I Am Alive

di Alessandro Cossu
Meno difficile sarà invece morire di morte violenta. I combattimenti, più simili a Quick Time Events di quanto avremmo voluto, richiederanno una attenta pianificazione prima di gettarsi nella mischia. Raramente affronteremo un singolo avversario: ben più frequenti saranno gli scontri con due o più ostili e noi potremmo fare affidamento prima di tutto sul nostro senso strategico, quindi sul fido machete, recuperato fin dai primi passi del gioco e in ultimo su una pistola perennemente a corto di munizioni (un proiettile, massimo due a sessione!). Eliminare velocemente chi ci aggredisce con la pistola, per poi passare ad un violento corpo a corpo all'arma bianca, sarà il solo modo di uscire più o meno indenni dalla pugna : purtroppo, la penuria di proiettili e l'obbligo di affrontare gli scontri sempre e solo in un modo (ovvero quello appena descritto), renderanno i combattimenti piuttosto tediosi già dopo pochi tentativi. Le animazioni, sempre uguali, durante le lotte lama contro lama sono comunque di pregevole fattura e non mancano intermezzi di una certa crudezza - da qui il PEGI decisamente alto.

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Occorre sottolineare come l'ansioso papà non sia particolarmente resistente alle ferite. In linea di massima, un paio di colpi subiti saranno più che abbastanza per andare a mangiare la cicoria dalla parte della radice ma, nel complesso, sfruttando opportunamente lo spazio dello zaino ed esplorando tutte le zone disponibili, si potrà più o meno facilmente trovare un medikit, del cibo o della preziosa acqua per rimpolpare la barra rossa della salute. Intendiamoci : il termine “esplorazione”, nel titolo Ubisoft, é condizionato dal fatto che, per quanto ampia possa essere l'area di gioco, ci sarà sempre una e una sola strada per giungere al prossimo “punto utile”. Se poi ci ostiniamo ad andare dove non dobbiamo - o meglio,dove non é previsto, incapperemo nei più classici dei muri invisibili, cosa che non si vedeva da tempo immemore. Nel mentre, però, del nostro peregrinare, sarà di quando in quando possibile scovare qualche angolo meno visibile dove, di norma,si verrà premiati con una lattina di soda, un medikit, un bonus per un altro tentativo (una vita!) o qualcosa d'affine.

Il mondo dove ci troviamo a vivere la nostra avventura é un luogo pericoloso, maligno, intriso della polvere e del sangue delle vittime della Catastrofe. I disperati che incroceremo sul nostro cammino vivono nella paura e nella solitudine, sfiorando di giorno in giorno il flebile confine fra la vita e la morte. Le loro reazioni al nostro avvicinarsi varieranno dall'ostilità aperta ad una violenta diffidenza, fino alle più accorate e penose richieste d'aiuto. Non sarà infrequente che il gioco ci porrà di fronte al dilemma di dover scegliere se sacrificare un prezioso medikit per salvare una vita o di sopraffare in astuzia e velocità una vecchietta per rubare le sue poche cose. Scelte morali che non influiranno sul dipanamento della trama ma che toccherrano alcune corde anche del più smaliziato dei giocatori. L'incontro con la piccola Mei, somigliante alla figlia Mary del protagonista, il suo salvataggio e la relativa, a seguire, costante compagnia per lunghissimi tratti ci porterà a rivalutare le nostre strategie e iniziative, scegliendo sempre dove e quando esporci ai pericoli per salvarla e metterla al sicuro.

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Sul fronte strettamente tecnico, ci troviamo di fronte al tipico prodotto multipiattaforma che, comunque, ancora una volta esprime il suo massimo potenziale sulla nostra macchina da gioco favorita. Il motore snello consente di giocare “I'm Alive” anche su computer non di ultimissima generazione ma, per i dettagli, vi rimandiamo al box hardware in fondo a queste pagine. Per quanto sia possibile giocare anche con un pad, per le nostre prove abbiamo preferito l'insuperabile abbinata mouse+tastiera, anche perché un minimo di precisione in più in un gioco che fa dei salti, capriole e arrampicamenti il proprio cuore pulsante, é quanto meno consigliata. Il taglio spesso cinematografico dell'intera produzione ben si sposa con la scelta dei colori, che evocano paesaggi spazzati dall'impietosa sabbia post-apocalisse/catastrofe/quellocheé (non si saprà mai,neanche alla fine,cosa é realmente accaduto...proprio come nel già citato film “The Road”). Il titolo é rimasto in Inglese per quanto concerne il convincente doppiaggio, mentre tutto il resto, dal menù ai sottotitoli,é localizzato in un più che buono Italiano. Ottime le musiche, sempre pronte a sottolineare i momenti di maggiore tensione.

Ci troviamo di fronte, dunque, ad un prodotto davvero particolare, che appartiene a diversi generi e realmente a nessuno, con tante buone idee, caratterizzato da un ritmo spesso blando ma con picchi adrenalinici. Un titolo sicuramente atipico, che non mancherà di deliziare chi ama maggiormente i dettagli e si perde meno nel quadro generale.