Gunbird Special Edition

Gunbird Special Edition
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Se c'è un pregio da riconoscere a Psikyo quello è una solidissima passione nutrita nei confronti di un genere che al crescere della sua rarità su schermi casalinghi progredisce in un fascino senza paragoni. Se poi vi è un limite che ha sinora vincolato Gunbird e relativo seguito dal passare da ingegno a genio, quello è una mancata interpretazione che li rendesse unici in termini ludici.
L'essere accademici si è ciononostante tradotto nell'essere concreti ed efficaci, tanto nell'aspetto pratico, quanto in quello tecnico-stilistico; e se infondo è lecito non attendersi sempre un Ikaruga od un Gradius V (pena l'illusione delusa), è altrettanto vero che non con costanza gli shoot'em up raggiungono la soglia dell'efficienza. Riconosciuti dunque i giusti confini pratico-concettuali nel quale si mossero e si muovono i due titoli ora in analisi (proposti oggi con formula "pago uno prendi due" e plasmanti la Gunbird Special Edition per Playstation 2), va ricordata l'allora ottimale trasposizione da coin-op a console. Un discorso valente sia per il capostipite ospitato su Saturn (e su PsOne, seppure con esiti assai inferiori rispetto al 32 bit Sega), sia per il successore giunto su Dreamcast per lodevole intercessione di Capcom. Questo comportò, e tuttora comporta nella loro riproposta, un'encomiabile fluidità mai insicura, che unita alla frenesia degli attacchi ed alla ricca paletta cromatica enucleano dal lavoro complessivo un'esperienza invero largamente promossa.


Ad accomunare i due titoli a scorrimento verticale vi sono anzitutto dei calzanti accompagnamenti musicali (accessibili peraltro tramite il Sound Test) e, soprattutto, una sontuosa ed allegra atmosfera (a metà strada fra i miyazakiani "Laputa, Castle in the Sky" e "Kiki's Delivery Service"). Il mondo di fantasia che ne consegue è di prim'ordine, con aspetti fiabeschi fra i più canonici possibili ed altri meccanici che, apparentemente in contrasto con i primi, donano una particolarità tutta sua al tandem ludico in questione. Seguono poi, nella condivisione, fattori più tecnici quali ad esempio le difficoltà selezionabili: comprese in una scala che va da 1 a 7, ossia da "Child" a "Very Hard" (la sfida risulta ottimamente graduata per quanto concerne Gunbird, mentre è più tentennante all'interno del secondo episodio).
La sbarazzina narrazione dà origine a simpatici siparietti, specie con i due trii di nemici che si contraddistinguono per l'ispirato character design da ritenersi superiore per cura a quello dei dieci protagonisti, cinque per gioco, comunque pregevoli per fattura estetica. Lo stravagante cast di personaggi, tra streghette, geni e robottoni, comporta una differenziazione non solo visiva, ma anche d'armamentario (bombe -eliminanti, fra l'altro, il fuoco nemico-, arma principale ed arma da supporto), di finali e, solamente in Gunbird 2, di scenari e di effetti susseguenti il caricamento della barra posta in basso su schermo. Nel titolo che diede origine a tutto, i nostri alter-ego (Marion, Yuang-Nang, Ash, Tetsu, Valnus) sono cambiabili a piacimento in-game (a discapito del punteggio, il quale si azzera, ma ad appannaggio della varietà); nel seguito, invece, premere Retry comporta il solo dietro front e selezionare uno od una fra Marion, Alucard, Valpiro, Tavia ed Hei-Cob è questione da ponderare ed effettuare in anticipo negli appositi menu.

I dettagli, il sommo piacere di evitare miriadi di proiettili nemici (questo l'autentico fulcro dei giochi), la rapidità ed il piacevole caos su schermo fanno infine il resto, con un fattore rigiocabilità di tutto rispetto (a controbilanciare l'esigua durata che cuce preludio con prologo) ed una modalità cooperativa posta come ciliegina sulla torta. Che fra i due titoli analizzati non si celino poi dei capolavori lo si è detto in apertura di recensione, che però risultino ambedue godibili (si sottolinea il fatto che Gunbird sia meglio ritmato) lo si è ribadito da testa a coda dell'articolo. Tanto basta (nel giusto peso dato al fatto che di porting pur si tratti) per consigliarne l'esperienza a quanti apprezzino smisuratamente la nostalgia, il genere ed a quanti, consumati gli ultimi e non troppo frequenti arrivi, abbiano voglia di provare una fetta del passato (a maggior ragione qualora questa fetta coincidesse con la prima visita nel microcosmo della serie Psikyo).
Gunbird Special Edition
7

Voto

Redazione

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Gunbird Special Edition

Ad accomunare i due titoli a scorrimento verticale vi sono in primo luogo dei calzanti accompagnamenti musicali (accessibili peraltro tramite il Sound Test) e, soprattutto, una sontuosa ed allegra atmosfera (a metà strada fra i miyazakiani "Laputa, Castle in the Sky" e "Kiki's Delivery Service"). Il mondo di fantasia che ne consegue è di prim'ordine, con aspetti fiabeschi fra i più canonici possibili ed altri meccanici che, apparentemente in contrasto con i primi, donano una particolarità tutta sua al tandem ludico in questione. I dettagli, il sommo piacere di evitare miriadi di proiettili nemici (questo l'autentico fulcro dei giochi), la rapidità mai tentennante ed il piacevole caos su schermo fanno poi il resto, con un fattore rigiocabilità di tutto rispetto (a controbilanciare l'esigua durata che cuce preludio con prologo) ed una modalità cooperativa posta come ciliegina sulla torta Che fra i due titoli analizzati non si celino dei capolavori lo si evince dalle mancate innovazioni, che però risultino ambedue godibili (si sottolinea il fatto che Gunbird sia meglio ritmato) è di per sé un lodevole traguardo. Tanto basta (nel giusto peso dato al fatto che di porting pur si tratti) per consigliarne l'esperienza a quanti apprezzino smisuratamente la nostalgia, il genere ed a quanti, consumati gli ultimi e non troppo frequenti arrivi, abbiano voglia di provare una fetta del passato (a maggior ragione qualora questa fetta coincidesse con la prima visita nel microcosmo della serie Psikyo).

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