Gran Turismo 4: Prologue

di Simone 'C.D.' Bianchini
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Anzitutto la componente cosmetica. Dal punto di vista grafico, ed è bene sottolinearlo, GT4 P supera ampiamente ogni più rosea aspettativa infrangendo almeno un paio di volte consecutivamente i supposti limiti computazionali di Playstation 2. E si migliora adoperandosi su due fronti diversi, da un lato elevando ben oltre la qualità di un modellino in scala 1:12 il dettaglio dei modelli che rappresentano le vetture , che ora si arricchiscono di innumerevoli particolari completamente poligonali, un tempo competenza di scialbe textures, e dall'altro incrementando di almeno un paio di ordini di grandezza la scenograficità dell'opera immergendo il giocatore all'interno di scenari miracolosamente dettagliati, eliminando il precedente gap esistente tra vetture ed ambiente circostante, con ripercussioni evidenti sulla sospensione dell'incredulita, vuoi per lo sfiorato fotorealismo, vuoi per il design esasperatamente realistico. Il risultato è a tratti sbalorditivo, incontrovertibilmente quanto di meglio si possa ammirare su qualsiasi sistema dedicato all'home entertainment (dichiaratamente o meno) in materia di giochi di guida ed il definitivo trionfo dell'ottimizzazione sull'evoluzione tecnologica.
Il tutto su un hardware vecchio di quattro anni. Chapeau.

table22242#FFFFFFrightQuesto "Prologue" schiaffeggia brutalmente i propositi di guida sportiva del giocatore imponendogli la propria rigidissima curva d'apprendimento e costringendolo senza soluzione di continuità ad un meticoloso studio dei (pochi) chilometri d'asfalto poligonale che ne costituiscono i tracciati (tutti interessanti da un punto di vista tecnico, anche perchè quasi tutti realmente esistenti). La giocabilità evoluta col contagocce nel corso degli anni, nel tentativo di accontentare i puristi della guida simulata ed accomodare i neofiti, in questa release sterza improvvisamente indirizzandosi verso più consoni livelli di realismo, soprattutto alla luce del sovraesibito sottotitolo della serie.
Polyphony Digital materializza questa valutazione empirica incrementando il numero di variabili che influenzano il comportamento dinamico della vettura ed inasprendone le influenze. Ora il contributo dell'energia potenziale sulla direzionalità risultante della vettura concorre a rendere quest'ultima più "pesante" rispetto al passato e dunque decisamente ingovernabile ad alte velocità soprattutto in occasione del bloccaggio delle ruote.
Chi è abituato al modello di guida del precedente episodio si ritroverà ben presto in un vero e proprio festival del sovrasterzo.
Il cambio di direzione si é fatto ora più sofferto e la forza centripeta tiene costantemente sotto pressione le dita del giocatore schiacciandolo sotto un peso insostenibile, contorcendone il viso in smorfie irripetibili per via dello sforzo profuso ed inducendone movimenti vagamente aerobici del joypad, effettuati nel disperato tentativo di far sterzare la vettura.
Forse il primo esempio di force feedback generato via software.


Irrompere in una curva ad alta percorrenza senza un corretto allineamento con la traiettoria ideale equivale a farsi scaraventare senza mezzi termini sui guard rail, con minime possibilità di porre rimedio al proprio errore, anche a basse velocità. Gettarsi in una staccata a velocità troppo sostenute si traduce con matematica reiteranza in plateali dritti sulla ghiaia, con gomme in fumo e possibilità di intervento da parte del giocatore pari a zero. Inoltre il modello fisico si fa in questo episodio più complesso, introducendo finalmente una decente simulazione del beccheggio che unitamente alle eccellenti routine deputate al controllo dello spostamento del peso ed alla traduzione della trazione in direzionlità, contribuiscono a rendere estremamente dinamico il comportamento della vettura, il cui controllo dal punto di vista tecnico, si dimostra per nulla avido di soddisfazioni. E ancora, la notevole importanza, er, ricoperta dalla motricità delle ruote nella definizione della traiettoria della vettura esalta la componente audio donandole una inusitata rilevanza a livello di gameplay.
Lo stridere delle gomme sull'asfalto diviene ora un irrinunciabile elemento cognitivo con il quale percepire il cosiddetto limite della macchina e parzializzare con metodo l'escursione del tasto deputato al controllo dei freni per garantirsi un controllo continuativo sulla vettura, anche in fasi di decelerazione violenta.
Insomma, qui si guida anche con le orecchie. Un po' alla Valentno Rossi, se vogliamo.
Assaporando questo Prologue ci si aspetta un elemento di spicco per il quale simpatizzare o sul quale scaricare ogni sorta di critica, ma è l'esperienza nella sua interezza ad essere vincente, a stimolare nello yamauchiano fervente e anche un po' feticista quel fattore rigiocabiltà che in prima analisi parrebbe mortificato dall'apparente disadornanza di contenuti
Così il capitolo intermedio di questa quadrilogia da adito ad almeno un paio di diverse chiavi di lettura.

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