Hellblade: Senua's Sacrifice
Quello della malattia mentale è un tema che Ninja Theory ha già provato ad affrontare almeno una volta, nella sua lunga carriera, non riuscendo però a dare al personaggio lo spazio che avrebbe meritato. E in effetti, a ben guardare, la protagonista di questo Hellblade ha diversi punti di contatto con Kai, co-protagonista di Heavenly Sword. Anche esteticamente, sembra piuttosto evidente che il team capitanato da Antoniades sia partito proprio da lì per progettare la realizzazione di Senua, la protagonista di questo nuovo lavoro. Un progetto lungo e delicato, questo di Ninja Theory, che tocca temi importanti e che ha richiesto la collaborazione con veri esperti del settore e uno sviluppo molto particolare per quello che riguarda il comparto sonoro del gioco.
Senua è una giovane ragazza, allontanata dal suo villaggio perché ritenuta portatrice di sciagure e malattie che hanno colpito parte della popolazione. E come se l’esilio non fosse già una prova sufficiente, al suo ritorno trova il suo promesso sposo ucciso ed esposto nella pubblica piazza come sacrificio agli dei. La giovane e fragile mente della ragazza non regge allo shock ed entra in uno stato di perenne psicosi. Senua quindi avverte costantemente presenze che non esistono, sente le voci nella propria testa e agisce sotto il costante influsso di una mente malata. Così come malato è il fine ultimo della giovane guerriera: riprendersi il suo amato, strappandolo alle divinità a cui è stato sacrificato. Inizia così il viaggio di Senua. Un viaggio molto metaforico, in realtà, perennemente in lotta con nemici che potrebbero benissimo essere presenti solo nella sua mente.
Un percorso anche nella mitologia nordica, dove Ninja Theory ha pensato di ambientare le vicende di Hellblade e dove ritroveremo quindi miti e leggende appartenenti ad una civiltà molto radicata alle origini esoteriche della sua mitologia. Il disagio mentale di Senua è compagno di viaggio della giovane lungo tutto il corso dell’avventura. Le voci nella testa della giovane saranno onnipresenti, e se sarete dotati del giusto hardware (noi abbiamo provato il gioco con le cuffie Logitech 7.1) avrete la sensazione costante di avere delle persone attorno a voi che continueranno a dirvi cosa fare o cosa non fare, spesso in netta contraddizione tra di loro. Un continuo vociare che potrebbe diventare fastidioso, alla lunga, ma che Ninja Theory ha volutamente realizzato così per dare davvero un’idea di cosa realmente percepisce una persona afflitta da una forma di schizofrenia.
Per fare questo, il team si è rivolto a veri esperti del settore, che hanno portato all’interno del gioco la propria esperienza di scienziati che giornalmente aiutano le persone afflitte da malattie mentali, in modo da riprodurre quanto più fedelmente possibile il disagio realmente provato da chi purtroppo ne viene colpito. Un approccio che ha richiesto anche una particolare registrazione audio delle voci, che unite alla tecnologia audio 3D, hanno una resa davvero incredibile e in linea con le intenzioni degli sviluppatori. Il disperato viaggio di Senua alla ricerca dell’amore perduto sarà costellato di allucinazioni molto vivide e reali, di voci che cercheranno di metterla in guardia sul da farsi, mentre altre la inviteranno a gettarsi nella mischia, ad altre ancora che le urleranno in testa con una rabbia e una ferocia che non possono lasciare indifferenti.
Il tutto si riflette alla perfezione sulle animazioni facciali di Senua, capaci di riflettere perfettamente i differenti stati d’animo attraversati dalla ragazza, dalla disperazione più totale alla lucida follia. Se questo aspetto del comparto tecnico si può definire come completamente riuscito, non possiamo purtroppo dire lo stesso per altri elementi che compongono lo scenario di gioco. Alcune textures e strutture non ci hanno convinto pienamente e più in generale l’aspetto estetico risulta “sporco” e non all’altezza della realizzazione dei personaggi. Una parte della “colpa” è probabilmente imputabile all’aspetto molto dark che è stato dato al gioco, ma è innegabile che diversi aspetti della grafica sia stati realizzati “al risparmio”.
Una cosa che purtroppo ritroviamo anche quando andiamo a parlare del gameplay di Hellblade, che si presenta ben al di sotto del suo livello narrativo. Il cammino di Senua per recuperare l’anima del suo amato e strapparla agli dei a cui era stata sacrificata è accompagnata da poche azioni richieste al giocatore. Sostanzialmente ci troveremo di fronte ad un solo tipo di puzzle ambientale da risolvere e combattimenti non eccessivamente impegnativi e poche varianti a nostra disposizione. I puzzle sono riconducibili alla ricerca di alcuni simboli runici che sbloccheranno le porte che ci impediscono il proseguo del nostro cammino.
Basterà però cercare nell’ambiente circostante le forme geometriche simili ai simboli giusti per risolvere la situazione e alcune icone colorate ci guideranno verso l’esatta soluzione. Per quanto riguarda il combattimento, invece, il tutto si risolve con un move set piuttosto scarno e non troppo sfidante, anche di fronte a più nemici sullo schermo. A questo unite anche un level design legato ad un mondo “su rotaie” dove la protagonista è filoguidata dal punto A al punto B, privato di qualsiasi tipo di esplorazione degli ambienti, senza alcun tipo di loot, crescita del personaggio e dove l’unico intervento “intellettuale” richiesto al giocatore è appunto la soluzione dei semplici enigmi di cui sopra. Attenzione però a non prendere troppo sotto gamba il sistema di combattimento, perchè essere sopraffatti troppo spesso potrebbe portare alla morte definitiva del vostro personaggio, con l'obbligo quindi di riprendere il gioco da zero. Il sistema "Permadeath" messo in piedi da Ninja Theory prevede che ogni volta che Senua avrà la peggio negli scontri con il nemico vedrà accrescere il livello di "morte nera" nel suo corpo (visibile sul braccio destro del personaggio). Se questa arriverà alla testa, allora Senua dovrebbe morire definitivamente, costringendovi al riavvio dell'avventura. Il condizionale è d'obbligo, dal momento che non c'è chiarezza sul "quante" volte dovrà soccombere Senua per arrivare alla Permadeath. Ad ogni modo, evitate a prescindere.
E’ evidente che l’intento di Ninja Theory sia maggiormente rivolto all’aspetto narrativo dell’opera, ma se da una parte il compito può dirsi pienamente riuscito, dall’altra dobbiamo ammettere che ci sarebbe piaciuto avere per le mani un gioco più completo e appagante sotto il punto di vista delle meccaniche ludiche, troppo “asciutte” e d’accompagnamento alla narrazione. Esperimento riuscito a metà, quindi, ma che pone ancora una volta Ninja Theory come team “di frontiera”, perfettamente a suo agio nella creazione di prodotti capaci di andare oltre il semplice aspetto ludico, solo che in questo caso si sono lasciati prendere un attimo la mano. C’è da dire che il prezzo di vendita di Hellblade è decisamente “low budget” e che probabilmente alcune scelte di design sono figlie di una politica commerciale molto conservativa.
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Redazione