IL GRINCH

di Redazione Gamesurf
La favola natalizia del Grinch, scritta dal Dr. Seuss, molto conosciuta in America, un po' meno qui da noi, narra la storia dell'omonimo folletto che, odiando il Natale, cerca di rovinarlo ai bambini rubandogli i regali. Anche nel corrispondente gioco per PlayStation prodotto da Konami, il compito del Grinch, naturalmente guidato dal giocatore, é quello di rovinare la festa ai giovani Who (così si chiama la popolazione nella versione inglese) compiendo piccoli atti vandalici contro i simboli natalizi come gli alberi addobbati, le letterine spedite a Babbo Natale e così via

L' avventura inizia nella caverna del folletto e continua a WhoVille, WhoForest, WhoLake e nelle paludi. La caverna, che in pratica é solo un punto di partenza, e la prima locazione sono immediatamente visitabili, mentre le altre vengono "sbloccate" nel corso del gioco. Per fare in modo che uno di questi livelli sia ripulito dall'atmosfera natalizia, il Grinch deve portare a termine un numero minimo di compiti, che una volta eseguiti, permetteranno di accedere alla locazione successiva. Alcune missioni sono specifiche dei livelli, mentre altre sono presenti in tutte le locazioni. Le armi a nostra disposizione inizialmente sono solamente il salto in testa alle persone e l'alito pestilenziale del protagonista. Purtroppo nessuna delle due é particolarmente precisa o potente, ma spesso, anche più avanti nel gioco saranno le uniche efficaci. Per fortuna il Grinch deve anche trovare i Blue Print, che sono delle cianografie che contengono i progetti per costruire dei gadget aggiuntivi necessari per completare alcune parti del gioco, come lanciatori di uova marce, binocoli e altri ammennicoli simili
IL GRINCH E' PROPRIO BRUTTINO!
Il titoletto ovviamente non si riferisce all'aspetto del protagonista, ma all'impatto visivo del prodotto della Artifical Mind + Movement, che colpisce più per i suoi difetti che per i suoi pregi. La prima cosa che salta all'occhio é l'assoluta desolazione degli ambienti, privi di particolari e ridotti al minimo indispensabile anche perché i poligoni utilizzati sono decisamente pochi