dove (senza mai osare un accenno di back-traking). Poco male, perché il tutto funziona a meraviglia, e il giocatore dopo esser diventato un infallibile sicario di dei e aver fatto fuori in sequenza Poseidone, Ade, Elio, Ermes, Ercole e via discorrendo, al dodicesimo giro della lancetta piccola dell'orologio si troverà al cospetto di un degno epilogo senza mai aver accennato sbadiglio. Anche se poi il Blu-ray diverrà un valido banco di prova per lo Swiffer.
Santa Monica dirige con mano ferma e sicura, facendo di tutto per migliorare il migliorabile, variare il variabile e ottimizzare l'ottimizzabile, a volte perfino con biechi mezzucci come un lesbo show a tre che lascia poco spazio alla fantasia, tra mugolii di dubbio gusto e poppe al vento, che si protrae fino a lasciarci la scena e arrivare all'atto sessuale dove la telecamera si sposta (e inquadra altre due pollastre che si danno a esperienze saffiche) mentre siamo intenti a premere dei tasti in successione. Da qui la possibilità di ripetere la scena a piacere, con gioia e gaudio dei bambini petulanti in preda a una tempesta ormonale. God of War é anche questo, roba che al confronto Dead or Alive Xtreme 2 é un titolo puro e casto.
Tecnicamente, God of War 3 mette in evidenza, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quel che la console Sony é capace di fare quando a muovere i fili sono mani capaci. L'engine grafico gira a 30 FPS costanti, con un upscale a 1080p (il gioco é nativo in 720p), ed é in grado di gestire pressoché di tutto, perché a video si staglia un'epopea visiva indescrivibile. Gli effetti speciali si sprecano, i giochi di luce risultano all'altezza, il numero di oggetti in movimento su schermo tocca vette vertiginose. Ma non é solo potenza bruta in quanto il gioco, oltre a una modellazione poligonale del protagonista e dei comprimari pressoché perfetta, offre ambientazioni ispiratissime e alcuni squarci visivi degni di un'istantanea al televisore, che non sfigurerebbe nemmeno come sfondo del desktop. Diverso é il discorso riguardante il comparto audio, dove Kratos mostra una capacità recitativa al pari di Arnold Schwarzenegger (il che non é certo un pregio) e si ode un doppiaggio in lingua italica da denuncia penale, quantomeno se confrontato all'ottima colonna sonora, sempre a tema.
Se i Santa Monica volevano dimostrarci la loro bravura ci sono perfettamente riusciti elevando a potenza una formula ludica vincente e portandola a una spettacolarizzazione estrema grazie ad alcune sequenze da incorniciare. God of War 3 é un titolo pressoché perfetto nella sua imperfezione, il meglio che un amante sfegatato della serie potesse attendersi. Ma nella maestria dei programmatori c'é chi rintraccerà un pizzico di viltà, la paura ad apportare novità evidenti e il terrore a cambiare anche solo una virgola per non alterarne il significato. O forse siamo noi che ci aspettiamo sempre troppo e non ci accontentiamo mai. Perché in fondo non ha senso cambiare qualcosa che già così funziona egregiamente.
Mai parole si rivelarono più profetiche. A tre anni di distanza da God of War 2 (canto del cigno di un'indimenticata PS2), Santa Monica si fa trovare ai nastri di partenza pronta a chiudere la trilogia (o pentalogia per i pignoli) del fantasma di Sparta in grande stile. E il risultato é, a scanso di equivoci, e senza sorpresa alcuna, degno di lode. E non vi é sorpresa alcuna nemmeno quando God of War 3 recita perfettamente la sua parte con la maestria di un attore navigato, alternando sapientemente combattimenti coreografici a sezioni platform, scontri contro boss mastodontici e coriacei a sequenze puzzle-solving. E nient'altro. Nessuna rivoluzione copernicana, nessun stravolgimento ludico che possa giustificare il passaggio di piattaforma e il benvenuto del franchise alla next-gen. Quello ci é dato da un reparto grafico ben al di sopra dell'ordinario, dove una PS3 spocchiosa si permette di mostrare a schermo titani di dimensioni abnormi, la fisicità di un personaggio (Kratos) oramai capace di tutto, riciclato in tutte le salse e situazioni, e il muovere tutto l'ambaradan a 30 frames al secondo e 1080p in perfetto surplace (o quasi). PlayStation 3 ha i muscoli, lo sapevamo, ma con l'ultima fatica di Santa Monica se li cosparge di Synthol per metterli in risalto. That's entertainment, di gran classe. Questo ci si aspettava, questo c'é.
Il problema, direbbe qualcuno, é che God of War 3 é l'ennesimo manifesto di una generazione pigra e tutt'altro che ispirata che continua imperterrita nella riproposizione di gameplay pluriabusati, limitandosi a un decisivo upgrade grafico e l'inserimento delle arcinote modalità che di questi tempi vanno tanto di moda. Il primo é presente in maniera massiccia, complice il salto generazione, delle seconde nessuna traccia perché anche questo terzo capitolo si focalizza sull'esperienza in singolo. Ma questa é un'altra storia e il concetto da tenere bene a mente per l'eventuale acquirente é il seguente: gli estimatori della serie gioiranno, impazziranno, si strapperanno i capelli dinnanzi a tale tripudio di violenza, arti mozzati e fatality contro nemici d'ogni sorta, i detrattori troveranno terreno fertile per ulteriori critiche.
Un manipolo di dei altezzosi dall'alto del Monte Olimpo ci osserva con rabbia mista a paura mentre cominciamo la nostra scalata in combutta con i titani. Kratos riparte da dove l'avevamo lasciato, sul più bello, pronto a portare a termine la sua vendetta, far fuori Zeus e chiunque gli sbarri la strada. L'impianto narrativo partendo da simili premesse mette in scena un genocidio di dei, sballotta il nostro eroe in ogni angolo dell'Olimpo, facendogli fare il tergicristallo a destra e sinistra fino all'epilogo, dai bassi fondi dell'Ade fino ai palazzi sfarzosi degli dei, o ai tetri meandri della coscienza di un eroe dannato.
É impresa ardua rintracciare qualche difetto o sbavatura nell'ultimo lavoro di Santa Monica. Forti di un impianto ludico che allo stravolgimento ha preferito l'ottimizzazione, i programmatori hanno bilanciato alla perfezione tutte le componenti in gioco e dosato a dovere gli ingredienti utilizzando il misurino. Se in God of War 3 non si annusa mai la noia é per la maestria nel mischiare più volte le carte durante il corso dell'avventura, con continue divagazioni che allontanano la monotonia con un colpo di frusta. Il risultato é un gameplay più dinamico e movimentato che mantiene e ripropone la sua struttura portante, ma le aggiunge ora una caduta nel vuoto (breve ma intensa) dove evitare miriadi di ostacoli, ora una sequenza QTE esteticamente grandiosa, ora qualche puzzle ambientale da risolvere, quindi per finire la solita scazzottata in un'arena ricolma di nemici su cui sfogare la nostra rabbia. Essendo ascrivibile a pieni voti alla categoria action, pur tenuto conto delle digressioni presenti, come in passato e più che in passato, il cuore pulsante é dato dal sistema di combattimento che ancora una volta alterna l'utilizzo di varie armi all'uso ben più contenuto delle magie. L'arsenale conta cinque strumenti di morte (menzione speciale per i Cestus di Medea, sorta di guantoni da boxe a forma di testa di leone per dare cazzotti indescrivibili degni di un film di Bud Spencer), a cui vanno aggiunti alcuni gadget sfiziosi che andremo a recuperare ai caduti di turno, come l'arco di Apollo per attaccare dalla lunga distanza, la testa di Elio per illuminare le zone buie, i sandali di Ermes per correre velocemente su alcune superfici. Una serie di poteri circostanziali che serviranno nell'immediato periodo successivo al loro recupero per superare zone che ne prevedono espressamente l'utilizzo. Il che spesso li rende oltremodo forzati, ma ha il vanto di accelerare o frenare il ritmo di gioco secondo esigenza.
Ognuna delle cinque armi presenti potrà essere potenziata di livello aumentando così pure il novero delle mosse eseguibili. Tanta qualità, poca quantità, perché nonostante la possibilità di concatenare combo su combo ed esprimere un potere distruttivo davvero notevole, da questo punto di vista l'ex dio della guerra si dimostra un gradino sotto ad alcuni suoi illustri colleghi. Poco male, perché le battaglie regalano momenti di divertimento genuino, col continuo susseguirsi di boss più o meno coriacei dal classico set di attacchi personalizzati e punti deboli, e gl'immancabili QTE altamente spettacolari per metterli a tappeto. Tra una scazzottata e l'altra, tanto per diversificare le cose, sarà possibile addomesticare per brevi lassi di tempo qualche Ciclope o Cerbero e rivolgere la loro cattiveria contro gli altri nemici. Un ritmo di gioco perfettamente cadenzato e l'assenza di tempi morti sono pregi a cui fa da contraltare una linearità sconcertante dell'intera avventura, col solito percorso prestabilito e la solita pletora di eventi scriptati durante il nostro cammino. Più che un difetto, quasi una scelta forzata per arrivare a quell'alto livello di spettacolarità che pregna ogni istante dell'ultima apparizione di Kratos. Volendo essere pignoli nel trovare i difetti si potrebbe invece citare qualche complicanza del cameraman non sempre capace della giusta inquadratura, un agganciamento automatico dei nemici con l'arco di Apollo da tiro del joypad fuori dalla finestra o un impianto narrativo che assume le scomode fattezze del “pretesto” per sballottarci in ogni dove (senza mai osare un accenno di back-traking). Poco male, perché il tutto funziona a meraviglia, e il giocatore dopo esser diventato un infallibile sicario di dei e aver fatto fuori in sequenza Poseidone, Ade, Elio, Ermes, Ercole e via discorrendo, al dodicesimo giro della lancetta piccola dell'orologio si troverà al cospetto di un degno epilogo senza mai aver accennato sbadiglio. Anche se poi il Blu-ray diverrà un valido banco di prova per lo Swiffer.
Santa Monica dirige con mano ferma e sicura, facendo di tutto per migliorare il migliorabile, variare il variabile e ottimizzare l'ottimizzabile, a volte perfino con biechi mezzucci come un lesbo show a tre che lascia poco spazio alla fantasia, tra mugolii di dubbio gusto e poppe al vento, che si protrae fino a lasciarci la scena e arrivare all'atto sessuale dove la telecamera si sposta (e inquadra altre due pollastre che si danno a esperienze saffiche) mentre siamo intenti a premere dei tasti in successione. Da qui la possibilità di ripetere la scena a piacere, con gioia e gaudio dei bambini petulanti in preda a una tempesta ormonale. God of War é anche questo, roba che al confronto Dead or Alive Xtreme 2 é un titolo puro e casto.
Tecnicamente, God of War 3 mette in evidenza, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quel che la console Sony é capace di fare quando a muovere i fili sono mani capaci. L'engine grafico gira a 30 FPS costanti, con un upscale a 1080p (il gioco é nativo in 720p), ed é in grado di gestire pressoché di tutto, perché a video si staglia un'epopea visiva indescrivibile. Gli effetti speciali si sprecano, i giochi di luce risultano all'altezza, il numero di oggetti in movimento su schermo tocca vette vertiginose. Ma non é solo potenza bruta in quanto il gioco, oltre a una modellazione poligonale del protagonista e dei comprimari pressoché perfetta, offre ambientazioni ispiratissime e alcuni squarci visivi degni di un'istantanea al televisore, che non sfigurerebbe nemmeno come sfondo del desktop. Diverso é il discorso riguardante il comparto audio, dove Kratos mostra una capacità recitativa al pari di Arnold Schwarzenegger (il che non é certo un pregio) e si ode un doppiaggio in lingua italica da denuncia penale, quantomeno se confrontato all'ottima colonna sonora, sempre a tema.
Se i Santa Monica volevano dimostrarci la loro bravura ci sono perfettamente riusciti elevando a potenza una formula ludica vincente e portandola a una spettacolarizzazione estrema grazie ad alcune sequenze da incorniciare. God of War 3 é un titolo pressoché perfetto nella sua imperfezione, il meglio che un amante sfegatato della serie potesse attendersi. Ma nella maestria dei programmatori c'é chi rintraccerà un pizzico di viltà, la paura ad apportare novità evidenti e il terrore a cambiare anche solo una virgola per non alterarne il significato. O forse siamo noi che ci aspettiamo sempre troppo e non ci accontentiamo mai. Perché in fondo non ha senso cambiare qualcosa che già così funziona egregiamente.
God of War III
9
Voto
Redazione
God of War III
Se i Santa Monica volevano dimostrarci la loro bravura ci sono perfettamente riusciti elevando a potenza una formula ludica vincente e portandola a una spettacolarizzazione estrema grazie ad alcune sequenze da incorniciare. God of War 3 é un titolo pressoché perfetto nella sua imperfezione, il meglio che un amante sfegatato della serie potesse attendersi. Ma nella maestria dei programmatori c'é chi rintraccerà un pizzico di viltà, la paura ad apportare novità evidenti e il terrore a cambiare anche solo una virgola per non alterarne il significato. O forse siamo noi che ci aspettiamo sempre troppo e non ci accontentiamo mai. Perché in fondo non ha senso cambiare qualcosa che già così funziona egregiamente.