How to Survive
di
Andrea Ranaldo
Tra serie TV di successo, videogiochi e bufale del web (ricordate la famosa droga trasforma-zombie che imperversava su Facebook grazie a fantasiosi link giornalistici?), non si può negare che nella mente umana non vi sia una morbosa attrazione nei confronti di scoordinati e sanguinanti morti viventi. A cavalcare l'onda, questa volta, sono i ragazzi di 505 Games, che con il loro How To Survive ci illustrano i trucchi del mestiere indispensabili per debellarne una nutrita invasione. Nella speranza di non doverne usufruire in futuro, ci accingiamo quindi ad analizzare un prodotto che, giocoforza, puzza di morto; e non solo in senso buono...
The Last of Craft
Un pizzico di Diablo, una manciata di Minecraft e una vellutata di The Last of Us. Non si tratta di una invitante ricetta di Benedetta Parodi, bensì del cocktail alla base dell'esperienza di gioco di How To Survive. Il concept é sicuramente intrigante: nei panni di uno sventurato naufrago, dovrete farvi largo attraverso un misterioso arcipelago alla disperata ricerca di una via di salvezza. La scelta potrà ricadere su Kenji (il più equilibrato), Abby (la più agile) e Jack (il tank della situazione). Ogni personaggio godrà di un valore diverso per ognuna delle quattro caratteristiche, vale a dire Salute, Resistenza, Precisione e Forza, ed esse andranno ad influenzare notevolmente il vostro stile di gioco. Per intenderci, a secondo del vostro modus operandi é più fruttuoso usufruire di Kenji, molto abile con armamenti a lungo raggio, piuttosto che di Jack, dotato invece di una grande forza fisica, e quindi adattissimo negli scontri corpo a corpo. Tale scelta vi verrà imposta fin dai primi istanti: privo di tempi morti, How To Survive vi catapulta immediatamente nel combattimento, e come nel più classico degli action isometrici la quantità di nemici su schermo é repentinamente snervante. Per ovviare alla situazione, oltre ad un sistema di controllo che, metabolizzati i meccanismi, si rivela piuttosto efficace, avremo a disposizione anche gli utilissimi consigli di Kovac, istrionico autore del sopraccitato manuale di sopravvivenza.
Grazie a video carichi di ironia, verranno via via approfonditi tutti gli aspetti più originali del titolo. In primo luogo vi é chiaramente la necessità di soddisfare i bisogni biologici del proprio alter ego: oltre alla classica barra della salute, vi si affiancano infatti quelle riguardanti la fame, la sete e il sonno. Ognuna di queste, se non rimpinguata con regolarità, porterà a diversi malus, come ad esempio una scarsa mira, l'impossibilità di scattare e la mancanza di forza nei duelli corpo a corpo. Tale sistema, seppur a prima vista molto semplicistico, gode in realtà di alcune finezze da sottolineare: per esempio, potremo usufruire sia di alimenti vegetali, come le radici, che di carne, cacciando la fauna locale oppure pescando (ovviamente solo al calare delle tenebre o all'alba: é questo, anche nella realtà, il momento più prolifico). Ma non finisce qui! Se infatti non cuoceremo la carne, rischiamo sia di attirare gli zombie, bramosi di polpa fresca da mordere, che di morire, visto che le membra degli animali sono piene di parassiti letali. Stessa cosa dicasi per il bere: sparse per le isole vi saranno alcune oasi felici, ma é caldamente sconsigliato bere da paludi, dal mare o abbuffarsi di frutta fresca. Come dice il buon Kovac, é dura sopravvivere con la diarrea...
Molto più essenziale é invece la necessità di riposarsi. Lungo il vostro cammino incapperete in alcuni rifugi che, una volta debellati (e vi assicuro che sarà una lunga e sanguinosa battaglia), metteranno a disposizione un letto di erba totalmente immune dagli attacchi nemici. Non sarà come in un resort delle Maldive, ma chi si accontenta gode! Un simile espediente impone, ovviamente, il classico ciclo giorno-notte. La differenza, sostanziale, é che una volta calate le tenebre dovrete guardarvi anche da una forma di vita sconosciuta molto più forte dei normali zombie, ma altamente fotosensibile. Vi pedineranno come la più classica delle spie inviate da Moratti, ma sarà sufficiente puntargli una pila in faccia per vederli regredire come agnellini.
La situazione, ovviamente, si complica quando l'area di gioco é infestata da una miriade di mostri... In questo caso dovrete essere bravi ad alternare attacchi corpo a corpo con tambureggianti raffiche di proiettili, sfruttando il più possibile i colpi critici. La fuga, infatti, non é mai la soluzione, dato che sgattaiolando in una nuova zona vi ritroverete catapultati in un'area anch'essa brulicante di morti viventi, al cui banchetto si aggregheranno, prontamente, pure quelli da cui stavate scappando a gambe levate. La strategia può quindi essere duplice: o vi accanite sul malcapitato di turno con un machete o una mazza di ferro, e quindi usufruite del QTE successivo realizzando un'uccisione “ad effetto”, oppure mirate con la dovuta accuratezza per far sì che il colpo, anziché schiantarsi sul petto, finisca dritto dritto nelle cervella. Ogni uccisione regala punti esperienza utili a rinforzare le statistiche del proprio personaggio, e a sbloccare una serie di abilità che vanno da una maggiore resistenza per quanto concerni i bisogni vitali, fino alla creazione di nuove armi.
Proprio il crafting é un altro dei punti di forza del titolo. Il proprio inventario si arricchirà ben presto dei materiali più variegati, con cui sarà possibile costruire armamenti sempre più potenti, e corazze degni di uno SWAT. Nel corso della vostra avventura incapperete in pagine del manuale in cui sono sintetizzati gli attrezzi necessari per realizzare un determinato oggetto, ma potrete comunque agire di “fantasia”, e creare con semplicità mitra, fucili di precisione, e persino un esilarante motosega, il cui carburante é disponibile senza le nuove accise imposte dal Governo.
A Bug's Life
Ricapitolando: idee interessanti, controlli funzionali e grado di sfida settato verso il medio-alto. Ma allora...cosa non funziona? Il problema maggiore consiste nella drammatica ripetitività di fondo. Sebbene non vi sia mai un attimo di tregua, l'esperienza é tremendamente lineare, e vede il vostro alter ego andare su e giù per le medesime quattro isole alla mera ricerca di strumenti utili alla fuga. Ad alleviare la situazione non bastano i saltuari dialoghi con i personaggi non giocanti, per quanto molto ironici e gradevoli, così come le missioni secondarie che vi si profileranno interagendo con le scimmie parlanti: anche in questo caso si tratta sempre e comunque di trovare un determinato oggetto, e vi assicuro che dopo un paio d'ore sarete già al limite dell'esasperazione. La situazione migliora qualora affrontiate la Storia in compagnia di un amico, sia in locale che online, anche se la vera delusione é data dalla modalità Sfida: sebbene, data la natura molto leggera del titolo, ci fosse spazio per missioni esilaranti e fuori di testa, le otto fatiche che vi si pareranno davanti saranno estremamente scialbe e in linea, di fatto, con la campagna principale. Lo scopo é infatti sempre e comunque sopravvivere, e poco cambia se si parte su un'isola piuttosto che su un'altra.
Ad aggravare la situazione ci pensano alcuni bug a dir poco terrificanti. Durante la nostra prova su strada due, in particolare, hanno colpito la nostra attenzione. Il primo riguarda lo scontro con una sorta di boss, dato che, oltre ad essere estremamente potente, godeva di una acclarata barra di salute. Ebbene, dopo un primo approccio piuttosto violento, il nostro apparentemente insormontabile ostacolo si é trasformato nel più ebete dei contendenti, visto che é rimasto immobile per un minuto a prendersi tutta la nostra potenza di fuoco. Un simile caso si é purtroppo ripresentato in una nuova isola, e sempre durante il medesimo boss fight: questa volta il poco temibile energumeno é rimasto impalato soltanto per una trentina di secondi, comunque utili a lenirne notevolmente la vita.
Come se tutto ciò non fosse già abbastanza avvilente, veniamo ad una problematica che, qualora si presenti con una certa regolarità, vi porterà sulla via della depressione. Dopo una lunga ed estenuante sessione di due ore, l'autosalvataggio ha infatti fatto più cilecca di un ex Capo di Governo, obbligandomi a ripartire dal salvataggio del giorno prima. Inutile dirvi come tutti i santi del Paradiso siano stati chiamati in causa, data anche l'estrema noia che scaturisce persino da una nuova porzione di Campagna. Immaginatevi, quindi, cosa si prova a dover affrontare per la seconda volta intere sezioni...
Tecnicamente parlando ci troviamo di fronte al più classico dei titoli a basso budget. Fortunatamente, gli sviluppatori hanno dato la precedenza al frame rate, che si presenta piuttosto solido anche nelle situazioni più intricate, a fronte, però, di una mole poligonale a dir poco modesta.
Stessa cosa dicasi per il sonoro: musiche ed effetti sono di bassissima lega, ma svolgono comunque il loro dovere senza mai infastidire.
The Last of Craft
Un pizzico di Diablo, una manciata di Minecraft e una vellutata di The Last of Us. Non si tratta di una invitante ricetta di Benedetta Parodi, bensì del cocktail alla base dell'esperienza di gioco di How To Survive. Il concept é sicuramente intrigante: nei panni di uno sventurato naufrago, dovrete farvi largo attraverso un misterioso arcipelago alla disperata ricerca di una via di salvezza. La scelta potrà ricadere su Kenji (il più equilibrato), Abby (la più agile) e Jack (il tank della situazione). Ogni personaggio godrà di un valore diverso per ognuna delle quattro caratteristiche, vale a dire Salute, Resistenza, Precisione e Forza, ed esse andranno ad influenzare notevolmente il vostro stile di gioco. Per intenderci, a secondo del vostro modus operandi é più fruttuoso usufruire di Kenji, molto abile con armamenti a lungo raggio, piuttosto che di Jack, dotato invece di una grande forza fisica, e quindi adattissimo negli scontri corpo a corpo. Tale scelta vi verrà imposta fin dai primi istanti: privo di tempi morti, How To Survive vi catapulta immediatamente nel combattimento, e come nel più classico degli action isometrici la quantità di nemici su schermo é repentinamente snervante. Per ovviare alla situazione, oltre ad un sistema di controllo che, metabolizzati i meccanismi, si rivela piuttosto efficace, avremo a disposizione anche gli utilissimi consigli di Kovac, istrionico autore del sopraccitato manuale di sopravvivenza.
Grazie a video carichi di ironia, verranno via via approfonditi tutti gli aspetti più originali del titolo. In primo luogo vi é chiaramente la necessità di soddisfare i bisogni biologici del proprio alter ego: oltre alla classica barra della salute, vi si affiancano infatti quelle riguardanti la fame, la sete e il sonno. Ognuna di queste, se non rimpinguata con regolarità, porterà a diversi malus, come ad esempio una scarsa mira, l'impossibilità di scattare e la mancanza di forza nei duelli corpo a corpo. Tale sistema, seppur a prima vista molto semplicistico, gode in realtà di alcune finezze da sottolineare: per esempio, potremo usufruire sia di alimenti vegetali, come le radici, che di carne, cacciando la fauna locale oppure pescando (ovviamente solo al calare delle tenebre o all'alba: é questo, anche nella realtà, il momento più prolifico). Ma non finisce qui! Se infatti non cuoceremo la carne, rischiamo sia di attirare gli zombie, bramosi di polpa fresca da mordere, che di morire, visto che le membra degli animali sono piene di parassiti letali. Stessa cosa dicasi per il bere: sparse per le isole vi saranno alcune oasi felici, ma é caldamente sconsigliato bere da paludi, dal mare o abbuffarsi di frutta fresca. Come dice il buon Kovac, é dura sopravvivere con la diarrea...
Molto più essenziale é invece la necessità di riposarsi. Lungo il vostro cammino incapperete in alcuni rifugi che, una volta debellati (e vi assicuro che sarà una lunga e sanguinosa battaglia), metteranno a disposizione un letto di erba totalmente immune dagli attacchi nemici. Non sarà come in un resort delle Maldive, ma chi si accontenta gode! Un simile espediente impone, ovviamente, il classico ciclo giorno-notte. La differenza, sostanziale, é che una volta calate le tenebre dovrete guardarvi anche da una forma di vita sconosciuta molto più forte dei normali zombie, ma altamente fotosensibile. Vi pedineranno come la più classica delle spie inviate da Moratti, ma sarà sufficiente puntargli una pila in faccia per vederli regredire come agnellini.
La situazione, ovviamente, si complica quando l'area di gioco é infestata da una miriade di mostri... In questo caso dovrete essere bravi ad alternare attacchi corpo a corpo con tambureggianti raffiche di proiettili, sfruttando il più possibile i colpi critici. La fuga, infatti, non é mai la soluzione, dato che sgattaiolando in una nuova zona vi ritroverete catapultati in un'area anch'essa brulicante di morti viventi, al cui banchetto si aggregheranno, prontamente, pure quelli da cui stavate scappando a gambe levate. La strategia può quindi essere duplice: o vi accanite sul malcapitato di turno con un machete o una mazza di ferro, e quindi usufruite del QTE successivo realizzando un'uccisione “ad effetto”, oppure mirate con la dovuta accuratezza per far sì che il colpo, anziché schiantarsi sul petto, finisca dritto dritto nelle cervella. Ogni uccisione regala punti esperienza utili a rinforzare le statistiche del proprio personaggio, e a sbloccare una serie di abilità che vanno da una maggiore resistenza per quanto concerni i bisogni vitali, fino alla creazione di nuove armi.
Proprio il crafting é un altro dei punti di forza del titolo. Il proprio inventario si arricchirà ben presto dei materiali più variegati, con cui sarà possibile costruire armamenti sempre più potenti, e corazze degni di uno SWAT. Nel corso della vostra avventura incapperete in pagine del manuale in cui sono sintetizzati gli attrezzi necessari per realizzare un determinato oggetto, ma potrete comunque agire di “fantasia”, e creare con semplicità mitra, fucili di precisione, e persino un esilarante motosega, il cui carburante é disponibile senza le nuove accise imposte dal Governo.
A Bug's Life
Ricapitolando: idee interessanti, controlli funzionali e grado di sfida settato verso il medio-alto. Ma allora...cosa non funziona? Il problema maggiore consiste nella drammatica ripetitività di fondo. Sebbene non vi sia mai un attimo di tregua, l'esperienza é tremendamente lineare, e vede il vostro alter ego andare su e giù per le medesime quattro isole alla mera ricerca di strumenti utili alla fuga. Ad alleviare la situazione non bastano i saltuari dialoghi con i personaggi non giocanti, per quanto molto ironici e gradevoli, così come le missioni secondarie che vi si profileranno interagendo con le scimmie parlanti: anche in questo caso si tratta sempre e comunque di trovare un determinato oggetto, e vi assicuro che dopo un paio d'ore sarete già al limite dell'esasperazione. La situazione migliora qualora affrontiate la Storia in compagnia di un amico, sia in locale che online, anche se la vera delusione é data dalla modalità Sfida: sebbene, data la natura molto leggera del titolo, ci fosse spazio per missioni esilaranti e fuori di testa, le otto fatiche che vi si pareranno davanti saranno estremamente scialbe e in linea, di fatto, con la campagna principale. Lo scopo é infatti sempre e comunque sopravvivere, e poco cambia se si parte su un'isola piuttosto che su un'altra.
Ad aggravare la situazione ci pensano alcuni bug a dir poco terrificanti. Durante la nostra prova su strada due, in particolare, hanno colpito la nostra attenzione. Il primo riguarda lo scontro con una sorta di boss, dato che, oltre ad essere estremamente potente, godeva di una acclarata barra di salute. Ebbene, dopo un primo approccio piuttosto violento, il nostro apparentemente insormontabile ostacolo si é trasformato nel più ebete dei contendenti, visto che é rimasto immobile per un minuto a prendersi tutta la nostra potenza di fuoco. Un simile caso si é purtroppo ripresentato in una nuova isola, e sempre durante il medesimo boss fight: questa volta il poco temibile energumeno é rimasto impalato soltanto per una trentina di secondi, comunque utili a lenirne notevolmente la vita.
Come se tutto ciò non fosse già abbastanza avvilente, veniamo ad una problematica che, qualora si presenti con una certa regolarità, vi porterà sulla via della depressione. Dopo una lunga ed estenuante sessione di due ore, l'autosalvataggio ha infatti fatto più cilecca di un ex Capo di Governo, obbligandomi a ripartire dal salvataggio del giorno prima. Inutile dirvi come tutti i santi del Paradiso siano stati chiamati in causa, data anche l'estrema noia che scaturisce persino da una nuova porzione di Campagna. Immaginatevi, quindi, cosa si prova a dover affrontare per la seconda volta intere sezioni...
Tecnicamente parlando ci troviamo di fronte al più classico dei titoli a basso budget. Fortunatamente, gli sviluppatori hanno dato la precedenza al frame rate, che si presenta piuttosto solido anche nelle situazioni più intricate, a fronte, però, di una mole poligonale a dir poco modesta.
Stessa cosa dicasi per il sonoro: musiche ed effetti sono di bassissima lega, ma svolgono comunque il loro dovere senza mai infastidire.
How to Survive
6
Voto
Redazione
How to Survive
L'idea alla base di How To Survive era indubbiamente molto interessante. Se é vero che il background zombiesco é oggigiorno trito e ritrito, é altresì innegabile che i ragazzi di Eko Software abbiano puntato l'accento su un aspetto molto diverso, vale a dire la sopravvivenza. In una commistione di generi che strizza l'occhio a capisaldi del calibro di Diablo e Minecraft, tuttavia, a farne le spese é il fattore divertimento. Il vero limite é proprio l'eccessiva linearità che porta, ben presto, ad annoiare, senza alcuna possibilità di smentita. Non vi é mai, infatti, alcuna fiammata che possa riaccendere la vostra mente ormai lobotomizzata come nel più stereotipato degli zombie. La speranza é che in un'eventuale seguito gli sviluppatori riescano ad affiancare alle comunque indubbie trovate originali anche un gameplay vario ed accattivante. Allo status quo, parafrasando il titolo dell'opera, vi assicuriamo che sopravviverete benissimo anche senza vantarlo nella vostra softeca...