Hey! Pikmin
Era il 2001 e il prode Capitan Olimar - sfortunato dipendente della Hocotate Freight - faceva la conoscenza della carinissima razza aliena dei Pikmin, animaletti colorati che nel corso degli anni si sono rivelati molto utili alla causa del nostre prode astronauta: tornare a casa!
Dopo due seguiti, di cui l’ultimo recentemente su Wii U, il nostro amato Olimar si troverà ancora una volta a dover riparare la sua povera nave, ma questa volta su una piattaforma decisamente inusuale: la portatile 3DS.
Abbiamo giocato a fondo Hey! Pikmin, e siamo pronti a raccontarvi quelle che sono le nostre sensazioni dopo aver raccolto quintalate di Luminum.
Stilo e animaletti
Di fatto, la storia non si discosta più di tanto da quella che abbiamo avuto modo di vivere nelle precedenti incarnazioni. Olimar cade per l’ennesima volta su un pianeta sconosciuto, e grazie all’aiuto dei simpatici Pikmin dovrà riuscire a recuperare 30mila unità di Luminum per poter tornare a casa.
Questa volta però, per adattarsi alle necessità e alle caratteristiche di 3DS, il team di sviluppo Arzest ha deciso di puntare su una visuale a scorrimento orizzontale. Ogni mondo potrà essere esplorato da sinistra verso destra (salvo qualche eccezione), Olimar comandato con la stick analogico di sinistra e i Pikmin recuperati potranno essere lanciati in punti specifici della mappa con il pennino.
Un’accoppiata che, dopo un inizio leggermente scomodo, si è rivelata vincente e immediata. Rispetto ai capitoli per le console da casa, la quantità di mostriciattoli da portare in giro sarà molto più contenuta, senza poter scegliere cosa tenere con noi e cosa lasciare momentaneamente fermo. Tutto però tornare molto utili all'astronauta, anche perché, fatta eccezzione per l'utilizzo del jetpack, i movimenti del nostro protagonita sono piuttosto limitati; dove non arriverà lui però, ci arriveranno i simpatici alieni.
I colori sono tutti quelli conosciuti fino ad ora (rosso, giallo, blu, grigio e rosa) e ogni singola specie può vantare un particolare potere che potrà essere sfruttato per superare gli enigmi e le sfide proposte all’interno dei singoli livelli. Livelli che sono suddivisi in principali e secondari. I primi sono quelli utili a progredire nell’avventura, mentre i secondi si configurano come simpatici interludi utili a racimolare qualche luminum in più o qualche Pikmin aggiuntivo.
Parlare dei vari stage che compongono l’avventura, ci permette di introdurre quello che secondo noi è uno dei due limiti del gioco: il level desing. Sebbene sotto alcuni aspetti ci troviamo davanti ad un prodotto in grado di regalare un intrigante collaborazione tra il genere platform e quello puzzle, il problema di Hey! Pikmin è legato ad una piattezza che avanza inesorabilmente verso la fine del gioco, senza particolari sussulti. Intendiamoci, non parliamo di un gioco brutto, ma di qualcosa che non regala particolari stimoli ai giocatori più scafati sia sotto l’aspetto della difficoltà, che in quello di esperienza vera e propria.
Quel che rimane è un un gioco simpatico, divertente e tutto sommato valido sotto molteplici aspetti. Un prodotto che, sia per scelte quanto per ridotte capacita del 3DS, punta probabilmente ad un pubblico più giovane, che grazie ad Hey! Pikmin, può appassionarsi ad una saga ricca di spunti interessanti.
Di fatto, sono pochi anche gli spunti extra gioco che possono stimolare i giocatori più “hardcore” a prendere in mano il titolo. La cosa più complessa da fare è quella di recupera tutti gli oggetti speciali - come sempre descritti in modo molto simpatico da Olimar - sparsi per i livelli; unico compito leggermente impegnativo del gioco, ma non di certo impossibile. Inoltre, tutti i Pikmin salvati all’interno dei vari livelli andranno ad alimentare il “parco Pikmin”. Si tratta di una serie di zone in cui i Pikmin - una volta assegnati alla relativa sezione del parco - vanno autonomamente alla ricerca di oggetti speciali o luminum. Ah, se ve lo state chiedendo, se doveste raggiungere la quota necessaria per ripartire con la vostra nave, prima di arrivare all’ultimo livello del gioco, non riuscirete comunque a partire…perché? Scopritelo voi!
Sotto l’aspetto puramente tecnico il titolo è ovviamente ridimensionato agli ormai evidenti limiti di una console che ha diversi anni sulle spalle. Niente di particolarmente esaltante, ma neanche brutto da vedere. Il classico prodotto che si posiziona nella media di quelli che sono i titoli per la portatile di Nintendo. Curioso invece il fatto che non ci sia supporto al 3D, ennesima conferma, dopo il New 2DS XL, dell’abbandono quasi sicuro di questa tecnologia. Il gioco, infine, supporta l’utilizzo degli Amiibo ma con risultati e contenuti extra (livelli) tutt’altro che esaltanti.
Voto
Redazione