Headhunter

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Partirà da questo semplice background una vera e propria odissea futuristica a base di complotti, scontri a fuoco e rivelazioni degne della migliore cinematografia dei film d'azione, con l'ovvia differenza che il ruolo principale sarà rivestito proprio da chi stringerà in mano il controller. Lo svolgimento del titolo Amuze si basa essenzialmente su tre punti cardine: il superamento delle missioni VR (Metal Gear Solid vi dice niente?), l'esplorazione in motocicletta e infine la risoluzione dei "casi" che mano a mano vengono affidati a Jack Wade sotto forma di obbiettivi. Andiamo con ordine iniziando dalle missioni in realtà virtuale, che costituiscono dei veri e propri esami da superare per salire di grado all'interno della professione di Headhunter. Queste missioni mettono alla prova, con un grado di difficoltà crescente, le capacità del cacciatore di taglie in aspetti come l'uso delle armi da fuoco, la circospezione in ambienti ostili e il superamento delle avversità sul terreno d'azione. I test sono suddivisi per gradi e ambientati in una versione in wireframe del mondo di gioco, dove il protagonista mantiene il suo aspetto abituale mentre l'ambiente appare in una tinta bluastra con segnaposto virtuali al posto dei nemici effettivi. Superate con successo le quattro prove necessarie alla promozione, si ottiene un nuovo grado e il relativo accesso a una serie di privilegi: nuovo equipaggiamento, l'apertura di alcune zone della città precedentemente irraggiungibili, l'accesso ad alcuni documenti Top Secret che si riveleranno fondamentali per il proseguimento della trama. Terminata questa prima fase sarà la volta della famosa gita in motocicletta a spasso per le strade di Los Angeles, in cui dovremo semplicemente raggiungere il luogo della prossima missione districandoci nel traffico cittadino
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Dunque, il bagno dovrebbe essere da quella parte...

I GIOCHI D'AZIONE SALGONO IN MOTO
Facciamo i complimenti al gruppo Amuze per la realizzazione della parte "guidata" di Headhunter, che ha superato le nostre più rosee aspettative in fatto a divertimento offerto e coesistenza nella struttura di gioco. Saliti a bordo della moto di Jack Wade, ed scesi in strada per la prima volta in una Los Angeles all'ora di punta, troverete innanzi a voi una metropoli splendidamente riprodotta (meno i passanti, per ovvie limitazioni tecniche) nei suoi edifici, veicoli, strade, segnaletica e chi più ne ha più ne metta, del tutto funzionanti e credibili. Non solo: il modello fisico adottato dalla parte in moto del titolo Sega é pesantemente votato al realismo, richiedendo una buona dimestichezza con acceleratore, freno e sterzo per governare la possente due ruote sulla strada. Alcune concessioni di natura arcade si fanno comunque notare in questa parte del gioco, come l'assenza dei danni e l'impossibilità di provocare incidenti con le altre vetture, piccoli "difetti" che per la verità riteniamo del tutto trascurabili. Da notare che le sezioni in moto, a parte missioni specifiche, sono totalmente libere e aperte all'esplorazione in puro stile Driver o Grand Theft Auto III, pur essendo lontane, in fatto a dimensione della mappa, dai due titoli sopracitati. Se abbiamo il desiderio di spezzare un attimo la frenesia degli eventi e le sparatorie del titolo principale, correre in moto per le strade di Los Angeles rappresenta senza dubbio un ottimo diversivo e un'idea che Amuze é riuscita a portare su schermo in modo davvero convincente
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Headhunter

Il Dreamcast non se ne andrà senza aver piazzato qualche ultimo colpo ad effetto e il primo gioco realizzato da Amuze lo dimostra ampiamente. Un'avventura completa che miscela se possibile il meglio di quanto si sia visto finora nel settore degli action game. Esplorazione, combattimento, enigmi, una trama ricca di colpi di scena e una sezione di guida che potrebbe essere venduta a parte con un paio di semplici ritocchi. Tutto questo è Headhunter, tutto questo è il gioco che molti utenti Dreamcast aspettavano come una rivelazione e che incredibilmente è riuscito a mantenere gran parte delle promesse. Alcuni problemi di inquadratura e ottimizzazione (i caricamenti sono davvero estenuanti) abbassano in parte il giudizio complessivo, ma per fortuna sono controbilanciati da una giocabilità e longevità d'altri tempi rispetto alla maggioranza delle produzioni odierne (circa 25 ore, su ben due GD). Qualsiasi utente Dreamcast che si rispetti non può fare a meno di considerare l'acquisto di Headhunter, o perlomeno un approfondito test di tutte le sue parti. Unico escluso chi sia completamente avverso alla categoria dei giochi d'azione, nel qual caso dobbiamo complimentarci per la pazienza di essere arrivati a leggere fin qui...

Alessandro Martini

SECONDO COMMENTO
Il timore era che Headhunter si rivelasse un mero clone del noto Metal Gear Solid. Così non è stato: pur presentando un'azione spesso sfacciatamente analoga a quella del gioco di Hideo Kojima, Head Hunter comprende anche un'ottima dose di caratteristiche peculiari che lo rendono un videogame di alta qualità, capace di brillare di luce propria sebbene offuscato da qualche difetto che si poteva evitare. Impegnativo, ben realizzato, mediamente longevo: un gioco che i possessori di Dreamcast non dovrebbero lasciarsi sfuggire.

Stefano Castelli