I Cavalieri dello Zodiaco: Il Santuario

di Bizio Cirillo
La leggenda narra che ogni 2000 anni le forze del male ritornano sulla terra per estendere il proprio dominio sugli uomini facendo uso della forza. Allo stesso tempo, la Dea Atena si reincarna per impedire che la malvagità prenda il sopravvento.

Così ha inizio "I Cavalieri dello Zodiaco" (Saint Seiya per gli amanti dei titoli originali), l'opera omnia di Masami Kurumada incentrata sulle vicissitudini di cinque giovani eroi, devoti alla Dea della giustizia reincarnatasi in Lady Isabel e sempre pronti alla battaglia contro le forze del male. A più di diciotto anni dall'ultima apparizione su console (NES), Bandai ha ben veduto di proporre la propria idea dei CDZ affidando ai Dimps, già autori dell'ottimo DragonBall Z Budokai III, il compito di dare ulteriore lustro ad un opera diventata negli anni un vero e proprio oggetto di culto.


Un po' di storia
Terra di Grecia. In un non ben precisato futuro il cavaliere di Gemini, sostituitosi al sacerdote del Grande Tempio Arles, mira a soggiogare il mondo con l'aiuto di intere schiere di cavalieri oscuri. L'unico ostacolo alla sua sete di dominio è rappresentato dalla giovane Lady Isabel, reincarnazione della dea della giustizia e dai cinque giovani eroi dalle scintillanti armature a lei devoti, suddivise in gerarchie celesti, disposti al massimo sacrificio pur di proteggere la terra dalle forze oscure.
La modalità principale de "I Cavalieri dello Zodiaco: Il Santuario", ribattezzata "Dodici Case", si ispira di fatto all'ultima fase dell'avventura, riproponendo quindi l'affannosa corsa contro il tempo attraverso le dodici case dello zodiaco, a cui piedi giace Lady Isabel colpita a morte da una freccia magica, fino al conflitto ultimo contro Arles. Esattamente come nella serie animata e rispettandone la medesima cronistoria, il nostro compito sarà quindi quello di riaffrontare gli epici confronti fra Sirio il Dragone ed il cavaliere di Cancer oppure quello tra Crystal e quello di Scorpio, fino allo scontro finale che vedrà Pegasus opposto al vero Cavaliere di Gemini. La prima vera novità del titolo Dimps è proprio questa, ovvero l'impossibilità di uscire dal rigidissimo background narrativo che ci obbligherà di fatto ad utilizzare di volta in volta il personaggio "più corretto" per il prosieguo del gioco. Al fine di ovviare alla conseguente limitazione della longevità del proprio prodotto, il team di sviluppo ha comunque ben veduto di inserire alcune interessanti opzioni di gioco aggiuntive fra cui spiccano la modalità Dodici Case Alternativa, in cui sarà possibile usufruire di percorsi di gioco tali da offrire improbabili scontri ed interessanti sbloccabili, la Vacanza Zodiacale, una sezione interamente dedicata a tutte le schede dei personaggi (sia di quelli presenti nel gioco che di quelli apparsi nell'intero anime), agli action figures ed agli extra, ma soprattutto quella denominata Grande Sacerdote, che darà al giocatore la possibilità di vestire i panni di Arles e di "piazzare" i cavalieri a lui devoti lungo le dodici case dello zodiaco al fine di arrestare la corsa di Pegasus e degli altri cavalieri .


Videogioco o anime digitale?

A prescindere dalla modalità di gioco adottata, la peggiore pecca del titolo Dimps risiede in alcune scelte a livello di gameplay in grado di minare il fattore rigiocabilità del prodotto. In tal senso appare quanto meno discutibile l'idea di utilizzare, come collagene tra un incontro e l'altro, frequenti quanto estenuanti cut-scenes realizzati peraltro con lo stesso motore del gioco, una scelta questa che, per quanto possa essere "risolta" con l'ausilio del tasto Start, finisce col mettere in secondo piano (se non in terzo) l'azione di gioco vera e propria.
Ancor più discutibile appare la decisione di dotare tutti i personaggi dello stesso set di mosse che, al di la dell'aspetto prettamente scenico, potranno essere eseguite con la medesima combinazione di pulsanti. In senso positivo è invece opportuno segnalare la possibilità di eseguire attacchi speciali, utilizzabili solo dopo aver riempito la rispettiva barra d'energia accumulabile sia parando gli attacchi dell'avversario che espandendo il proprio cosmo tramite l'opportuna pressione di tasti, così come quella di contrastare l'attacco avversario con un sistema del tutto identico a quello già utilizzato in Dragonball Z Budokai.


Luci ed ombre
Dal punto di vista tecnico I Cavalieri Dello Zodiaco: Il Santuario presenta più ombre che luci.
A cominciare dal deficitario comparto grafico capace di presentare modelli poligonali fin troppo approssimativi e poco fluidi nelle animazioni, l'ultima fatica di casa Dimps mostra evidenti limiti sia nella composizione di tutte le locazioni di gioco, decisamente scarne oltre che poco interattive, che in particolare per quella concernente le cloth (armature) dei cavalieri, realizzate con texture molto lontane dai materiali (bronzo, argento, oro) "utilizzati" per la loro composizione.
Ancor più negativo è il giudizio legato al gameplay che, al di la di qualche interessante trovata (come alcune sezioni di gioco del tutto simili ai beat em'up a scorrimento di una volta), palesa una monotonia dell'azione difficilmente soprassedibile. Relativamente al lavoro di conversione per il mercato PAL, appare altresì discutibile l'idea di utilizzare come alternative audio il Giapponese ed il Francese, se pur opportunamente sottotitolate anche in lingua italiana, mentre in senso positivo va rimarcata la scelta di eliminare la sigla originale "Pegasus fantasy", come apertura e chiusura di ogni singolo incontro, dalla modalità di gioco principale. Capitolo a parte merita infine la ridottissima longevità del gioco che, pur disponendo di una modalità versus tutto sommato accettabile, è capace di offrire non più di un'ora di gioco effettivo per ogni modalità, francamente troppo poco se paragonato ad altri titoli dello stesso genere.


Per veri cavalieri
In molti aspettavano con ansia questa prima trasposizione su console di nuova generazione di un titolo dedicato ai Cavalieri Dello Zodiaco. Il risultato purtroppo non è dei più felici, in virtù di macroscopici errori a livello di concept ed altrettanti sotto il profilo del gameplay in grado di scoraggiare anche il più accanito fan dell'opera di Kurumada. Un titolo, forse, adatto ai veri Otaku, l'ennesima occasione sprecata per tutti gli altri.

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