Hooligans:Storm over Europe

di Redazione Gamesurf

Se dovessimo scegliere il titolo meno "politically Correct" degli ultimi dieci anni, non avremmo certamente dubbi: è proprio Hooligans. Più violento del recentissimo "State of Emergency" che tanto sta facendo discutere i possessori di Playstation2, meno giustificabile dell'ottimo "Grand Thieft Auto 3" già apparso sulla stessa console di casa Sony e destinato ad arrivare anche sui compatibili, potremmo trovare solo un titolo di riferimento che tanto scalpore aveva provocato dopo la sua uscita: stiamo parlando naturalmente di "Postal", un gioco dove il protagonista impazziva ed aveva come unico scopo quello di uccidere chiunque gli si parasse di fronte, mamme con carrozine comprese. Tuttavia se il raptus di follia del protagonista (chiaramente spiegato dal titolo stesso del gioco che si rifà ad una espressione americana che significa proprio "go to postal", cioè diventare pazzi) poteva giustificare la programmazione di un titolo del genere, in questo caso lo spunto di partenza del gioco è di quelli da lasciare senza parole.

Infatti il giocatore si deve mettere al comando di un manipolo di Hooligans pronti a distruggere le città per il solo piacere di farlo e senza nessuno scopo sensato. Stiamo parlando di un titolo strategico non convenzionale, nel quale ci troveremo a capo di una gang agguerrita il cui unico obiettivo sarà quello di devastare le varie capitali d'Europa nelle quali giocherà la squadra del nostro cuore. Attraverso una serie di missioni di difficoltà crescente, infatti dovremo di volta in volta combattere con la polizia nemica, distruggere il maggior numero di locali possibili, arruolare tra le nostre fila più "hooligans" possibili, nel tentativo di conquistare quelle aree più importanti che ci daranno il raggiungimento dell'obiettivo.

Tralasciando ogni discorso etico o morale, poiché non è questo il luogo, conviene soffermarci su quegli aspetti, grafica e giocabilità, che potrebbero decretare il successo o il fallimento di un titolo così fuori dal comune: infatti lasciando da parte la naturale sorpresa che circonda il giocatore nelle prime due tre ore di gioco, ciò che rimane è semplicemente un videogioco che, se non divertente, è destinato a cadere nel dimenticatoio fin troppo presto, svalutando l'impegno monetario da parte dell'acquirente.
A differenza dei titoli strategici che tutti conosciamo, tra cui ricordiamo sempre con passione la saga di Age of Empires o quella di Command And Conquer, in questo caso non abbiamo la necessità di raccogliere risorse e gestirle per la costruzione del nostro esercito o degli edifici, bensì avremo a che fare con piccoli raggruppamenti che possiamo dividere per comodità in due gruppi principali: i Leader, che possono comandare i gruppi di Hooligans, e le unità semplici. La caratteristica principale del Leader, che lo distingue di fatto dal resto del gruppo, è la possibilità di cantare canzoni oscene, con le quali istigherà la violenza dei suoi seguaci, ne rafforzerà la fedeltà e soprattutto potrà farsi seguire da altre persone disposte ad aiutarci nei nostri folli propositi.

Questi supporters, a dire la verità, non saranno mai sotto il nostro diretto controllo, e non è infrequente vederli fuggire presso l'ala protettiva dei nostri avversari o distruggere gli edifici per conto loro.
Per reclutare gli uomini, comprare le armi, offrire la birra ai nostri seguaci, avremo bisogno del denaro, svaligiando appartamenti, vetrine e compiendo altre simpatiche azioni senza farci prendere in castagna dalla polizia.