Gran Turismo Concept: 2001 Tokyo
di
PER MOLTI MA NON PER TUTTI
Arrivati a questo punto, sempre che non abbiate saltato i paragrafi precedenti, dovreste conoscere più o meno tutte le caratteristiche principali dell'ultimo nato in casa Polyphony Digital, indi per cui passiamo dai semplici elenchi all'analisi dell'aspetto prettamente giocato. Gran Turismo Concept non é nient'altro che una versione ridotta di GT3 che si appoggia sullo stesso motore già messo in evidenza dal precedente episodio. Grafica, effetti sonori, sistema di controllo e in generale "feeling" sono pressoché identici al bestseller dello scorso anno, se si eccettuano alcuni gradevoli restyling ai menu e una splendida introduzione animata in Full Motion Video (purtroppo non più accompagnata dall'indimenticabile Moon Over the Castle, ma da un pezzo techno piuttosto anonimo)
I molti prototipi messi a disposizione rappresentano un buon motivo di interesse per le prime partite ma, a parte alcuni modelli abbastanza originali, non offrono quell'attrattiva che sarebbe potuta emergere da nuove caratteristiche come i tanto attesi ritocchi alla struttura di gioco. Mancano ancora i danni, l'intelligenza artificiale é ancora piuttosto carente e in generale ogni "arma" usata dai detrattori di Gran Turismo é stata ripresentata in tutta la sua magnificenza. Nonostante questi difetti ricorrenti, GT Concept ha una fortissima attrattiva sul classico appassionato che non potrà fare a meno di sfidare ogni singola competizione e imparare metro per metro il "nuovo" Autumn Ring, vincendo ogni bolide e rimirando gelosamente l'ultima vettura acquisita nel proprio garage. Va inoltre sottolineato ancora una volta che dal punto di vista tecnico il motore di GT3 teme ancor oggi pochissimi confronti, offrendo un livello di dettaglio a dir poco eccellente, effetti speciali sempre ricchi di impatto e in generale un realismo "visivo" senza paragoni. Ridotto il numero di vetture a cinquantuno, e forse per la maggior cura riposta nella modellazione di ognuna di esse, non si notano più i distacchi qualitativi che sono emersi nel precedente capitolo
Arrivati a questo punto, sempre che non abbiate saltato i paragrafi precedenti, dovreste conoscere più o meno tutte le caratteristiche principali dell'ultimo nato in casa Polyphony Digital, indi per cui passiamo dai semplici elenchi all'analisi dell'aspetto prettamente giocato. Gran Turismo Concept non é nient'altro che una versione ridotta di GT3 che si appoggia sullo stesso motore già messo in evidenza dal precedente episodio. Grafica, effetti sonori, sistema di controllo e in generale "feeling" sono pressoché identici al bestseller dello scorso anno, se si eccettuano alcuni gradevoli restyling ai menu e una splendida introduzione animata in Full Motion Video (purtroppo non più accompagnata dall'indimenticabile Moon Over the Castle, ma da un pezzo techno piuttosto anonimo)
I molti prototipi messi a disposizione rappresentano un buon motivo di interesse per le prime partite ma, a parte alcuni modelli abbastanza originali, non offrono quell'attrattiva che sarebbe potuta emergere da nuove caratteristiche come i tanto attesi ritocchi alla struttura di gioco. Mancano ancora i danni, l'intelligenza artificiale é ancora piuttosto carente e in generale ogni "arma" usata dai detrattori di Gran Turismo é stata ripresentata in tutta la sua magnificenza. Nonostante questi difetti ricorrenti, GT Concept ha una fortissima attrattiva sul classico appassionato che non potrà fare a meno di sfidare ogni singola competizione e imparare metro per metro il "nuovo" Autumn Ring, vincendo ogni bolide e rimirando gelosamente l'ultima vettura acquisita nel proprio garage. Va inoltre sottolineato ancora una volta che dal punto di vista tecnico il motore di GT3 teme ancor oggi pochissimi confronti, offrendo un livello di dettaglio a dir poco eccellente, effetti speciali sempre ricchi di impatto e in generale un realismo "visivo" senza paragoni. Ridotto il numero di vetture a cinquantuno, e forse per la maggior cura riposta nella modellazione di ognuna di esse, non si notano più i distacchi qualitativi che sono emersi nel precedente capitolo