Headhunter

Headhunter
di
UNA CONSOLE CHE HA GIA' DETTO TUTTO?
L'ultima analisi della nostra recensione é dedicata alla sezione strettamente tecnica, che merita non solo un paragrafo a parte ma alcune riflessioni sull'enorme lavoro tecnologico-concettuale che i ragazzi svedesi di Amuze si sono caricati sulle spalle. Chiarendo che in Headhunter non c'é nulla di davvero sconvolgente a livello visivo rispetto a titoli simili di ultima generazione (il riferimento va ancora a Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty), quello che stupisce nella parte grafica é l'enorme varietà di ambienti, locazioni, nemici, oggetti e situazioni che questo titolo é in grado di offrire. Quando pensate di aver visto tutto all'interno del gioco, ecco spuntare l'ennesima missione inattesa che ribalta in un colpo solo le vostre supposizioni incollandovi alla TV per scoprire in quale ambiente, quali avversari e che tipo di armamento dovrete gestire da lì a poco. Rimanendo per la maggior parte del tempo stabile sui 30 fotogrammi al secondo in tutte le situazioni (a parte alcuni momenti caotici delle fasi in motocicletta), il gioco Sega mostra un eccellente uso delle texture per gli ambienti interni e un ricco dettaglio visivo per "l'arredamento" degli scenari, contraddistinti da tantissimi particolari anche inutili, ma ugualmente importanti al fine di coinvolgere il giocatore nella storia
Headhunter
Il sistema di puntamento è rapido ed efficiente in ogni situazione

Un aspetto controverso é quello riguardante le animazioni dei personaggi, che spiccano in alcuni casi (l'utilizzo delle armi, i movimenti durante le fasi di combattimento) risultando invece piuttosto rigide e innaturali in altri, come la camminata del protagonista o alcuni intermezzi filmati tra un livello e l'altro. Nel complesso, la resa grafica generale rimane ben al di sopra della media delle produzioni Dreamcast, offrendo in più alcune "chicche" che riportano alla mente produzioni di altri settori (Max Payne per PC). L'ambiente intorno a noi é infatti abbastanza interattivo ai colpi delle armi da fuoco, non solo per i buchi dei proiettili che rimangono a testimoniare il nostro (o altrui) operato, ma anche per la presenza di elementi che é possibile spostare, distruggere o semplicemente modificare come bicchieri, schermi, mobili e vetrate. Ancora migliore dell'ottimo comparto visivo é la sezione audio, che si avvale dell'operato di Richard Jacques, già conosciuto in ambito Dreamcast per la colonna sonora di Metropolis Street Racer. Per Headhunter é stata scelta la strada di una imponente colonna sonora strumentale di stampo cinematografico, che si ispira in modo brillante a film come Robocop o Terminator
Headhunter
Headhunterocchiellojpg

Headhunter

Il Dreamcast non se ne andrà senza aver piazzato qualche ultimo colpo ad effetto e il primo gioco realizzato da Amuze lo dimostra ampiamente. Un'avventura completa che miscela se possibile il meglio di quanto si sia visto finora nel settore degli action game. Esplorazione, combattimento, enigmi, una trama ricca di colpi di scena e una sezione di guida che potrebbe essere venduta a parte con un paio di semplici ritocchi. Tutto questo è Headhunter, tutto questo è il gioco che molti utenti Dreamcast aspettavano come una rivelazione e che incredibilmente è riuscito a mantenere gran parte delle promesse. Alcuni problemi di inquadratura e ottimizzazione (i caricamenti sono davvero estenuanti) abbassano in parte il giudizio complessivo, ma per fortuna sono controbilanciati da una giocabilità e longevità d'altri tempi rispetto alla maggioranza delle produzioni odierne (circa 25 ore, su ben due GD). Qualsiasi utente Dreamcast che si rispetti non può fare a meno di considerare l'acquisto di Headhunter, o perlomeno un approfondito test di tutte le sue parti. Unico escluso chi sia completamente avverso alla categoria dei giochi d'azione, nel qual caso dobbiamo complimentarci per la pazienza di essere arrivati a leggere fin qui...

Alessandro Martini

SECONDO COMMENTO
Il timore era che Headhunter si rivelasse un mero clone del noto Metal Gear Solid. Così non è stato: pur presentando un'azione spesso sfacciatamente analoga a quella del gioco di Hideo Kojima, Head Hunter comprende anche un'ottima dose di caratteristiche peculiari che lo rendono un videogame di alta qualità, capace di brillare di luce propria sebbene offuscato da qualche difetto che si poteva evitare. Impegnativo, ben realizzato, mediamente longevo: un gioco che i possessori di Dreamcast non dovrebbero lasciarsi sfuggire.

Stefano Castelli