Guitar Hero: Aerosmith
di
Draw The Line
Come avevamo appreso già da qualche mese, Activision ha deciso di allargare il brand Guitar Hero creando una serie di episodi dedicati ad alcune delle band pilastro del panorama rock.
Pionieri di questo esperimento sono gli Aerosmith di Steven Tyler e Joe Perry, i quali hanno messo a disposizione di Neversoft lo zoccolo duro della loro, ormai trentennale, produzione discografica, alla quale si vanno ad aggiungere una dozzina di tracks utili a contestualizzare il percorso personale della band attraverso le evoluzioni del panorama musicale circostante (dall'hard rock dei seventeens fino alla commistione con l'hip hop dei Nineteens, passando per il pop divertito degli Eighties).
Nel complesso dunque, Guitar Hero: Aerosmith mette a disposizione di noi chitarristi virtuali una tracklist composta da quarantuno brani -poco più della metà di quelli presenti in Guitar Hero Legends of Rock- i quali spaziano dalle immancabili Dream On, Sweatest Emotion e Walk this way, veri e propri marchi di fabbrica della band, alle quali si alternano alcune chicche come Complete Control dei Clash e Sex Type Thing degli Stone Temple Pilots.
Done With Mirrors
Tutte le hit verranno poi sparpagliate lungo la consueta modalità carriera, mediante la quale seguiremo passo dopo passo gli Aerosmith dagli albori al successo planetario, godendo oltretutto di interessanti video introduttivi girati dalla band appositamente per il titolo, durante i quali ci saranno svelati retroscena ed aneddoti per la gioia dei fan più accaniti.
In realtà, fatta eccezione per l'eccellente lavoro di motion capture effettuato sui singoli componenti del gruppo e per gli intermezzi tra un capitolo ed un altro, le meccaniche con cui si svolge la carriera rimangono sostanzialmente invariate rispetto a Guitar Hero 3 ( mancano giusto i boss di fine stage).
La sezione multiplayer offre la possibilità di sfidare altri chitarristi provetti da tutto il mondo tramite PSN ma, purtroppo, resta ancora impossibile portare avanti una campagna in cooperativa senza dover, per forza di cose, radunarsi con un compagno di giochi di fronte ad una medesima console.
Neanche lo spazio dedicato agli extras subisce rivoluzioni, eccezion fatta per un nome molto più glam - “il vault” appunto - e per una serie di bonus a tema come i ferri del mestiere di Hamilton e la possibilità di acquistare alcuni membri passati e presenti della band, da utilizzare come personaggi giocabili.
Con grande disappunto ci siamo subito resi conto di come i save game di GH Aerosmith e di GH 3 Legends of Rock non siano affatto compatibili.
Tutti gli extras che eravamo riusciti a sbloccare dopo ore di accordi spacca articolazioni vengono inspiegabilmente riproposti e necessitano di essere acquistati nuovamente, rendendo questo titolo uno strano ibrido tra vera e propria espansione -stesse meccaniche, stesse modalità e complessivamente stessi bonus di Guitar Hero 3- e capitolo se stante.
Ad aumentare la nostra amarezza ci pensa la decisione di Activision di non rendere disponibili altre bonus tracks tramite PSN e Xbox Live, alla quale si aggiunge l'impossibilità di importare i brani precedentemente acquistati sempre per Guitar Hero 3.
Just Push Play
Al di la delle suddette discutibili scelte di marketing, a Neversoft é sufficiente riproporre l'accattivante gameplay caratteristico della serie per sortire il solito, travolgente, risultato sul piano del puro divertimento.
I brani degli Aerosmith vengono formalizzati in maniera convincente attraverso i consueti cinque colori, mettendo in mostra una realizzazione artistica all'altezza delle aspettative. Peccato soltanto per il ritorno delle tanto odiate ”cover” che vanno a sostituire le versioni originali di qualche pezzo.
Naturalmente questo non succede per i brani della title-band, la quale si é anche prestata ad inserire degli inediti ed a re-incidere alcuni dei loro maggiori successi appositamente per il gioco.
Anche dal punto di vista visivo Guitar Hero: Aerosmith, ha praticamente tutto in comune con il predecessore, con il quale condivide sia il motore grafico, sia l'impronta caricaturale utilizzata per riproporre gli eccentrici rockers e le malcapitate location.
In particolare é degna di menzione la cura e lo stile, con la quale sono stati reinterpretati i palcoscenici, per la prima volta prendenti spunto da controparti reali, dove Perry e Tyler hanno mosso i loro primi salti.
Ma, come ogni veterano di Guitar Hero sa bene, c'é davvero poco spazio per dare un'occhiata in giro, distogliendo lo sguardo dal manico virtuale ed osservare la folla in visibilio o le movenze del nostro alter ego capellone.
Un vero peccato perché, come anticipato, questo episodio ha ricevuto un trattamento particolare per quando riguarda le animazioni. Le lunghe sessioni di motion capture, alle quali si sono sottoposti i membri della band, hanno infatti dato i loro frutti, catturando in pieno quello che é lo stile Aerosmith e coinvolgendo ulteriormente il giocatore, non più costretto a prendere sul serio anonime comparse, doppiate dalla rockstar di turno.
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Come avevamo appreso già da qualche mese, Activision ha deciso di allargare il brand Guitar Hero creando una serie di episodi dedicati ad alcune delle band pilastro del panorama rock.
Pionieri di questo esperimento sono gli Aerosmith di Steven Tyler e Joe Perry, i quali hanno messo a disposizione di Neversoft lo zoccolo duro della loro, ormai trentennale, produzione discografica, alla quale si vanno ad aggiungere una dozzina di tracks utili a contestualizzare il percorso personale della band attraverso le evoluzioni del panorama musicale circostante (dall'hard rock dei seventeens fino alla commistione con l'hip hop dei Nineteens, passando per il pop divertito degli Eighties).
Nel complesso dunque, Guitar Hero: Aerosmith mette a disposizione di noi chitarristi virtuali una tracklist composta da quarantuno brani -poco più della metà di quelli presenti in Guitar Hero Legends of Rock- i quali spaziano dalle immancabili Dream On, Sweatest Emotion e Walk this way, veri e propri marchi di fabbrica della band, alle quali si alternano alcune chicche come Complete Control dei Clash e Sex Type Thing degli Stone Temple Pilots.
Done With Mirrors
Tutte le hit verranno poi sparpagliate lungo la consueta modalità carriera, mediante la quale seguiremo passo dopo passo gli Aerosmith dagli albori al successo planetario, godendo oltretutto di interessanti video introduttivi girati dalla band appositamente per il titolo, durante i quali ci saranno svelati retroscena ed aneddoti per la gioia dei fan più accaniti.
In realtà, fatta eccezione per l'eccellente lavoro di motion capture effettuato sui singoli componenti del gruppo e per gli intermezzi tra un capitolo ed un altro, le meccaniche con cui si svolge la carriera rimangono sostanzialmente invariate rispetto a Guitar Hero 3 ( mancano giusto i boss di fine stage).
La sezione multiplayer offre la possibilità di sfidare altri chitarristi provetti da tutto il mondo tramite PSN ma, purtroppo, resta ancora impossibile portare avanti una campagna in cooperativa senza dover, per forza di cose, radunarsi con un compagno di giochi di fronte ad una medesima console.
Neanche lo spazio dedicato agli extras subisce rivoluzioni, eccezion fatta per un nome molto più glam - “il vault” appunto - e per una serie di bonus a tema come i ferri del mestiere di Hamilton e la possibilità di acquistare alcuni membri passati e presenti della band, da utilizzare come personaggi giocabili.
Con grande disappunto ci siamo subito resi conto di come i save game di GH Aerosmith e di GH 3 Legends of Rock non siano affatto compatibili.
Tutti gli extras che eravamo riusciti a sbloccare dopo ore di accordi spacca articolazioni vengono inspiegabilmente riproposti e necessitano di essere acquistati nuovamente, rendendo questo titolo uno strano ibrido tra vera e propria espansione -stesse meccaniche, stesse modalità e complessivamente stessi bonus di Guitar Hero 3- e capitolo se stante.
Ad aumentare la nostra amarezza ci pensa la decisione di Activision di non rendere disponibili altre bonus tracks tramite PSN e Xbox Live, alla quale si aggiunge l'impossibilità di importare i brani precedentemente acquistati sempre per Guitar Hero 3.
Just Push Play
Al di la delle suddette discutibili scelte di marketing, a Neversoft é sufficiente riproporre l'accattivante gameplay caratteristico della serie per sortire il solito, travolgente, risultato sul piano del puro divertimento.
I brani degli Aerosmith vengono formalizzati in maniera convincente attraverso i consueti cinque colori, mettendo in mostra una realizzazione artistica all'altezza delle aspettative. Peccato soltanto per il ritorno delle tanto odiate ”cover” che vanno a sostituire le versioni originali di qualche pezzo.
Naturalmente questo non succede per i brani della title-band, la quale si é anche prestata ad inserire degli inediti ed a re-incidere alcuni dei loro maggiori successi appositamente per il gioco.
Anche dal punto di vista visivo Guitar Hero: Aerosmith, ha praticamente tutto in comune con il predecessore, con il quale condivide sia il motore grafico, sia l'impronta caricaturale utilizzata per riproporre gli eccentrici rockers e le malcapitate location.
In particolare é degna di menzione la cura e lo stile, con la quale sono stati reinterpretati i palcoscenici, per la prima volta prendenti spunto da controparti reali, dove Perry e Tyler hanno mosso i loro primi salti.
Ma, come ogni veterano di Guitar Hero sa bene, c'é davvero poco spazio per dare un'occhiata in giro, distogliendo lo sguardo dal manico virtuale ed osservare la folla in visibilio o le movenze del nostro alter ego capellone.
Un vero peccato perché, come anticipato, questo episodio ha ricevuto un trattamento particolare per quando riguarda le animazioni. Le lunghe sessioni di motion capture, alle quali si sono sottoposti i membri della band, hanno infatti dato i loro frutti, catturando in pieno quello che é lo stile Aerosmith e coinvolgendo ulteriormente il giocatore, non più costretto a prendere sul serio anonime comparse, doppiate dalla rockstar di turno.
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