Herdy Gerdy
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Tramite queste diversificazioni l'idea di un ecosistema immaginario emerge con forza. Le creature andranno sistemate in appositi recinti ognuno diverso dall'altro e per aiutare gli sforzi di Gerdy sono disponibili una serie di oggetti come stivali per saltare più in alto e un flauto simile a quello del pifferaio magico.
Purtroppo qui stanno i pregi e i difetti di Herdy Gerdy: l'idea di fare del protagonista principale un pastore è originale ma altro da fare non c'è, si tratta solo di occuparsi di creature che vanno condotte da un punto all'altro. Nessuno scontro vero, poca varietà nell'azione, solo un cospicuo numero di puzzle da risolvere.
Comunque sia la varietà delle creature non manca certo: si passa da strani esseri rosa che sono praticamente onnivori e che si infuriano con Gerdy quando si avvicina troppo ad altre che invece ne sono spaventate e seguono Gerdy con facilità. Quindi bisogna controllare accuratamente i primi e, se è il caso, intrappolarli almeno il tempo necessario a mettere al sicuro gli animali più piccoli. E l'esempio si potrebbe prolungare.
Anche la pianificazione non è lasciata al caso ma a al contrario è uno degli aspetti più importanti. Decidere qual è la via migliore diventa più comodo grazie alla mappa del territorio facilmente accessibile e orientabile. Un'attento esame della mappa è sempre consigliato perché, grazie alle straordinarie capacità di movimento di alcune creature, si possono sfruttare passaggi insospettabili.
Dal punto di vista dei controlli bisogna dire che, al di là
degli ovvi problemi posti dal gioco nel guidare le creature, muovere Gerdy è tutto sommato facile. Si muove come un personaggio completamente 3D anche se rimane una specie di cartone animato. Qualche problema, al solito, nasce dalla telecamera che, dovendosi confrontare con un ambiente tanto vasto e variegato, qualche volta complica un po' la vita. Eppure sono previsti molti controlli manuali: la telecamera è completamente ruotabile attorno a Gerdy con lo stick analogico destro che ha anche il compito di stabilire la distanza; premendolo invece si scorre fra tre angolazioni.
La prima è direttamente alle spalle del protagonista, la seconda è più spostata verso l'alto mentre l'ultima offre una panoramica ampia. Il tutto funziona bene fino a quando un controllo automatico non aggiusta autonomamente la telecamera in base all'architettura del luogo o alla posizione di Gerdy rispetto all'ambiente (e spesso la visuale diventa quella più ravvicinata). L'intento è quello di garantire sempre la visuale di Gerdy visto che gli oggetti non diventano trasparenti.
Così sarebbe stato meglio affinchè il controllo sugli eventi non venisse limitato dalla ristrettezza della visuale ma forse si sarebbe sacrificato troppo il frame rate. E qui viene introdotto il secondo punto debole ovvero la nemmeno troppo occasionale lentezza di Herdy Gerdy che soffre in certi punti di vistosi cali della fluidità.
Passando sopra a questi difetti si può concludre che il compito del pastore si rivela intrigante: ogni puzzle porta con sé la voglia di risolverlo. Di sicuro l'idea non è male ma con un po' di azione diversa in più sarebbe stata anche meglio.