Hitman Contracts
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A volte è naturale domandarsi se valga davvero la pena investire tante energie per arricchire sempre più un gameplay, già solido e collaudato, magari col rischio di snaturarlo e giungere a risultati poco soddisfacenti come quelli di Angel of Darkness. Non è fuori luogo che alcuni sviluppatori cerchino la via più semplice, quando possibile, proponendo un prodotto che non svecchia ne supera le meccaniche del predecessore, e a cui spudoratamente si rifà aggiungendo poco o nulla. Questo accade in Hitman Contracts, ma la nostra affermazione non mira a mettere in dubbio la validità in se del parto IO Interactive, quanto a sottolineare che, aspettando qualche drastico cambiamento, irrimediabilmente si rimarrà delusi.
Vergognoso? Giammai. Nel panorama video-ludico attuale, irto di cloni spazzatura, il capolavoro IO Interactive rimane depositario di un gameplay collaudato che lascia ampia libertà al giocatore, non più intrappolato entro rigidi schemi ma dotato di un potere decisionale totalmente assente in numerosi altri titoli. Una libertà raramente riscontrata in titoli della medesima categoria che non solo dona al giocatore un senso di emancipazione enorme, ma lo erge al rango di vero protagonista dell'avventura. Nulla di eccezionale, sempre che Hitman Contracts non appartenesse alla categoria degli action\stealth game che, per conformazione, rimane incanalata entro rigidi binari da seguire alla lettera. Ovviamente un occhio clinico noterebbe già dopo le prime ore di gioco le notevoli restrizioni riscontrabili nella quotidiana pratica dell'assassinio, solo in parte rivisitate e allargate dagli sviluppatori, pur sempre meritevoli di aver depurato il genere action della propria linearità e aver conferito al giocatore libertà e potere decisionale.
E' così che, a due anni dalla sua ultima apparizione (Hitman: Silent Assassin, 2002), il brand si rivela ancora valido e originale, un prodotto che per numerose sfaccettature rappresenta una variazione sul tema rispetto ai suoi diretti rivali, una variazione sul tema da cui il proprio valore nasce, sia ben inteso, non dall'atipicità quanto dal valore in senso assoluto. Libertà e "originalità" (in senso lato) sono due pregi che non si possono certo negare a Hitman Contracts, fotocopia rivisitata del predecessore, ma ancora esemplare unico nel suo genere.
Eppure, per quanto non attaccabile l'ossequio verso il proprio gameplay solido e collaudato tanto da sputare contro ogni possibile modifica, l'incoerenza dell'IA diventa motivo di disapprovazione e, a seconda della situazione, di frustrazione per una copertura andata a monte. L'intelligenza artificiale, sempre lei a rovinare la festa e fare puntualmente capolino tra i difetti di un'infinità di prodotti. A volte si può chiudere un occhio, altre volte no, e il piccolo difetto può diventare uno spunto per attaccare un prodotto altrimenti brillante, o solamente un limite che gli sviluppatori non hanno ancora superato. Tuttavia, il piccolo difettuccio passa in secondo piano se raffrontato a quanto si vede in altre produzioni anche attualissime, e diventa giusto una piccola macchia sul vestito (di gran classe) quando ci rendiamo effettivamente conto della profondità di gioco disarmante che Hitman Contracts è in grado di offrire.