Headhunter

Headhunter
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L'oggetto misterioso, per antonomasia, della ludoteca Dreamcast é finalmente uscito sotto la luce dei riflettori. Come ricorderanno ormai solo alcune persone, di Headhunter si parla da ben due anni e più precisamente dal periodo di lancio del Dreamcast in versione europea. Ai tempi, tardo autunno 1999, un semplice filmato tratto da un work in progress del gioco scatenò cori di approvazione tra gli appassionati, per via delle eccellenti caratteristiche (soprattutto tecniche) che già trasparivano da quel breve stralcio in movimento. Quali erano i contenuti di quel video? Niente di troppo fuori dall'ordinario, semplicemente il protagonista dell'avventura intento a esplorare alcune ambientazioni e successivamente pilotare la sua fida motocicletta in un mondo tridimensionale dall'ottimo impatto scenografico. Premendo "avanti veloce" torniamo fino ai giorni nostri per riprendere le fila del discorso dopo aver accuratamente testato la versione finita. Quel primo assaggio di Headhunter ha infatti trovato piena conferma nelle qualità del gioco completo, dimostratosi ben più che un semplice parente povero del famosissimo Metal Gear Solid
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Giù le mani dal mio conto corrente!

SENZA MEMORIA E CON IL GRILLETTO FACILE
Dopo essersi risvegliato da un sonno innaturale, il protagonista Jack Wade fugge dal suo luogo di detenzione e termina la corsa in ospedale, raccolto tra l'immondizia al lato della strada in una condizione evidentemente precaria. Da qui inizierà la nostra avventura nei panni di Jack, eroe "duro" per definizione che all'improvviso si ritrova in un mondo non più familiare dopo aver perso completamente i ricordi degli ultimi avvenimenti verificatisi nella sua vita. Due soli sono i punti chiari nell'esistenza di Wade: il commissariato ACN, (Anti-Crime Network) di cui fa parte e che controlla tutte le forze di polizia del paese e il fatto di avere una particolare propensione per la cattura dei criminali. Buttato fuori senza una ragione apparente dalle forze dell'ordine, il buon Jack trova subito una nuova occupazione per merito dell'avvenente Angela Stern, figlia di un multimiliardario ucciso in circostanze misteriose che ha tutta l'intenzione di fare completa chiarezza sulla morte del padre
Headhunter
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Headhunter

Il Dreamcast non se ne andrà senza aver piazzato qualche ultimo colpo ad effetto e il primo gioco realizzato da Amuze lo dimostra ampiamente. Un'avventura completa che miscela se possibile il meglio di quanto si sia visto finora nel settore degli action game. Esplorazione, combattimento, enigmi, una trama ricca di colpi di scena e una sezione di guida che potrebbe essere venduta a parte con un paio di semplici ritocchi. Tutto questo è Headhunter, tutto questo è il gioco che molti utenti Dreamcast aspettavano come una rivelazione e che incredibilmente è riuscito a mantenere gran parte delle promesse. Alcuni problemi di inquadratura e ottimizzazione (i caricamenti sono davvero estenuanti) abbassano in parte il giudizio complessivo, ma per fortuna sono controbilanciati da una giocabilità e longevità d'altri tempi rispetto alla maggioranza delle produzioni odierne (circa 25 ore, su ben due GD). Qualsiasi utente Dreamcast che si rispetti non può fare a meno di considerare l'acquisto di Headhunter, o perlomeno un approfondito test di tutte le sue parti. Unico escluso chi sia completamente avverso alla categoria dei giochi d'azione, nel qual caso dobbiamo complimentarci per la pazienza di essere arrivati a leggere fin qui...

Alessandro Martini

SECONDO COMMENTO
Il timore era che Headhunter si rivelasse un mero clone del noto Metal Gear Solid. Così non è stato: pur presentando un'azione spesso sfacciatamente analoga a quella del gioco di Hideo Kojima, Head Hunter comprende anche un'ottima dose di caratteristiche peculiari che lo rendono un videogame di alta qualità, capace di brillare di luce propria sebbene offuscato da qualche difetto che si poteva evitare. Impegnativo, ben realizzato, mediamente longevo: un gioco che i possessori di Dreamcast non dovrebbero lasciarsi sfuggire.

Stefano Castelli