Homefront: The Revolution

di Valerio De Vittorio
Lo sviluppo di Homefront Revolution é di quelli complicati. Una storia che partiva già sotto cattivi auspici vista la tiepida accoglienza del predecessore, sicuramente meno apprezzato di quanto sperato dalla defunta THQ. Passato tra più mani, il franchise é infine approdato in casa Deed Silver che ha raccolto lo staff di Free Radical, chiusa da Crytek, per fondare Dambuster Studios, e a cui ha affidato la fine dei lavori del titolo, dopo aver acquisito i diritti sulla serie Homefront. Durante questi passaggi sono cambiate molte cose di Homefront: The Revolution che nella sua ultima incarnazione si é trasformato in un FPS free roaming, senza trascurare l'ambientazione e l'aspetto narrativo, perno attorno al quale si era generato sin dal primo capitolo un discreto interesse.



Viva la rivoluzione!


Se avete giocato il primo Homefront, sappiate che questo The Revolution ne é un reboot, e ne riprende gli spunti narrativi per raccontare una storia completamente diversa. E differente é anche l'impostazione del gameplay, non più vicina agli sparatutto lineari in stile Call of Duty ma molto più prossima agli ultimi Far Cry di Ubisoft. La storia ci narra di un futuro distopico, in cui la Corea del Nord ha lentamente colonizzato a livello economico gli Stati Uniti, grazie ai propri prodotti, economici ed accattivanti per l'occidente. Da telefoni e televisori si é presto passati alle armi, sfruttate negli anni dal Nord America in una estenuante guerra in Medio Oriente. Con i mercati devastati da scelte politiche scellerate, la Corea del Nord capisce che il momento é finalmente propizio e si lancia alla conquista degli Stati Uniti, i quali restano inermi e impossibilitati a difendersi. Le armi vendute a loro negli anni, infatti, disponevano di un dispositivo di sicurezza, grazie al quale gli invasori spengono ogni aereo, nave, elicottero o semplice fucile.

Il popolo americano rimane a guardare inerte mentre il loro paese si trasforma in una sanguinosa dittatura marziale. Arriviamo così al 2029, il protagonista della nostra avventura é parte di una piccola resistenza, che un atto di guerriglia alla volta sogna di svegliare le conscienze del popolo americano perché si ribelli e possa finalmente detronizzare l'impero Coreano, liberando gli Stati Uniti dall'invasione. Proprio come con il primo sfortunato Homefront, The Revolution offre un'atmosfera ed una narrazione potenzialmente validi, ma a causa di una scrittura approssimativa e piena di luoghi comuni, non ne sfrutta il potenziale. Le distopie sono sempre affascinanti ma delicate da maneggiare, purtroppo gli sceneggiatori di Dambuster Studios non si sono rivelati all'altezza.

Mancano personaggi accattivanti e sequenze animate appassionanti, il tutto appare come un semplice pretesto per collegare le missioni, appiattendo enormemente il coinvolgimento. E' un vero peccato che ad un secondo tentativo non si sia riusciti a recuperare efficacemente il potenziale dell'ambientazione, e anzi, si é persino riusciti a fare peggio che nell'originale Homefront, il quale probabilmente aiutato dalla sua linearità, riusciva grosso modo a raccontarci una storia di senso compiuto. Se la narrazione non ci ha convinti, l'atmosfera rimane affascinante, grazie ad ambientazioni vive, che si modificano nel tempo in seguito alle nostre azioni. Un'espediente semplice ma efficace.



Zona rossa, zona gialla


Come anticipato in apertura, Homefront: The Revolution abbandona la linearità degli sparatutto a corridoio in favore di un gameplay aperto, attingendo a piene mani dalla serie Far Cry, ma pescando anche alcuni elementi dagli ultimi Crysis e Metro, se vogliamo. Dambuster ha infatti voluto ricreare l'esperienza della guerriglia urbana, con tutta la sua brutalità, per questo ha diviso il mondo di gioco in zone. In quella gialla potremo muoverci mescolandoci tra la folla, che abita queste aree costantemente controllate dalle forze della KPA, i militari coreani. Saremo dei ricercati, per questo é sempre meglio cercare di non attirare l'attenzione, o i soldati faranno scattare l'allarme e partirà un inseguimento letale. Affrontare a viso aperto i nemici é un'impresa quasi impossibile, meglio nascondersi e attendere che smettano di cercarci.

In queste zone dovremo portare a termine alcune missioni, segnalate sulla mappa, principali ed opzionali che siano. L'obiettivo é diffondere la ribellione, conquistando i vari punti di controllo nemici per darli in mano ai nostri compagni d'armi. Vedremo la popolazione assecondarci sempre di più, finché non ci assisteranno nel sottomettere gli invasori, ribaltando così le carte.Le zone rosse sono invece vere e proprie aree di guerra, dove la KPA é autorizzata a sparare a vista. Anche qui potremo muoverci di nascosto, ma spesso avremo dei compagni che ci accompagneranno nelle nostre missioni, così che gli scontri a fuoco saranno meglio bilanciati.

Ma sfruttare gli scenari a nostro vantaggio, così come la nostra strumentazione rimarrà fondamentale, siamo sempre parte di una ribellione che combatte contro un esercito organizzato e tecnologicamente molto più equipaggiato di noi.Come avrete capito gli elementi per proporre un prodotto interessante e per certi versi anche dotato di una propria personalità ci sono tutti, e Homefront: The Revolution, quando tutto funziona, sa divertire offrendo un livello di sfida davvero impegnativo. Con pochi colpi il nostro alter ego soccomberà inesorabilmente, se non attueremo delle strategie efficaci, vincere sarà quasi sempre impossibile.
Il gameplay é vario e ha un grande potenziale


Dovremo sempre tenere gli occhi aperti esplorando l'enorme mappa, che offre spesso soluzioni alternative ad una medesima situazione. Anche la gestione dell'equipaggiamento é molto interessante. Avremo tre armi nel nostro inventario ma potremo modificarle in tempo reale, per trasformarle in base alle nostre esigenze. Ad esempio una pistola diverrà una mitragliatrice in pochi istanti! Inoltre ci sono diverse mod da applicare, come mirini, canne potenziate e quant'altro. Sono contemplate anche bombe, molotov, diversivi e persino una macchina radiocomandata, tutti strumenti ideali per organizzare strategie inventive e degne di una ribellione.Purtroppo lo sviluppo travagliato del titolo si fa notare in moltissimi aspetti. Lo stealth é una componente fondamentale dell'esperienza, ma l'intelligenza artificiale é approssimativa quando va bene, disastrosa quando il sistema comincia a cedere sotto la pressione di bug e mancate rifiniture.

Quando poi parte l'allarme, vedrete soldati della KPA rimanere fermi mentre gli sparate, ammucchiarsi nello stesso punto cercando di stanarvi e così via. Le ambientazioni, dal canto loro, appaiono interessanti ed enormi, piacevoli da esplorare, ma solo di giorno. La notte non si riesce più a capire nulla, a causa di un sistema di illuminazione che nasconde dettagli anche importanti nell'oscurità. E' un vero peccato che non si sia dato più tempo agli sviluppatori per portare a termine la propria visione, sotto una mole di problemi anche importanti si nasconde un esperienza dal potenziale molto buono, non certo un capolavoro, ma un FPS che avremmo consigliato senza particolari riserve. Ma come vi illustriamo più avanti, i problemi non sono solo nel gameplay, ma anche nella realizzazione tecnica.

Grafica da lacrime


Il motore grafico utilizzato per realizzare Homefront: The Revolution é il Cryengine, che abbiamo visto brillare nell'ormai vecchiotto Crysis 3. ma più recentemente in Ryse Son of Rome. Purtroppo il suo grande potenziale non é stato sfruttato a dovere e modelli di personaggi ben dettagliati si muovono con animazioni approssimative. Ambientazioni vastissime mostrano elementi mal realizzati, texture di alto livello si alternano ad altre sbiadite e pixelose. Il sistema di illuminazione propone scenari anche impressionanti di giorno, ma la notte il bilanciamento va a farsi benedire ed il titolo diventa quasi ingiocabile. Insomma, tanti alti e bassi, arricchi da una sfilza di bug anche compromettenti, e soprattutto crash che ci hanno costretto a rigiocare diverse sezioni del titolo. Homefront: The Revolution é enorme ed é stato impossibile terminarlo anche per colpa di queste problematiche, che ci hanno costretto a rifare intere porzioni di gioco. La patch day one promette di sistemare queste problematiche come di perfezionare un frame rate tutt'altro che entusiasmante. Come detto, preferiamo attendere l'aggiornamento prima di esprimerci in modo definitivo sul gioco, anche per testare la modalità multiplayer.



In conclusione



In fase di recensione vi abbiamo raccontato la nostra esperienza con Homefront: The Revolution, ma visti svariati problemi tecnici, il poco tempo a disposizione per testare un prodotto così vasto ed articolato ed il ritardo della patch day one, abbiamo preferito prenderci qualche giorno in più prima di darvi il nostro responso definitivo sul titolo. A fondo articolo trovate il voto decisivo, le motivazioni che ci hanno portato ad essere più ottimisti, ma senza poi esagerare, sul gioco ve le raccontiamo in questo breve paragrafo. Prima di tutto la patch ha reso il prodotto più scorrevole e "maneggevole". La versione review soffriva di continui crash, cali repentini del frame rate e bug di ogni genere. Il codice é invece ora più stabile e rifinito, sebbene lontano dalla perfezione. Abbiamo testato anche la versione PS4, che si attesta attorno ai 30 FPS, senza mantenerli però costanti, accusando alcuni cali fortunatamente non troppo fastidiosi.

In compenso il quadro estetico é ripulito da un temporal anti-aliasing molto efficiente, attivabile a piacere dalle opzioni anche su console. Proprio su Playstation 4 ed Xbox One é possibile apprezzare maggiormente un comparto grafico sicuramente non spacca mascella, ma capaci di alcuni scorci davvero azzeccati, in particolar modo di giorno. Le ambientazioni più avanzate regalano diverse soddisfazioni, facendo dimenticare le prime anonime mappe. E a proposito di mappe, Homefront: The Revolution é un gioco immenso, costruito su diversi livelli, vasti e liberamente esplorabili, suddivisi tra zone gialle e rosse. Non é un vero free-roaming, visto che le aree sono comunque separate da caricamenti, ma avrete molte cose da fare, oltre a seguire la trama principale, e le ore offerte dal titolo Dambaster sono nell'ordine delle decine. Approfondendo l'esperienza diventano più importanti caratteristiche del gameplay che sembravano solo abbozzate, come l'utilizzo dell'arsenale, personalizzabile e vario. Il gioco ha un livello di difficoltà piuttosto alto, proprio per spingere l'utente ad attuare tattiche di guerriglia, evitando il più possibile il confronto frontale.

Il riassunto della nostra esperienza é che Homefront: The Revolution, al netto di alcune problematiche, come piccoli bug che ancora permangono, un'IA non proprio da Nobel ed una certa legnosità di fondo, ha una personalità propria e regala un'interpretazione del gameplay FPS aperto interessante e godibile. Rimane un gioco che avrebbe meritato più tempo di sviluppo ed un'uscita in un periodo meno ricco di FPS, tra l'altro di livello altissimo come DOOM o Overwatch, giusto per fare due esempi. Se però avete voglia di sperimentare qualcosa di diverso, tenetelo nella vostra wishlist.