Gundam Breaker 4, costruiamo e sfasciamo Gunpla – Recensione PS5
La recensione dell’action in terza persona a base di Mobile Suit in miniatura di Crafts & Meister, un netto miglioramento rispetto a New Gundam Breaker, eccellente nei rudimenti, dimenticabile per il resto
Gundam Breaker 4. Solo il nome del gioco lascia intendere la volontà dei suoi creatori di volersi staccare da quella ciofeca di New Gundam Breaker e di voler ricominciare dove la saga (quella bella) si era interrotta, arrivando finalmente, tra l’altro, anche da noi in Occidente.
La cultura dei Gunpla, i modellini in miniatura degli innumerevoli Mobile Suit raffigurati nell’universo multimediale di Gundam, è sicuramente cresciuta dalle parti nostre rispetto a qualche decennio fa, e Bandai Namco di certo non disdegna un po’ di pubblicità e vendite extra. Se poi il tramite utilizzato è un ottimo action in terza persona in stile quasi-musou con un editor a dir poco stellare abbiamo tutti da guadagnarci.
In Gundam Breaker 4, come negli episodi passati, avremo modo di collezionare centinaia di kit realmente esistenti (e altri saranno aggiunti tramite DLC) e assemblarli per infinite combinazioni di parti, montando testa, corpo, braccia, gambe, backpack, armi da mischia e a lungo raggio per creare repliche fedeli, la perfetta macchina da guerra oppure un abominio robotico senza capo né coda, non ci sono limiti alla vostra fantasia, e il gioco non si azzarda a imporne (a patto di aver acquistato o procacciato i vari pezzi).
Configurare il proprio Gunpla però è solo l’inizio. Ogni componente è dotato di statistiche, abilità passive e attive che influenzano il comportamento in battaglia e le strategie di gioco, tutto ovviamente in linea con le effettive capacità del relativo Mobile Suit nella serie di riferimento (“il Nu Gundam non serve solo a far scena” NdR). Avete appiccicato sul retro del vostro mech l’0 Raiser? Potrete allora usare il Trans-Am. È il torso dell’Heavyarms quello? Garantito allora che potrete aprire il portellone e smitragliare qualunque cosa si muova di fronte a voi. E così via, potete solo immaginare quali e quante creazioni sia possibile realizzare con questa premessa.
Ma non è tutto, poiché il gioco riserva una corposa fetta di funzionalità legate all’aspetto estetico del vostro Gunpla, dalla mera pigmentazione dei settori delle varie parti, al materiale utilizzato, l’illuminazione, senza dimenticare l’usura simulata, il cosiddetto “weathering”. E una volta terminata l’opera potrete esporre il vostro pargolo online per ricevere valutazioni “Good Build” dagli altri giocatori, e persino creare e condividere diorami molto dettagliati.
Per gli amanti del modellismo Gundam Breaker 4 potrebbe rappresentare dunque un punto di svolta e l’inizio di una nuova grande passione (a meno che non siano già fan dei Gunpla, in tal caso non può che rafforzarsi), ma i giocatori non devono sentirsi messi in disparte, perché la produzione Crafts & Meister propone una formula di gioco (perlopiù) solida e tanti contenuti su cui testare tutta la potenza (o il disagio) dei nostri Mobile Suit fatti in casa.
Sì, c’è una storia, e non è un granché. L’aggettivo migliore con cui la descriverei è “inoffensiva”. Molto sui generis, senza troppe pretese, forse un po’ verbosa nei momenti topici, con personaggi altrettanto anonimi a fare da cornice; si può saltare di pari passo e la vostra esperienza non cambierebbe minimamente. L’hub navigabile a bordo del proprio Gunpla però è piuttosto carino, con veri spot pubblicitari sulle pareti e i Bearguy nel ruolo di inservienti presso i vari banconi.
In battaglia, il combat system è snello e molto intuitivo, ciononostante ricco di opzioni, fornite dai pezzi montati in precedenza. Gli obiettivi di ogni “ondata" variano dall’eliminare tutti i nemici a schermo, far fuori un determinato bersaglio, proteggere il decollo di un’astronave e fronteggiare giganteschi boss, tra versioni formato extra large di regolari Mobile Suit e i più minacciosi Mobile Armor. Non c’è molto con cui lavorare, infatti già dopo qualche ora si è visto praticamente tutto quello che il titolo ha da offrire. Il bello è affrontare nemici sempre diversi e farli a pezzi per recuperare le loro parti, con cui poi andremo a ridefinire il nostro Gunpla, e con centinaia di potenziali avversari da smontare a randellate ne avremo per un bel po’.
Diverte? Parecchio. Il livello di difficoltà è bassino, ma questo perché ci troviamo innanzi ad una sorta di musou. Nulla può davvero impensierirci, e ogni upgrade serve solo a renderci più forti e a seminare ancora più distruzione. Va detto però che se non siete dei fan sfegatati di Gundam, che bramano di vedere ogni singolo Mobile Suit mai creato cadere sotto i propri colpi, il rischio di annoiarsi per via della ripetitività è forte. Il cosiddetto “gameplay loop” è infatti piuttosto debole, e mostra facilmente il fianco agli utenti meno creativi, che una volta trovata la combinazione ideale potranno limitarsi a restare sul pezzo grazie al processo di sintesi con cui potenziare i singoli componenti del Gunpla. È un approccio che sconsigliamo, ma ad ognuno il suo.
Sul versante tecnico l’utilizzo dell’Unreal Engine 5 contribuisce a dare ai mech quel look plasticoso, perfetto considerato il contesto. Le animazioni sono invece abbastanza basilari, soprattutto durante le sequenze dialogiche, ma funzionali in combattimento. Ogni parte poi si anima come dovrebbe, dalle ali d’angelo del Wing Zero Custom allo scudo a tenaglia del Kyrios, ed è questo l’importante. Buoni gli effetti speciali e l’illuminazione, che catturano bene lo spirito delle loro controparti “reali”, dal bagliore viola di un colpo di Beam Rifle alle particelle emesse dalle fornaci solari delle unità di Gundam 00, più pulviscoli e scintille in cel-shading che arricchiscono l’azione.
E non sarebbe Gundam senza la pletora di iconici effetti sonori che impazzano dopo ogni mossa e rendono gli scontri davvero avvincenti per chi riesce a coglierli e ricordarli nel loro contesto originale, dal sibilo di un colpo di Beam Magnum all’armonioso suono dello scudo dell’Aerial. Ne manca qualcuno all’appello, ma possiamo perdonare qualche mancanza per via della pura mole di elementi presenti; i principali sembrano esserci tutti se non altro, e sono centinaia.