Headhunter Redemption
di
Antonio 'Treasure Hunter' Norfo
Il primo Headhunter fu, specie su Dreamcast, un buon gioco, vuoi per una certa dose di libertà d'azione concessa, vuoi per un sistema geo-politico strutturato in maniera pregevole e vuoi per delle sessioni su strada che dettavano di fatto un dualismo ludico tra stealth action e motociclismo urbano.
L'atmosfera da "1984" che si respirava nel predecessore è qui mantenuta con tuttavia maggiori calamità toccate in sorte alla stirpe d'Adamo.
La giustizia è ancora saldamente preservata dai soliti cacciatori di taglie (che sostituiscono la protezione civile governativa) ed i mezzi di telecomunicazione si preoccupano di plagiare la platea nel nome del governo dominante, un governo il cui vertice (presidente Goodman) ha tutta l'aria di essere una caricatura ben riconoscibile ed effettuata dal gruppo di sviluppo delle scuderie Sega (gli Amuze). Dove realmente serpeggi il male, se alla luce del sole o lontano da essa, questo è tutto da scoprire.
Il mondo è stato appena tormentato dall'incedere del virus "Bloody Mary" (che ha mietuto milioni di vittime) e la sicurezza della superficie cittadina (Above) è violata dall'azione terroristica della società criminale che vive nel sottosuolo (Below). Tale suddivisione urbanistica è dettata in primo luogo da fattori sociali, ed inoltre da cause, per così dire, morfologiche; un terremoto ha infatti raso al suolo la precedente metropoli proprio in seguito alla divulgazione del vaccino salvifico scoperto dalla corporazione Stern (il cui solo nome rievoca Angela).
La storia del gioco inizia con un antefatto che vede un riconoscibile Jack Wade alle prese con una bimba di nome Leeza e col padre di quest'ultima. Nel corso di quella missione l'empio genitore voleva uccidere la figlia e per questo motivo Jack è costretto a salvare la vita dell'innocente (uccidendone l'oppressore).
Qualche annetto dopo (un ventennio circa), quella bambina è diventata una giovane donna e Jack è ormai un uomo di seconda età; la prima ha a che fare con l'ambiente del Below, mentre il primo si muove al di fuori di esso garantendo l'ordine con le consuete maniere forti.
Fatto sta che, oltre alle rimembranze del preludio testé citato, Jack decide di diventare mentore della giovane e di portare quest'ultima da hacker sbarazzina a braccio armato degli Headhunters. Accelerazioni narrative eccettuate (che denotano una mancata euritmia alla trama), queste sono le vicissitudini iniziali che ben presto entreranno in una spirale vieppiù intrecciata e ricca di colpi di scena.
Ludicamente le sezioni stealth hanno lasciato spazio ad una più forte componente d'azione, tant'è che a ragione si potrebbe parlare di cambio di rotta rispetto all'antecedente episodio. Non mancheranno invero le occasioni di agire furtivamente (in presenza di nemici isolati e che ci danno le spalle), ma in linea di massima gli scontri si riassumono in un faccia a faccia in cui occorrerà semplicemente trovare rifugio dal fuoco nemico per poi scaricare quanto il nostro arsenale ci concede.
Ogni nemico abbattuto (la cui intelligenza artificiale è assolutamente inappropriata, vedi il vizio di avvicinarsi a materiali altamente infiammabili) fa cadere preziosi caricatori e vista la generosità, difficilmente vi ritroverete a corto di pallottole. Disseminati lungo le aree di gioco vi saranno dei checkpoints e degli oggetti curativi (quest'ultimi disposti con più sapienza dei proiettili) ed ogni tanto, al fine di dare un minimo di varietà alla mattanza, sono presenti degli enigmi non troppo impegnativi.
Basilare per azione ed osservazione è il sistema IRIS, installato negli occhiali che in nostri comprimari indossano. Tramite esso la mira sarà automaticamente impostata sul nemico maggiormente in vista, i vari elementi architettonici (e non) potranno essere scannerizzati (donde capirne i punti deboli e l'utilità) ed infine, accedendo ai menu, si potrà maneggiare l'inventario e studiare la mappa dove i personaggi sono momentaneamente ubicati (i personaggi sono chiaramente Jack e Leeza X, con una superiore presenza di quest'ultima). I nemici comuni hanno un comportamento prevedibile e sono pertanto rapidi a cadere per mano nostra, a meno che non si debba combattere, prima che con loro, con le altalenanti inquadrature le quali tuttavia hanno la piacevole opzione di essere da noi gestite (la visuale è mutabile e la telecamera ruotabile a 360°).
I boss presenti invece sono assai più ostici da sconfiggere e richiederanno talvolta le ripetizioni di turno.
Graficamente è netta la distinzione dei due principali ambienti, Above e Below, con una forte illuminazione del primo ed una prevalente oscurità per il secondo. La texturizzazione alla lunga è riciclata, con assidui elementi metallici che costellano i livelli di gioco. Un effetto blur prevale all'orizzonte, specie e soprattutto nel mondo superficiale. La colonna sonora è di ottima fattura, grazie alla firma che i pentagrammi vantano: Richard Jacques. Da segnalare invece l'incostanza del parlato anglosassone: riuscita la loquela di Jack, insopportabile quella di Leeza e per entrambi un copione e una sceneggiatura un po' stereotipati. Tirando le somme ciò che maggiormente salta all'occhio ed al tatto è l'inferiorità di questo episodio nei confronti del primo Headhunter. Il fatto che manchino le apprezzate sessioni su strada lascia l'amaro in bocca, ma su tutto emerge che quanto di stealth possedeva il predecessore è qui andato scemando, tanto da divenire un "normale" gioco d'azione in terza persona con canoniche sparatorie che alla lunga risultano ripetitive. Non encomiabile né detestabile in nessuna delle componenti giocabili, Headhunter Redemption si presenta come un titolo d'azione apprezzabile per coloro che sanno accontentarsi e per tutti quanti si sentano legati al brand, nato come canto del cigno europeo per Dreamcast ad opera di un allora emergente gruppo di sviluppo (il titolo, lo ricordiamo, è apparso in seguito anche sulle ludoteche Playstation 2).
Per quanti invece cerchino quell'agognato "di più", è bene rivolgersi verso altri lidi.
L'atmosfera da "1984" che si respirava nel predecessore è qui mantenuta con tuttavia maggiori calamità toccate in sorte alla stirpe d'Adamo.
La giustizia è ancora saldamente preservata dai soliti cacciatori di taglie (che sostituiscono la protezione civile governativa) ed i mezzi di telecomunicazione si preoccupano di plagiare la platea nel nome del governo dominante, un governo il cui vertice (presidente Goodman) ha tutta l'aria di essere una caricatura ben riconoscibile ed effettuata dal gruppo di sviluppo delle scuderie Sega (gli Amuze). Dove realmente serpeggi il male, se alla luce del sole o lontano da essa, questo è tutto da scoprire.
Il mondo è stato appena tormentato dall'incedere del virus "Bloody Mary" (che ha mietuto milioni di vittime) e la sicurezza della superficie cittadina (Above) è violata dall'azione terroristica della società criminale che vive nel sottosuolo (Below). Tale suddivisione urbanistica è dettata in primo luogo da fattori sociali, ed inoltre da cause, per così dire, morfologiche; un terremoto ha infatti raso al suolo la precedente metropoli proprio in seguito alla divulgazione del vaccino salvifico scoperto dalla corporazione Stern (il cui solo nome rievoca Angela).
La storia del gioco inizia con un antefatto che vede un riconoscibile Jack Wade alle prese con una bimba di nome Leeza e col padre di quest'ultima. Nel corso di quella missione l'empio genitore voleva uccidere la figlia e per questo motivo Jack è costretto a salvare la vita dell'innocente (uccidendone l'oppressore).
Qualche annetto dopo (un ventennio circa), quella bambina è diventata una giovane donna e Jack è ormai un uomo di seconda età; la prima ha a che fare con l'ambiente del Below, mentre il primo si muove al di fuori di esso garantendo l'ordine con le consuete maniere forti.
Fatto sta che, oltre alle rimembranze del preludio testé citato, Jack decide di diventare mentore della giovane e di portare quest'ultima da hacker sbarazzina a braccio armato degli Headhunters. Accelerazioni narrative eccettuate (che denotano una mancata euritmia alla trama), queste sono le vicissitudini iniziali che ben presto entreranno in una spirale vieppiù intrecciata e ricca di colpi di scena.
Ludicamente le sezioni stealth hanno lasciato spazio ad una più forte componente d'azione, tant'è che a ragione si potrebbe parlare di cambio di rotta rispetto all'antecedente episodio. Non mancheranno invero le occasioni di agire furtivamente (in presenza di nemici isolati e che ci danno le spalle), ma in linea di massima gli scontri si riassumono in un faccia a faccia in cui occorrerà semplicemente trovare rifugio dal fuoco nemico per poi scaricare quanto il nostro arsenale ci concede.
Ogni nemico abbattuto (la cui intelligenza artificiale è assolutamente inappropriata, vedi il vizio di avvicinarsi a materiali altamente infiammabili) fa cadere preziosi caricatori e vista la generosità, difficilmente vi ritroverete a corto di pallottole. Disseminati lungo le aree di gioco vi saranno dei checkpoints e degli oggetti curativi (quest'ultimi disposti con più sapienza dei proiettili) ed ogni tanto, al fine di dare un minimo di varietà alla mattanza, sono presenti degli enigmi non troppo impegnativi.
Basilare per azione ed osservazione è il sistema IRIS, installato negli occhiali che in nostri comprimari indossano. Tramite esso la mira sarà automaticamente impostata sul nemico maggiormente in vista, i vari elementi architettonici (e non) potranno essere scannerizzati (donde capirne i punti deboli e l'utilità) ed infine, accedendo ai menu, si potrà maneggiare l'inventario e studiare la mappa dove i personaggi sono momentaneamente ubicati (i personaggi sono chiaramente Jack e Leeza X, con una superiore presenza di quest'ultima). I nemici comuni hanno un comportamento prevedibile e sono pertanto rapidi a cadere per mano nostra, a meno che non si debba combattere, prima che con loro, con le altalenanti inquadrature le quali tuttavia hanno la piacevole opzione di essere da noi gestite (la visuale è mutabile e la telecamera ruotabile a 360°).
I boss presenti invece sono assai più ostici da sconfiggere e richiederanno talvolta le ripetizioni di turno.
Graficamente è netta la distinzione dei due principali ambienti, Above e Below, con una forte illuminazione del primo ed una prevalente oscurità per il secondo. La texturizzazione alla lunga è riciclata, con assidui elementi metallici che costellano i livelli di gioco. Un effetto blur prevale all'orizzonte, specie e soprattutto nel mondo superficiale. La colonna sonora è di ottima fattura, grazie alla firma che i pentagrammi vantano: Richard Jacques. Da segnalare invece l'incostanza del parlato anglosassone: riuscita la loquela di Jack, insopportabile quella di Leeza e per entrambi un copione e una sceneggiatura un po' stereotipati. Tirando le somme ciò che maggiormente salta all'occhio ed al tatto è l'inferiorità di questo episodio nei confronti del primo Headhunter. Il fatto che manchino le apprezzate sessioni su strada lascia l'amaro in bocca, ma su tutto emerge che quanto di stealth possedeva il predecessore è qui andato scemando, tanto da divenire un "normale" gioco d'azione in terza persona con canoniche sparatorie che alla lunga risultano ripetitive. Non encomiabile né detestabile in nessuna delle componenti giocabili, Headhunter Redemption si presenta come un titolo d'azione apprezzabile per coloro che sanno accontentarsi e per tutti quanti si sentano legati al brand, nato come canto del cigno europeo per Dreamcast ad opera di un allora emergente gruppo di sviluppo (il titolo, lo ricordiamo, è apparso in seguito anche sulle ludoteche Playstation 2).
Per quanti invece cerchino quell'agognato "di più", è bene rivolgersi verso altri lidi.
Headhunter Redemption
6.5
Voto
Redazione
Headhunter Redemption
Tirando le somme ciò che maggiormente salta all'occhio ed al tatto è l'inferiorità di questo episodio nei confronti del primo Headhunter. Il fatto che manchino le apprezzate sessioni su strada lascia l'amaro in bocca, ma su tutto emerge che quanto di stealth possedeva il predecessore è qui andato scemando, tanto da divenire un "normale" gioco d'azione in terza persona con canoniche sparatorie che alla lunga risultano ripetitive. Non encomiabile né detestabile in nessuna delle componenti giocabili, Headhunter Redemption si presenta come un titolo d'azione apprezzabile per coloro che sanno accontentarsi. Per quanti invece cerchino quell'agognato "di più", è bene rivolgersi verso altri lidi.