Headhunter

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L'ultima sezione di Headhunter che ci apprestiamo a descrivere é anche la più critica per questo gioco, poiché si tratta della parte cosiddetta "Action", in cui Jack Wade si trova calato nei panni dell'eroe solitario alle prese con una serie di indagini dall'alto coefficiente di pericolosità. Adottando uno stile di gioco a metà tra lo sparatutto in terza persona e le avventure di Solid Snake, Headhunter chiede al giocatore di utilizzare un insieme di riflessi, circospezione e intuito per venire a capo delle intricate situazioni preparate dal team di sviluppo. L'inquadratura utilizzata é quella classica in terza persona con telecamera (purtroppo) libera da vincoli che ritrae Jack da posizioni "cinematografiche". In questa modalità potremo esplorare liberamente lo scenario raccogliendo oggetti, esaminando indizi e documenti oppure azionando apparecchiature, grazie alla semplice pressione di un tasto multiuso (A). Tenendo premuto il grilletto di destra si entra invece nella modalità "Gun", che riporta l'inquadratura dietro le spalle del protagonista e prepara l'arma in nostro possesso per un eventuale scontro a fuoco. Nulla da segnalare in questo caso rispetto ad altri titoli del genere, se non la possibilità data all'utente di "agganciare" la mira di Jack su obiettivi inanimati come barili di carburante o altri oggetti/entità presenti sul posto (é anche possibile sparare ai topi!)
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Il dettaglio di alcune locazioni si commenta da solo

VARIETA' DI GIOCO COME UNIONE DI GENERI
Riassumendo: Headhunter miscela in un'unica soluzione gli elementi-chiave di giochi come Resident Evil (ricerca oggetti, risoluzione di enigmi, inquadrature) e Metal Gear Solid (la circospezione necessaria a proseguire, le missioni VR e il peso della trama) unendo a questo cocktail l'ottima sezione a bordo della motocicletta. Il risultato finale, giusto per smentire i più scettici, funziona piuttosto bene se escludiamo alcuni problemi di natura realizzativa che andremo ad elencare più avanti. La sceneggiatura, che fa ampio uso di ricche quantità di dialoghi splendidamente doppiati in inglese (manca purtroppo l'italiano sia scritto che parlato), tiene il giocatore sulle spine ogni momento, portandolo da sudicie autorimesse a centri commerciali assediati dai terroristi, fino ai sotterranei della grande città per disinnescare alcuni ordigni piazzati da un sedicente boss mafioso
Headhunter
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Headhunter

Il Dreamcast non se ne andrà senza aver piazzato qualche ultimo colpo ad effetto e il primo gioco realizzato da Amuze lo dimostra ampiamente. Un'avventura completa che miscela se possibile il meglio di quanto si sia visto finora nel settore degli action game. Esplorazione, combattimento, enigmi, una trama ricca di colpi di scena e una sezione di guida che potrebbe essere venduta a parte con un paio di semplici ritocchi. Tutto questo è Headhunter, tutto questo è il gioco che molti utenti Dreamcast aspettavano come una rivelazione e che incredibilmente è riuscito a mantenere gran parte delle promesse. Alcuni problemi di inquadratura e ottimizzazione (i caricamenti sono davvero estenuanti) abbassano in parte il giudizio complessivo, ma per fortuna sono controbilanciati da una giocabilità e longevità d'altri tempi rispetto alla maggioranza delle produzioni odierne (circa 25 ore, su ben due GD). Qualsiasi utente Dreamcast che si rispetti non può fare a meno di considerare l'acquisto di Headhunter, o perlomeno un approfondito test di tutte le sue parti. Unico escluso chi sia completamente avverso alla categoria dei giochi d'azione, nel qual caso dobbiamo complimentarci per la pazienza di essere arrivati a leggere fin qui...

Alessandro Martini

SECONDO COMMENTO
Il timore era che Headhunter si rivelasse un mero clone del noto Metal Gear Solid. Così non è stato: pur presentando un'azione spesso sfacciatamente analoga a quella del gioco di Hideo Kojima, Head Hunter comprende anche un'ottima dose di caratteristiche peculiari che lo rendono un videogame di alta qualità, capace di brillare di luce propria sebbene offuscato da qualche difetto che si poteva evitare. Impegnativo, ben realizzato, mediamente longevo: un gioco che i possessori di Dreamcast non dovrebbero lasciarsi sfuggire.

Stefano Castelli