Immortals of Aveum, recensione: lo sparatutto in prima persona pubblicato da Electronic Arts
Un giovane scopre di essere uno degli Advenuti
Dopo anni di giochi fatti con lo stampino, cloni senza un briciolo di creatività o remake ciclostilati, Electronic Arts ha finalmente dato alle stampe una nuova IP che porta una ventata di aria fresca ad un parco titoli altrimenti immobile da tempo immemore. Ma la buona notizia non è nemmeno questa, quanto piuttosto il fatto che, al netto di tutta una serie di aspetti non proprio riuscitissimi di cui parleremo più avanti, questo Immortals of Aveum è un titolo che funziona, intrattiene a dovere e rappresenta sicuramente una base su cui lavorare per il futuro. Posto che, data la disgraziata finestra di lancio (e qui EA dimostra di non aver ancora imparato dagli errori fatti sia con Titanfall che con Battlefiled IV), le vendite del gioco sviluppato da Ascendant Studios siano sufficienti a garantirgli una seconda chance.
Di cosa parla Immortals of Aveum
Al centro delle vicende che ci vedranno protagonisti c’è Jak, un giovane che scopre quasi per caso (ma nel modo più drammatico possibile), di poter avere il controllo di tutta una serie di arti magiche che potrebbe portare il suo popolo alla vittoria della Sempiguerra che scuote praticamente da sempre il mondo di Aveum. La capacità di Jak di poter gestire tutti e tre i colori delle magie lo pone quindi in una posizione di spicco all’interno del suo esercito, anche se i membri più anziani della sua fazione, tra cui il Generale Kirkan interpretata da Gina Torres (Alias, Firefly), saranno chiamati ad addestrare e raffinare le potenzialità del giovane Jak.
La possibilità per Jak di poter disporre praticamente sin da subito delle potenzialità di tutte e tre le magie, pone immediatamente nelle mani del giocatore un set di strumenti particolarmente ricco e variegato, dandogli modo di sviluppare già dall’inizio un proprio stile di gioco capace di poter essere upgradato e potenziato nel corso dell’avventura. I punti esperienza acquisiti durante le missioni e i bonus sbloccati nel corso del gioco e grazie all’esplorazione degli ambienti, garantiranno infatti corposi update al set di base delle magie in nostro possesso in modo da consentirci di poter variare potenza e forza d’attacco (o di difesa) degli incantesimi di cui saremo muniti, cesellando con precisione lo stile di gioco da adottare.
Attenzione però, perché non avremo libero accesso a modifiche e update in qualsiasi momento della missione, quindi essere muniti del giusto loadout è sempre il viatico necessario per poter procedere senza troppe frustrazioni.
Anche se il mondo di Aveum sembra essere stato scritto avendo bene in mente un pubblico di riferimento molto giovane, non saranno rari i momenti in cui la sfida si farà particolarmente ardua e chiederà al giocatore di mettere in campo tutte le abilità di magie, incantesimi ed equipaggiamenti acquisiti e potenziati nel corso del gioco. In particolare bisognerà porre molta attenzione ad uno sviluppo armonico delle caratteristiche del personaggio, attraverso il più classico albero delle abilità.
A garantirci questo sviluppo, tramite i classici punti esperienza, non ci saranno soltanto le missioni dell’avventura principale, ma anche tutta una serie di sfide che incontreremo nel corso del nostro cammino, unitamente ad una importante parte di “pulizia” del mondo circostante ormai incapace di smaltire gli effetti della stessa magia utilizzata in millenni di Sempiguerra. Jak prenderà infatti coscienza dei segni indelebili della guerra sul proprio pianeta, impegnandosi quindi in un’opera di ripulitura che aggiunge altro interesse ad una campagna già interessante e ricca di suo.
Immortals of Aveum si configura come uno shooter in prima persona che in alcuni frangenti risulta essere molto frenetico e chiede al giocatore di alternare magie, attacchi e difesa, tutto in base alle tipologie di avversari da affrontare. Anche se non dotati di una IA particolarmente votata alla conservazione (il più delle volte si comportano come la classica carne da macello), saranno poche le situazioni in cui dovremo pianificare le nostre azioni sul campo per non dover riiniziare la missione daccapo.
Fortunatamente Ascendant Studios ha lavorato molto bene sulla mappatura del joypad Xbox garantendo al giocatore una gestione molto fluida di tutte le attività in suo possesso. Sarà infatti molto semplice passare immediatamente da una magia all’altra, utilizzare i poteri in nostro possesso e sfruttare i cristalli curativi in caso di necessità. Nel giro di qualche scontro le nostre mani diventano quasi un’estensione di quelle visualizzate sullo schermo, consentendo un “flow” d’azione davvero molto efficace e gratificante.
Oltretutto, le magie in nostro possesso saranno spesso utilizzate per risolvere alcuni puzzle ambientali molto ben a fuoco e in grado di movimentare a dovere la gelatina grigia nella nostra scatola cranica. Alcuni di questi puzzle sono obbligatori e sbloccano i passaggi che ci consentono di passare da un ambiente ad un altro, mentre quelli facoltativi sono forieri di importanti bonus o upgrade per il nostro arsenale. Il nostro consiglio è quello di impegnarvi e di portare a termine tutti quelli che potete: i vantaggi saranno indiscutibili.
L’estetica di Immortals of Aveum
La grafica molto colorata e dettagliata dei primi trailer di Immortals of Aveum è stato il tratto distintivo che lo ha caratterizzato dalla presentazione fino ai nostri schermi. Questo, assieme alla promessa dell’utilizzo esclusivo del famigerato Unreal Engine 5, ha innalzato a dismisura le attese su Immortals, che in parte sono state tradite da una realizzazione sicuramente al di sotto delle aspettative o comunque ricca di contraddizioni.
Se infatti i personaggi principali sono tutto sommato realizzati a modino e con un buon dispendio di poligoni, lo stesso non si può dire per le texture utilizzate, che sembrano in qualche modo essere slavate e poco definite. Lo stesso si può dire per il mondo circostante che sebbene esploda di colori (utili anche per contraddistinguere le magie in nostro possesso), sembra sempre avere qualcosa di poco definito o sicuramente non all’altezza di quanto ci si potesse aspettare dall’utilizzo di un engine che in questi mesi è stato capace di lasciarci a bocca aperta proprio per la sua propensione all’utilizzo di assets ai limiti del fotorealismo.
Ecco, in Immortals of Aveum, pur trovandoci di fronte ad una produzione dignitosa, tutto questo sembra non essere presente. Buone nuove dal versante audio, grazie ad un design puntuale e preciso, con una colonna sonora che sottolinea i momenti incalzanti e un doppiaggio italiano (e già questo è un mezzo miracolo) che forse enfatizza troppo il carattere “teen” dell’opera, con voci che a volte arrivano quasi al falsetto e momenti di forzata comicità che stemperano un clima altrimenti molto greve, ma che creano anche una certa discontinuità sul tono con cui il gioco “parla” al giocatore.