King Arthur: IX Legion, la recensione dell'espansione stand alone!

King Arthur: Knight's Tale si espande, adesso è la IX Legione romana a tornare dal mondo dei morti!

di Fabio Fundoni

Britannico o romano, non riposerai nemmeno da morto!

“Quante volte pensi all'impero Romano?”. Questa era la domanda meme che per qualche tempo ha imperversato sul web nel passato recente. “In ogni momento. Ci penserei anche da morto e risorgerei per creare una Nuova Roma in Britannia”. Questa, invece, è la ovvia risposta che deve aver dato Gaius Julius Mento durante il suo servizio a capo della IX Legione. Per capire quanto davvero riuscirà a portare avanti questa sua fedeltà e se sarà capace di andare oltre la morte, andiamo insieme a leggere la recensione di King Arthur: IX Legion.

Dopo l'uscita di King Arthur: Knight's Tale, il team di sviluppo Neocore (specializzato su strategici a turni), visti i buoni risultati, ha deciso di sviluppare un'espansione della sua creatura, per quanto con il proseguire dei lavori si è deciso di abbandonare la strada del semplice DLC e dedicarsi a un progetto stand alone, comunque diretta emanazione del precedente episodio. Per chi non lo sapesse, il titolo originale rivisitava le leggende del ciclo arturiano in chiave dark fantasy, mettendoci nei panni di un sir Mordred risorto e chiamato a combattere un altrettanto resuscitato Re Artù, che dopo essere tornato in vita ha iniziato a mettere a ferro e fuoco Avalon e dintorni, mostrando una impensabile vena malvagia. In IX Legion il canovaccio non cambia e Gaius si risveglia dalla morte e insieme ad alcuni compagni si ritrova ad Avalon. I poteri demoniaci dati dalla nuova forma di non morti darà ai legionari modo di fondare una Nuova Roma e cercare di farla prosperare sempre più, per quanto starà a noi decidere se utilizzare un approccio malvagio o più onorevole. 

Che IX Legion sia una diretta emanazione di Knight's Tale è fuori da alcun dubbio, a partire dal gameplay che fonde battaglie strategiche a turni a una impostazione con striature ruolistiche e gestionali. Dopo alcune missioni iniziali potremo avere accesso alla nostra base operativa, da cui partiranno le missioni che vedremo sulla mappa. Ogni volta che scenderemo in campo dovremo scegliere quali personaggi portare con noi e avremo delle aree non troppo ampie da esplorare, in cui oltre a qualche oggetto e zone in cui rifocillarsi, troveremo un gran numero di avversari. I combattimenti iniziano dopo specifici dialoghi o avvicinandosi troppo a una zona pericolosa, mettendoci in una classifica griglia a scacchi in cui ogni personaggio ha un certo numero di punti azione per turno e può decidere di usarli tra movimento, colpi base, oggetti o mosse speciali, non disdegnando la possibilità di risparmiarne alcuni per sfruttarli nei turni successivi, per quanto con alcune limitazioni. Anche questa volta lo spessore strategico è davvero alto e va a sommarsi con tutto quello che potremo fare nella nostra Nuova Roma.

Avremo un buon numero di scelte da compiere tra utilizzo di oggetti (o sacrificarli tramite un sistema di punti per acquisire altro equipaggiamento), investire soldi e materie prime, indirizzare la gestione della città e delle truppe e decidere che compiti dare ai nostri compagni, oltre alla classica crescita a livelli dei protagonisti, con relative abilità da sbloccare o potenziare.

C'è poi da tenere conto il fattore morale, perché Gaius dovrà compiere alcune scelte che lo porteranno a muoversi tra un profilo umano e uno demoniaco, con relative differenze di poteri acquisiti oltre alle simpatie dei nostri compagni che più avranno affinità con le nostre scelte, più saranno utili alla causa. Va detto che soprattutto quest'ultima meccanica è un po' annacquata rispetto a Knight's Tale, ma è assolutamente chiaro come le opzioni disponibili per creare i propri legionari in base alla strategia che si vuole usare, siano presenti in buon numero e permettano svariate sperimentazioni. Il sistema è estremamente simile a quello dell'episodio principale, ma si segnalano nuovi poteri e oggetti, capaci di dare una quota sufficiente di novità. 

Passano gli anni, ma Avalon sembra essere sempre la stessa

Anche giocando a livello di difficoltà normale si nota subito che le battaglie sono un po' più ostiche da affrontare, almeno sino a quando non si riesce a dare un'impronta sensata al proprio piccolo esercito. Scegliendo di aumentare la difficoltà la sfida diventerà ancora più ardua, per quanto l'arma che il gioco utilizza per sfiancarci è un gran numero di nemici, piuttosto che una intelligenza artificiale particolarmente rifinita. Rimane comunque necessario non dare nulla per scontato e soprattutto se vorrete giocare in modalità roguelike dovrete armarvi di pazienza e rinunciare ai salvataggi durante le missioni, rendendo ogni vostro errore irrimediabile.

Ad ogni modo c'è la possibilità di customizzare ogni elemento di difficoltà e potrete creare la vostra partita ideale. Se il gameplay non ha portato reali novità, allo stesso modo anche il lato tecnico non è stato ripulito come ci si poteva attendere dopo più di due anni dalla prima uscita. Partiamo dal fatto che le musiche, per quanto d'atmosfera, non siano indimenticabili, mentre il doppiaggio in inglese è pregevole. Ecco, sottolineiamo che ancora una volta l'italiano manca in toto e per quanto sia comprensibile non vederlo nel parlato, purtroppo non lo troveremo nemmeno per quanto riguarda i testi, ma dobbiamo ormai rassegnarci al fatto che la nostra lingua, in ambito videoludico, non è nella lista delle priorità degli sviluppatori.

Anche graficamente siamo praticamente fermi a due anni fa, sia nella resa visiva che nelle scelte di visuale, dove avrei trovato molto utile poter allontanare la telecamera ben più in alto di quanto permesso, con una opzione a "volo d'uccello" che avrei trovato estremamente comoda. Discorso a parte per la palette di colori scelta, estremamente tendente al grigio e perfetta per l'ambientazione, ma allo stesso tempo un po' confusionaria e poco adatta a capire alla prima occhiata l'identità di tutte le truppe sul campo. Qualche elemento distintivo più visibile sarebbe stato gradito.

Oltre a ciò, IX Legion ha mostrato nella mia run alcuni problemi tecnici, tra personaggi bloccati a correre sul posto da muri invisibili o momenti in cui l'azione si è bloccata senza specifici motivi. Ho giocato King Arthur: IX Legion su un Ryzen 7 5700X con 16 giga di ram e una GeForce 3060 da 12 giga e settando al massimo tutte le opzioni grafiche ho raggiunto un livello che, a oggi, inizia a sapere un po' di "vecchio", soprattutto se farcito con i bug di cui ho parlato poco sopra. Rimane il fatto che per portarsi a casa questo titolo bastano 15,99 euro e la spesa può considerarsi congrua per quanto offerto.

Insomma, stand alone si, ma anche espansione che poco si discosta dal prodotto originale, se non per una aggiunta di contenuti. Per portare a termine le avventure di Gaius Jiulius Mento vi serviranno poco più di quindici ore, con l'aggiunta che potrete giocare due partite diverse per sperimentare le varie scelte morali, ma non aspettatevi particolari differenze, se non nel finale.

King Arthur: IX Legion è un titolo da tenere da conto? A mio parere si, in quanto l'impianto del gameplay originale è ancora soddisfacente e capace di stimolare la voglia di provare le diverse strategie disponibili, ma non ci si deve attendere nulla di più rispetto a quanto detto. Neocore Games ha sicuramente fatto bene a cavalcare quanto di buono fatto con Knight's Tale, ma siamo arrivati al tempo massimo: il futuro necessiterà di un rinnovamento in grado di aggiornare tutto il comparto tecnico a corredo del gameplay, mentre quest'ultimo potrebbe ancora regalare molte gioie con la giusta spruzzata d'aria fresca, visto che il sistema ha le giuste potenzialità per sorreggere quello che potrebbe essere un vero e proprio Fire Emblem in salsa occidentale. Chissà che il team ungherese non voglia ascoltare questo consiglio...