Ico

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La sezione del mulino a vento, una piccola goccia nel grande mare di Ico, è assolutamente fantastica e altamente scenografica e la pozza d'acqua in prossimità di esso è quanto di più coreografico ci si possa aspettare, con tanto di increspatura dello specchio, sollevamento di schizzi ed immagini riflesse su di esso. Altri particolari tremendamente ben realizzati è possibile trovarli in ogni frangente del gioco: quando ad esempio vediamo una colomba posarsi, o una piuma che lentamente atterra con il suo caratteristico moto oscillatorio o le fronde degli alberi che si muovono possiamo capire lo sforzo con cui i programmatori della Scea hanno realizzato il motore grafico del gioco. Le animazioni dei due personaggi sono davvero ottime e possiamo scorgere addirittura le espressioni facciali. Le telecamere infine, rigorosamente in terza persona, risultano molto cinematografiche anche se a volte creano un certo senso di confusione che rende difficile stabilire in quale perfetto punto si trovi il protagonista.
Il sonoro del gioco spicca sicuramente per originalità e la scelta che lo ha caratterizzato è stata dura ma dal risultato assolutamente squisito. Era d'altronde ovvio che per realizzare un'atmosfera come questa, al limite tra il sacro e il rilassante, musiche di qualsivoglia genere non sarebbero state adeguate. I sottofondi leggeri, sereni e distensivi si scorgono solo a brevi tratti. Gli effetti sonori sono parecchi e, curati in ogni piccolo particolare, si fondono perfettamente con l'ambiente circostante: il quasi assoluto e predominante silenzio è rotto soltanto dal sibilo del vento, dai richiami di Ico e da rumori non tanto frequenti come esplosioni di bombe, scoppiettii di piccole fiamme, stridere di catene e rumore di passi.
Passiamo ora ad esaminare il gameplay. Sicuramente il titolo in questione è uno dei più innovativi mai apparsi nel mercato videoludico. Infatti ad una semplicità quasi essenziale nell'uso dei comandi, si alterna un numero di azioni compibili davvero ragguardevole. Il nostro giovane amico Ico, dovrà per tutta l'avventura stare letteralmente incollato alla principessa Yorda per proteggerla dalle maligne creature dell'ombra. Quando in fatti il nostro eroe si deve spostare da una locazione ad un'altra è assolutamente d'obbligo portare con se la principessa e prevenire quindi gli attacchi da parte dei mostri. La grande quantità di movimenti ed azioni che il giovane ragazzo potrà eseguire, si contrapporranno alla scarsa varietà della indifesa fanciulla. Si può tranquillamente asserire che il titolo in questione giochi molto sulla compagnia dei due protagonisti. Per andare avanti, Ico, dovrà assolutamente prima spianare la strada per l'agevole passaggio di Yorda. Le azioni che Ico potrà compiere sono davvero svariate: egli potrà saltare, arrampicarsi su pareti o scalette, scalare lunghe catene appese al soffitto, azionare meccanismi tramite leve o pulsanti, combattere, spostare casse e far esplodere ordigni. Il tutto dovrà essere compiuto come un'enorme successione di puzzle ed enigmi atti non tanto a raggiungere semplicemente nuove zone, ma a consentirne l'accesso alla ragazza. Si, perché l'elemento più importante del gioco è Yorda. Mentre Ico è un personaggio che seppure giovane ed inesperto, un vero e proprio protagonista non convenzionale, sembra risultare imbattibile e quasi immortale, la ragazza costituisce il vero oggetto da difendere e da preservare. Per testimoniare ciò bisogna dire che senza la ragazza è bene che Ico non vada da nessuna parte e, qualora il ragazzino si debba separare da ella per esigenza reale, egli si dovrà sicuramente spicciare a ritornare da lei, per evitarle di essere rapita dalle creature dell'oscurità, per essere portata nel regno delle tenebre. Il game over scatterà non in conseguenza dei colpi che Ico prenderà, bensì in seguito alla perdita della fanciulla, quando ella sarà portata nel regno delle tenebre dai mostri mandati dalla perfida madre, la regina, oppure quando Ico cadrà da altezze considerevoli e il ricongiungimento con la fanciulla risulterebbe impossibile.
Unica nota dolente del gioco è però uno degli aspetti riguardanti la longevità. Se da un lato il gioco risulta essere lungo nella media e potrà essere portato a termine entro una decina di ore, una volta finito però non costituirà più un reale interesse.

Cos'è che rende Ico un gioco originale che lo contraddistingue da milioni di altri titoli che nuotano nell'oceano videoludico attuale? Forse non è Ico che offre qualcosa in più, e sono gli altri che aggiungono qualcosa in più di troppo. Un resident Evil troppo cruento? Un super Mario troppo bambinesco? E perché no, un Metal Gear troppo ostico, uno Shenmue troppo dispersivo, Pikmin troppo Lemmings e Tetris troppo morto? Difficile a dirsi...
Ico è soprattutto una fiaba, una, come direbbe Pennac, di quelle che si raccontano ai bambini che ogni sera si infilano nel pigiama del sogno prima di scomparire sotto le lenzuola della notte, una fiaba di amore e poesia... insomma, un'avventura che sicuramente potrebbe rappresentare un'alternativa valida a tutte le avventure in terza persona che invadono il mercato attuale.
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Se ci fanno divertire sono bei giochi, se ci coinvolgono e hanno una realizzazione tecnica molto curata sono bellissimi giochi, ma quando riescono a farci provare dei sentimenti, sono dei capolavori. Forse questo Ico non riesce a inserirsi appieno nella categoria "capolavoro", ma una cosa è certa: mai come in questo gioco si può respirare quell'area poetica e quell'alone che proprio lo avvolge, quasi a renderlo una fiaba, una poesia. Ci siamo un po' stufati di videogiochi dove bisogna ammazzare nemici, mostri o mutanti vari. Ci siamo annoiati di fare i duri, l'eroe di questo o di quel mondo. Quando al posto del classico macho dal cuore impavido si fa avanti un ragazzino per salvare la sua bella, non possiamo che fare largo e farlo passare, applaudirlo ed acclamarlo a gran voce. Giù il cappello, è arrivato Ico.