Il testamento di Sherlock Holmes
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Dopo anni di indiscutibili successi nel mercato PC, la software house ucraina Frogwares ha finalmente deciso di portare la propria maestria nel realizzare avventure grafiche anche su console. Il Testamento di Sherlock Holmes é infatti il primo capitolo della saga ad approdare su PlayStation 3 e Xbox 360, a dimostrazione che non sempre i vecchi concept sono anche fuori moda. La sensazione, fin dalle prime battute, é di totale immersione, così come accadeva in passato con saghe storiche del calibro di Myst, Monkey Island e Broken Sword. Probabilmente le nuove leve mai si avvicinerebbero ad un titolo totalmente riflessivo e privo di adrenalinici sbudellamenti di alieni. Ma il mondo é bello perché é vario, e la nostalgia, lei sì, é una gran canaglia.
Eroe o terrorista?
Prima regola: il gioco non salva automaticamente. Una decisione, questa, che oltre ad essere molto vintage é altrettanto condivisibile vista la natura del titolo. E' vero, forse sarebbe stato più comodo un auto-save ad ogni passo avanti nelle indagini, ma é una mancanza a cui il pubblico si adegua senza particolari remore. Inoltre é il gioco stesso a consigliare, prima di iniziare, di salvare con regolarità...Uomo avvisato, mezzo salvato (é proprio il caso di dirlo!).
Al pronti-via si viene subito catapultati al centro di una scena del crimine. Il primo caso é molto semplice, e vede il nostro arguto detective impegnato a indagare sul furto di una preziosa collana. E' in questa fase che si prende confidenza con le visuali di gioco, visto che é possibile passare a piacimento dalla prima alla terza persona, e con il sistema di controllo, che senza inventare nulla si dimostra molto intuitivo, soprattutto giocando in soggettiva. Il consiglio é proprio quello di affrontare l'avventura in prima persona, per due motivi: in primis, perché nelle zone più ricche di elementi da analizzare, in terza persona si corre il rischio di non selezionare l'oggetto desiderato. In secondo luogo per aumentare il senso di immersione, elemento fondamentale per un prodotto di tale tenore. Esiste anche il problema delle animazioni (in)degne di uno spettacolo di burattini, ma di questo aspetto ne parleremo più nel dettaglio nei paragrafi a seguire.
Risolto brillantemente il primo caso, si incappa in due inattese evoluzioni: la prima, ben più pregnante, é che Scotland Yard accuserà lo stesso Holmes di avere scambiato la collana originale con un falso, portando ad una serie di calunnie, anche a mezzo stampa, che metteranno a dura prova la reputazione dell'integerrimo investigatore. La seconda, puramente narrativa, ci porterà avanti nel tempo in un solaio dove tre bambini trovano tra le scartoffie il diario personale del Dottor Watson. Si tratta dei nipoti di Holmes e del suo fidato partner, ed é dalla loro voce insopportabile che inizia una storia ricchissima di colpi di scena.
Elementare, Watson!
L'aspetto narrativo é sicuramente uno dei punti di forza del titolo. L'inizio della fine avviene quando un vescovo amico di Holmes viene ucciso grazie ad un potente veleno mai visto prima. Per vederci più chiaro Sherlock decide di fare visita a Schielman, un ergastolano finito nel braccio della giustizia per alcuni prodigi chimici. Il piano, per quanto geniale, sfugge di mano al nostro alter ego, portando a conclusioni catastrofiche e fuorvianti. Senza cadere nello spoiler più becero, vi basti sapere che la trama mantiene per tutta l'avventura una sua coerenza, tenendo incollato allo schermo anche il giocatore più esigente.
Altro aspetto sicuramente non trascurabile é la qualità indiscussa dei dialoghi: doppiati ottimamente in inglese (ci sono solo i sottotitoli in italiano), delineano alla perfezione il personaggio partorito dalla penna di Doyle. Saputello, saccente, e privo di morale: Sherlock Holmes non é mai stato così odioso e allo stesso tempo vicino alla sua essenza originale. Stessa cosa dicasi per Watson, molto più integerrimo nei comportamenti, e legato all'amico da una stima infinita, nonostante alcuni accadimenti a prima vista inequivocabili lo portino a dubitare sul passato di Holmes.
L'unico neo, se così si può definire, é la natura molto chiusa delle conversazioni: nell'era di LA Noire e The Walking Dead siamo abituati a stravolgere in prima persona gli eventi della storia. In questo caso, invece, esiste un unico epilogo possibile, e pertanto sono soltanto un paio le situazioni in cui é il giocatore a decidere che frase pronunciare. Situazione ulteriormente compromessa per il fatto che soltanto una é quella giusta, e qualora sbagliate scelta potrete tempestare il vostro interlocutore di domande fintanto che non avrete azzeccato.
Il vero piatto forte é però rappresentato dagli enigmi. Abituati ai puzzle degni di una cavia peruviana della maggior parte delle produzioni odierne, chiunque ami sfruttare a 360 la propria materia grigia troverà pane per i propri denti. Praticamente tutti i rompicapo necessitano infatti di un'attenta analisi, mettendo a dura prova la vostra abilità intellettiva. Se proprio vogliamo trovare un pelo nell'uovo, alcuni rebus sono talmente cervellotici da rendere difficoltosa non solo la risoluzione, ma anche l'intuizione del ragionamento richiesto. Forse consci di un tasso di difficoltà settato verso l'altissimo, gli sviluppatori hanno dato la possibilità di superare automaticamente un enigma dopo alcuni minuti di fallimentari tentativi. Un'autentica bordata per l'autostima, ma the show must go on!
Altrettanto convincente é la fase esplorativa: gli ambienti di gioco sono ricchi di oggetti da analizzare, e le azioni, per quanto estremamente guidate, seguono nella maggior parte dei casi un filo conduttore estremamente logico. Molto rilevante é anche il sistema delle deduzioni: una volta presa coscienza di tutti gli elementi, potremo ricostruire grazie ad un comodo sistema a scelta multipla le mosse degli indagati. Anche qui, purtroppo, é possibile imbattersi in alcuni passaggi dettati dal tentativo casuale: non sempre, infatti, gli elementi raccolti sono sufficienti per arrivare ad una deduzione umanamente logica, e alcuni dettagli sono rimasti nella testolina di Holmes senza che siano stati esplicati al giocatore. Ecco perché non é inusuale procedere a tentoni fintanto che l'agognata spunta di conferma non abbia preso vita sullo schermo. Ma si tratta, come detto, più dell'eccezione, visto che la regola vede una coerenza di fondo inappuntabile.
Qualora vi troviate nel più classico degli impasse, gli sviluppatori hanno dato inoltre la possibilità di sfruttare l'intuito di Sherlock Holmes tramite la pressione del grilletto sinistro. Tale escamotage porta all'evidenza degli elementi non ancora analizzati, anche se non sempre la strada indicata é quella corretta. Capita, e di sovente, che l'intuito vi porti verso una porta al momento inaccessibile. Lo sappiamo benissimo che il nostro scopo é entrare in quella dannata stanza, ma non troviamo il modo! In breve tempo si trasforma così in un mero elemento per i cacciatori di gamerpoints: sia l'eccessivo sfruttamento, che l'assoluto inutilizzo, portano infatti allo sbloccamento di obiettivi e trofei.
Passo falso per Holmes
Eccoci infine al temuto angolo tecnico. La produzione, purtroppo, alterna pochi alti e molti bassi, delineando un risultato appena sufficiente. I modelli poligonali dei due protagonisti sono indiscutibilmente molto curati, ma sono affetti da animazioni tragicomiche che minano l'impatto generale. Le ambientazioni, per contro, sono piuttosto variegate, ma presentano texture mestamente slavate, e un livello di dettaglio non sempre consono alle produzioni moderne.
A un contesto in chiaroscuro va inoltre sommato un frame rate non sempre fulmineo, e la presenza di alcuni fastidiosi bug, come l'incertezza motoria del personaggio gestito dall'IA, oppure la presenza di muri invisibili che rendono, ad esempio, invalicabili tre piccioni appollaiati sul terreno.
Le cose migliorano parlando del sonoro. Le musiche che accompagnano le vostre gesta sono facilmente dimenticabili, ma i dialoghi, ottimamente doppiati, regalano un senso di appagamento ed immersione indispensabili per il genere.
Eroe o terrorista?
Prima regola: il gioco non salva automaticamente. Una decisione, questa, che oltre ad essere molto vintage é altrettanto condivisibile vista la natura del titolo. E' vero, forse sarebbe stato più comodo un auto-save ad ogni passo avanti nelle indagini, ma é una mancanza a cui il pubblico si adegua senza particolari remore. Inoltre é il gioco stesso a consigliare, prima di iniziare, di salvare con regolarità...Uomo avvisato, mezzo salvato (é proprio il caso di dirlo!).
Al pronti-via si viene subito catapultati al centro di una scena del crimine. Il primo caso é molto semplice, e vede il nostro arguto detective impegnato a indagare sul furto di una preziosa collana. E' in questa fase che si prende confidenza con le visuali di gioco, visto che é possibile passare a piacimento dalla prima alla terza persona, e con il sistema di controllo, che senza inventare nulla si dimostra molto intuitivo, soprattutto giocando in soggettiva. Il consiglio é proprio quello di affrontare l'avventura in prima persona, per due motivi: in primis, perché nelle zone più ricche di elementi da analizzare, in terza persona si corre il rischio di non selezionare l'oggetto desiderato. In secondo luogo per aumentare il senso di immersione, elemento fondamentale per un prodotto di tale tenore. Esiste anche il problema delle animazioni (in)degne di uno spettacolo di burattini, ma di questo aspetto ne parleremo più nel dettaglio nei paragrafi a seguire.
Risolto brillantemente il primo caso, si incappa in due inattese evoluzioni: la prima, ben più pregnante, é che Scotland Yard accuserà lo stesso Holmes di avere scambiato la collana originale con un falso, portando ad una serie di calunnie, anche a mezzo stampa, che metteranno a dura prova la reputazione dell'integerrimo investigatore. La seconda, puramente narrativa, ci porterà avanti nel tempo in un solaio dove tre bambini trovano tra le scartoffie il diario personale del Dottor Watson. Si tratta dei nipoti di Holmes e del suo fidato partner, ed é dalla loro voce insopportabile che inizia una storia ricchissima di colpi di scena.
Elementare, Watson!
L'aspetto narrativo é sicuramente uno dei punti di forza del titolo. L'inizio della fine avviene quando un vescovo amico di Holmes viene ucciso grazie ad un potente veleno mai visto prima. Per vederci più chiaro Sherlock decide di fare visita a Schielman, un ergastolano finito nel braccio della giustizia per alcuni prodigi chimici. Il piano, per quanto geniale, sfugge di mano al nostro alter ego, portando a conclusioni catastrofiche e fuorvianti. Senza cadere nello spoiler più becero, vi basti sapere che la trama mantiene per tutta l'avventura una sua coerenza, tenendo incollato allo schermo anche il giocatore più esigente.
Altro aspetto sicuramente non trascurabile é la qualità indiscussa dei dialoghi: doppiati ottimamente in inglese (ci sono solo i sottotitoli in italiano), delineano alla perfezione il personaggio partorito dalla penna di Doyle. Saputello, saccente, e privo di morale: Sherlock Holmes non é mai stato così odioso e allo stesso tempo vicino alla sua essenza originale. Stessa cosa dicasi per Watson, molto più integerrimo nei comportamenti, e legato all'amico da una stima infinita, nonostante alcuni accadimenti a prima vista inequivocabili lo portino a dubitare sul passato di Holmes.
L'unico neo, se così si può definire, é la natura molto chiusa delle conversazioni: nell'era di LA Noire e The Walking Dead siamo abituati a stravolgere in prima persona gli eventi della storia. In questo caso, invece, esiste un unico epilogo possibile, e pertanto sono soltanto un paio le situazioni in cui é il giocatore a decidere che frase pronunciare. Situazione ulteriormente compromessa per il fatto che soltanto una é quella giusta, e qualora sbagliate scelta potrete tempestare il vostro interlocutore di domande fintanto che non avrete azzeccato.
Il vero piatto forte é però rappresentato dagli enigmi. Abituati ai puzzle degni di una cavia peruviana della maggior parte delle produzioni odierne, chiunque ami sfruttare a 360 la propria materia grigia troverà pane per i propri denti. Praticamente tutti i rompicapo necessitano infatti di un'attenta analisi, mettendo a dura prova la vostra abilità intellettiva. Se proprio vogliamo trovare un pelo nell'uovo, alcuni rebus sono talmente cervellotici da rendere difficoltosa non solo la risoluzione, ma anche l'intuizione del ragionamento richiesto. Forse consci di un tasso di difficoltà settato verso l'altissimo, gli sviluppatori hanno dato la possibilità di superare automaticamente un enigma dopo alcuni minuti di fallimentari tentativi. Un'autentica bordata per l'autostima, ma the show must go on!
Altrettanto convincente é la fase esplorativa: gli ambienti di gioco sono ricchi di oggetti da analizzare, e le azioni, per quanto estremamente guidate, seguono nella maggior parte dei casi un filo conduttore estremamente logico. Molto rilevante é anche il sistema delle deduzioni: una volta presa coscienza di tutti gli elementi, potremo ricostruire grazie ad un comodo sistema a scelta multipla le mosse degli indagati. Anche qui, purtroppo, é possibile imbattersi in alcuni passaggi dettati dal tentativo casuale: non sempre, infatti, gli elementi raccolti sono sufficienti per arrivare ad una deduzione umanamente logica, e alcuni dettagli sono rimasti nella testolina di Holmes senza che siano stati esplicati al giocatore. Ecco perché non é inusuale procedere a tentoni fintanto che l'agognata spunta di conferma non abbia preso vita sullo schermo. Ma si tratta, come detto, più dell'eccezione, visto che la regola vede una coerenza di fondo inappuntabile.
Qualora vi troviate nel più classico degli impasse, gli sviluppatori hanno dato inoltre la possibilità di sfruttare l'intuito di Sherlock Holmes tramite la pressione del grilletto sinistro. Tale escamotage porta all'evidenza degli elementi non ancora analizzati, anche se non sempre la strada indicata é quella corretta. Capita, e di sovente, che l'intuito vi porti verso una porta al momento inaccessibile. Lo sappiamo benissimo che il nostro scopo é entrare in quella dannata stanza, ma non troviamo il modo! In breve tempo si trasforma così in un mero elemento per i cacciatori di gamerpoints: sia l'eccessivo sfruttamento, che l'assoluto inutilizzo, portano infatti allo sbloccamento di obiettivi e trofei.
Passo falso per Holmes
Eccoci infine al temuto angolo tecnico. La produzione, purtroppo, alterna pochi alti e molti bassi, delineando un risultato appena sufficiente. I modelli poligonali dei due protagonisti sono indiscutibilmente molto curati, ma sono affetti da animazioni tragicomiche che minano l'impatto generale. Le ambientazioni, per contro, sono piuttosto variegate, ma presentano texture mestamente slavate, e un livello di dettaglio non sempre consono alle produzioni moderne.
A un contesto in chiaroscuro va inoltre sommato un frame rate non sempre fulmineo, e la presenza di alcuni fastidiosi bug, come l'incertezza motoria del personaggio gestito dall'IA, oppure la presenza di muri invisibili che rendono, ad esempio, invalicabili tre piccioni appollaiati sul terreno.
Le cose migliorano parlando del sonoro. Le musiche che accompagnano le vostre gesta sono facilmente dimenticabili, ma i dialoghi, ottimamente doppiati, regalano un senso di appagamento ed immersione indispensabili per il genere.