Grand Theft Auto: San Andreas

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru
La prima novità importante ricalca in parte quanto visto recentemente in Fable e riguarda l'evoluzione del personaggio: egli potrà ingrassare o dimagrire, diventare più o meno muscoloso a seconda degli esercizi eseguiti in palestra; potrà essere vestito a nostro piacimento in una delle catene di negozi; avrà modo di cambiare look e pettinatura in uno dei tanti barbieri disseminati nella città o di tatuarsi il corpo. Mentre le ultime possibilità risultano meramente estetiche, le prime diventano importanti perché, la fisionomia del nostro paladino dell'ingiustizia, si traduce in una maggiore o minore prontezza atletica. Con venature da rpg, S.A. propone una serie di statistiche che aumentando pian piano renderanno CJ più forte nella lotta (con possibilità di apprendere stili diversi), nella guida o nelle sparatorie. Tra le altre novità potremmo citare la possibilità del nostro eroe di nuotare, di modificare le auto, di rispondere ai pedoni per strada, di recarsi in un fast food e mettere su qualche chilo di troppo o ancora di allenarsi in palestra. Ma non sono le piccole aggiunte in sé che stupiscono, quanto l'immensità delle possibilità che ci sono poste davanti agli occhi.
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Erano queste le intenzioni dei programmatori che si riflettono in maniera tangibile durante l'esperienza di gioco: qualsiasi trovata è abilmente finalizzata alla resa di quella libertà che da sempre GTA garantisce, e che in questa puntata tocca vette vertiginose. San Andreas è immane, grande, immensa. Ma ancora più vaste sono le possibilità offerte al giocatore, a tal punto che GTA III e Vice City potrebbero apparire come due puntini rispetto all'infinito che ci si pone ora davanti. E guardare la mappa inclusa nella confezione del gioco, porta il nostro intelletto a concepire la smisuratezza della longevità di questo titolo. Sbalorditivo. SA si sviluppa quindi in lungo, in largo e in profondità, ma anche la quarta dimensione, il tempo, non è stata trascurata: spulciare a dovere un prodotto simile equivale a non spendere meno di centocinquanta ore di gioco, orologio alla mano. Basta uscire fuori di casa, aprire il garage e prendere un veicolo parcheggiato, per poi recarsi dove più ci pare, magari andare a fare scommesse o partecipare a corse clandestine, ma anche una partitella nel campetto di basket vicino o una visitina al negozio di armi. Ma a beneficiare di un ingigantimento non è stato solo il contorno, ma anche le missioni base, ora maggiormente diversificate e sicuramente più divertenti che nelle passate puntate. Alcune, non troppo avanti nell'avventura, meritano menzione, come quella dove a ritmo di musica dovrete far ballare la vostra auto o un'altra dove dovrete assaltare un treno e quindi, mentre sarà in corsa, lanciare le casse al vostro amico che vi seguirà in macchina.

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Quello dei rythm games, o le sezioni stealth dove dovrete intrufolarvi silenziosamente in determinati punti, sono solo alcuni dei nuovi ingredienti inseriti nel grande minestrone. E' vero che se vivisezionato un prodotto come GTA verrebbe notevolmente ridimensionato, ma ribadiamo che è la visione d'insieme che colpisce. Le sparatorie non saranno mai tecnicamente ineccepibili come in Max Payne 2, la possibilità di truccare le auto mai così curata come in NFSU o le sezioni di natura stealth mai al livello di Pandora's Tomorrow. Eppure l'accozzaglia di situazioni che vengono mixate sapientemente, e il grado di libertà che GTA offre il giocatore, toccano vette di divertimento altissimo. Ed è questo che un titolo deve offrire: divertimento.

Graficamente San Andreas riesce a fare sforzi tali all'hardware PS2 che si può tranquillamente chiudere un occhio su qualche rallentamento nelle fasi più concitate di gioco o su qualche inevitabile problema di clipping. E' necessario però salire a cavallo di una roboante moto per rendersi conto di cotanto spettacolo: le enormi, lussuose ville che costellano la parte est della città, mentre spostandoci verso nord scompaiono nello specchietto e la verde campagna diventa una costante del paesaggio lascerebbero a bocca aperta chiunque, perfino lo spettatore agnostico. San Andreas è così: una continua sorpresa, un continuo susseguirsi di ambienti naturali diversi e di panorami da mozzare il fiato, una continua ricerca della perfezione architettonica e una cura per i particolari che ha del disumano, come il lavoro del monolite nero costretto a caricare continuamente in streaming durante i nostri pellegrinaggi nella città, pur di non assillarci con continui e lunghi caricamenti che spezzetterebbero l'azione di gioco. Anche l'aspetto sonoro è ancora curatissimo, con le varie radio che propongono a palla canzoni in pieno stile anni novanta (Depeche Mode, Guns n' Roses, Ozzy Osbourne, Rage Against The Machine, 2 Pac, Ice Cube e tanti tanti altri) e un doppiaggio davvero esemplare. Ma adesso bando agli indugi, San Andreas vi aspetta.

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