Grounded - Recensione: piccoli protagonisti, grande gioco
Dal giorno della sua uscita in accesso anticipato, ormai due anni fa, Grounded è riuscito a fare breccia nel proprio genere di appartenenza grazie al suo concept, che molti miei coetanei già riconosceranno per via della sua somiglianza sputata alla pellicola di Joe Johnston, classe 1989, titolata “Tesoro, mi si sono Ristretti i Ragazzi!”.
A mancare all’interno di questa incarnazione videoludica, o quasi, è Rick Moranis nel ruolo di papà/scienziato che inventa una macchina in grado di ridurre a dimensioni microscopiche qualsiasi oggetto, mentre invece i ragazzi che devono cavarsela in questa situazione ci sono tutti e quattro, pronti per essere impersonati da quattro giocatori che potranno fruire il gioco sia in solitaria che in modalità cooperativa.
Questi due anni di disponibilità in modalità accesso anticipato saranno serviti a Grounded per farsi le ossa?
Quel Ragno non ha buone intenzioni!
Quatto ragazzi finiscono ridotti alla dimensione di una formica operaia, o quasi, per poi essere gettati nel giardino di una tipica casa americana qualunque: ma chi e perché ci ha ridotto così? Beh, per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a giocare, sopravvivendo nel frattempo ai classici intoppi di una scampagnata in campagna, solo che i pericoli saranno molto più “grossi” di quanto possiate immaginare.
Perdonate il gioco di parole, ma giocare a Grounded equivale proprio a sentirsi come una lumaca che vede un piede umano incauto pronto a schiacciarla. L’unica cosa che può fare è evitare il problema, oppure affrontarlo ingegnandosi al meglio delle proprie capacità: tradotto in linguaggio videoludico, questo significa che la natura survival del titolo offre ai giocatori un sistema di crafting avvincente e ben strutturato, creato insomma per adattarsi alle varie fasi del gioco.
Il sistema di progressione è davvero intrigante, se non altro perché inizia in modo lineare al fine di creare ottime basi su cui poi costruire tutta la parte più difficile, legata soprattutto al reperimento dei materiali necessari per ogni occasione. Si parte da ciottoli, fili d’erba e poco altro di più e man mano, a seconda delle vostre abilità, si finisce per trovarsi di fronte a ragni o formiche alquanto rabbiosi. I pericoli non finiscono certo qui, motivo per cui vi consigliamo caldamente di scegliere con attenzione la difficoltà a inizio partita, così da poter mitigare gli effetti delle creature presenti nel giardino.
L’esplorazione garantisce un discreto livello di intrattenimento e fa piacere constatare che il gioco non è pensato per offrire missioni semplici e lineari. Al contrario, Grounded offre una sorta di macro esperienza dettata dall’ambientazione, grazie alla presenza di alcuni laboratori in miniatura che vi serviranno a scoprire l’identità di chi vi avrà rimpicciolito, ma in cui nessuno vi obbligherà a seguire una particolare strada al posto di un’altra per arrivarci.
Survival da non sottovalutare
L’anima survival di Grounded viene esposta grazie alla presenza di alcuni particolari elementi, i classici che in linguaggio videoludico ci fanno capire che non bisogna prendere alla leggera la situazione in cui ci troviamo. Oltre alla barra della salute troviamo quella della stamina, che può ridursi a seconda delle azioni che potremo compiere nel gioco, accompagnata anche da fame e sete, due condizioni che si riveleranno piuttosto opprimenti qualora non saranno tenute accuratamente sotto controllo.
I personaggi non offrono caratteristiche diverse l’uno dall’altro, a parte l’aspetto fisico, perciò gli unici effettivi miglioramenti restano quelli ottenibili tramite i Punti Scienza, che ci aiutano a sbloccare nuove ricette di costruzione, o tramite le mutazioni, che possono essere ottenute compiendo particolari azioni all’interno del gioco. Per aumentare la capacità dell’inventario, invece, dovremo trovare dei denti da latte sparsi per l’ambientazione, al fine di ottenerne la preziosa risorsa contenuta al loro interno.
La parte esplorativa è uno degli aspetti più controversi del gioco: da un lato garantisce al giocatore la possibilità di perdersi in un mondo visto da una prospettiva completamente diversa, dall’altro invece, per la mancanza del viaggio rapido, può creare malumori in caso di imprevisti. Obsidian ha curato ogni dettaglio nel corso di questi due anni e fa piacere constatare che il sistema di crafting, insieme a quello di reperimento delle risorse, sono davvero ben realizzati, nonché facili da decifrare.
Graficamente il gioco tende a dare il massimo per via della sua grafica cartonata, con colori sgargianti che permettono anche ai giocatori più giovani di prendere parte al viaggio, complice inoltre una funzione di accessibilità fatta ad hoc per evitare di finire spaventati da insetti troppo cresciuti.