Headhunter

di Redazione Gamesurf
Nella folta schiera di giochi d'azione in terza persona, l'impostazione basata sullo spionaggio ha sempre regalato ottimi titoli, nonostante gli esponenti di questa piccola nicchia di videogiochi si possano contare sulla punta delle dita. E mentre il sorvegliato speciale Solid Snake é in procinto di fare la sua apparizione anche sulle console europee, Sega dirotta una spia altrettanto valida dal gioiellino Dreamcast (un click qui per leggere la recensione di Headhunter nella sua prima incarnazione per Dreamcast), adattandola all'ambiente PlayStation 2. Un porting e nulla più: ma questo basta e avanza per far tremare concorrenti più blasonati e ben più attesi

FUTURO FUTURIBILE
Fin dai primissimi istanti di gioco, e dai filmati introduttivi, risulta chiaro come Headhunter sia costruito con il preciso obiettivo di immergere il giocatore in un mondo futuro, un futuro lontano dalle ultime tendenza apocalittiche o cyberpunk, fondato più che altro su un sistema di corporazioni, enti privatizzati e su di una fitta trama di complotti sotterraneri, elaborati da logge corrotte. Un mondo, in sostanza, che strizza l'occhio a quello presentato dalla famosa pellicola Robocop, sulla fine degli anni ottanta. Come si diceva, i primi filmati riescono immediatamente a tratteggiare uno scenario consistente, studiato a priori e pieno di particolari, dettagli e quant'altro sia necessario creare un'ambientazione plausibile indipendentemente dal gioco vero e proprio
Nel futuro di Headhunter spiccano due compagnie, la ACN e la Biotech, che fanno da subito il loro ingresso attraverso alcuni telegiornali fittizi ottimamente diretti: attraverso alcune notizie dall'apparente banalità quotidiana si apprenderà la natura delle due immense società. La ACN é una sorta di polizia privata, creata, portata avanti e resa grande dal signor Cristopher Stern. La seconda, invece, si occupa di biomedicina con particolare riguardo al trapianto di organi e alla costruzione di protesi. Sulla Biotech, in verità, le notizie sono vaghe e velate, ma da subito si intuisce l'intimo legame col mondo di gioco