Impact Winter
Riconducibile ad un qualsiasi disaster movie dove la fine del mondo viene decretata da un evento climatico devastante, Impact Winter cerca di far sua una sceneggiatura già sfruttata in passato per ricreare una propria ambientazione, dove i protagonisti sono costretti a combattere un inverno perenne che sembra non lasciare scampo.
L’incipit della storia può non brillare per originalità, ma il lavoro svolto da Mojo Bones in collaborazione con Bandai Namco cerca di sfruttare la formula survival in maniera eccellente, regalando inoltre quella forza morale vista in passato con This War of Mine.
Saremo all’altezza del compito?
The Day After Impact Winter
Un meteorite ha colpito la Terra, la conta del numero delle vittime non si conosce di certo, ma quello a cui assistiamo è potenzialmente una vera e propria ecatombe, dato che dall’inizio saremo accompagnati solamente da altre quattro persone all’interno di una chiesa diroccata.
Jacob, il protagonista, ha vagato senza meta per giorni prima di trovare questo gruppo eterogeneo di persone, prendendosi inoltre la briga di guidarlo verso la salvezza senza una data da destinarsi. Tutto cambia quando il robot Ako-Light riceve un messaggio, che sembra riguardare l’arrivo di ipotetici soccorsi entro trenta giorni dalla divulgazione della comunicazione. Trick or treat? La risposta non ve la riveliamo, per forza di cose, ma come incipit si avverte il grande carico di responsabilità, unito a quella serie di preoccupazioni che preannunciano problemi come se piovesse.
Per mettere una toppa alla serie di complicazioni rivelatesi durante il cammino, intervengono i membri del gruppo, ognuno con una propria caratteristica peculiare che ne identifica il percorso di missioni storyline, le abilità specifiche dedicate al crafting nonché tutta una serie di dinamiche legate al dialogo ed il loro rapporto con gli altri sopravvissuti. Come facilmente intuibile, un’ambientazione così borderline richiama non solo problemi fisici, ma anche tutta una serie di problemi psicologici che spesso vanno a evidenziarsi principalmente quando fame, sete o stanchezza faranno il loro ingresso a rompere l’equilibrio sostenuto con tanta fatica.
E se inizialmente le uniche difficoltà potranno sembrarvi insormontabili, specialmente pensando alle dimensioni delle tasche di Jacob (ma perché non sono tutti come il buon Guybrush?), vi accorgerete ben presto che la più semplice delle scelte può corrispondere ad un’azione uguale o contraria, sempre se fatta senza pensare alle conseguenze.
Raccogliere un barattolo di cibo abbandonato in un angolo della chiesa può risultare fatale, ma allo stesso tempo infinitamente utile per alzare provvisoriamente il parametro influenzato dal medesimo. Alcuni dei NPG vorranno scambiare risorse in autonomia, o magari si ammaleranno chiedendovi una partita di medicine che puntualmente –guarda caso- non è presente nelle scorte in nostro possesso.
Ragionare in funzione della sopravvivenza collettiva, sotto un certo punto di vista, rappresenterà un buon 90% della riuscita del compito principale, motivo per cui vi consigliamo di tenere a mente ogni aspetto delle richieste ricevute, facendo persino attenzione alle tempistiche segnalate per rispettarle. Una storyline cercherà di insegnarvi l’arte della caccia, con qualche trappola di fortuna, mentre altri cercheranno più semplicemente di rimediare cibo ed altri ingredienti per confezionare piatti più sostanziosi e nutrienti.
Non esiste effettivamente una quest inutile, come non esiste la scelta di mollare il controller ed aspettare che tutto finisca. Quello che però acquista significato è il seguire un determinato percorso nella risoluzione delle missioni assegnate, così da investire il proprio tempo in maniera intelligente. Dando per esempio spago al giovane Christophe si potranno ottenere potenziamenti per il robot Ako-Light, mentre se invece Maggie si dedicherà a costruire utili oggetti per migliorare la vita nel rifugio, grazie alle sue doti di meccanico.
La chiave per sopravvivere
Ogni missione riuscita contribuirà al reperimento Rescue Point, utili per diminuire il conto alla rovescia di un certo quantitativo di ore. Niente di troppo impattante, ma comunque una serie di piccoli passi utili ad arrivare alla meta senza passare dal via. Unendo quindi la possibilità di seguire un determinato stile di gioco, grazie alla scelta delle missioni, a una esplorazione accattivante coadiuvata da un’ambientazione ricca di spunti, il giocatore si trova veramente a sentire una certa frustrazione addosso, chiaramente appesantita dall’impossibilità di trasportare tanti oggetti in un unico viaggio.
Arrivare ad una caverna abbandonata, solo per scoprire che buoni ¾ degli oggetti non saranno trasportabili per colpa dell’inventario piuttosto ridotto, impattano notevolmente sul gameplay del gioco, che imposta un ritmo molto lento e legato al backtracking. Purtroppo gli oggetti da reperire per completare una quest verranno mostrati solo se quest’ultima sarà evidenziata nel log, anche se noi avremmo preferito la possibilità di seguire più missioni contemporaneamente cercando di prendere il maggior numero di oggetti utili, lasciando indietro i cosiddetti junk. Trattandosi di un gioco unicamente in lingua anglosassone, un taccuino dove scrivere i quest item vi darà una grossa mano, evitandovi la noia di aprire continuamente il pannello dedicato.
L’ambiente esterno è ovviamente ricco di pericoli, rappresentati maggiormente dalle basse temperature e dagli animali selvatici, soprattutto lupi, che sapranno essere mortali se non affrontati con le giuste armi. Molto spesso è necessario evitare lo scontro, così da evitare conseguentemente di portare con sé armi e munizioni che occupano fin troppo spazio nelle nostre tasche.
Durante le nostre escursioni incontreremo persone in difficoltà, con cui interagire per ottenere quest speciali, oppure i Nomads, ovvero un gruppo di personaggi che gira per il Void (l’ambientazione) scambiando oggetti rari per altre cose utili.
Importante tenere a mente che il robot a nostra disposizione può illuminare il nostro cammino, effettuare una scansione della zona in prossimità del giocatore ed anche trivellare il terreno, facendo ottenere al protagonista interessanti oggetti per il crafting. Il nostro Ako-Light può inoltre viaggiare tra la chiesa ed un accampamento costruito all’esterno, trasportando al tempo stesso le risorse messe da parte occupando meno spazio.
Un titolo survival non permette chiaramente salvataggi liberi, ma potrete mettere una nota sul vostro taccuino solo e solamente quando Jacob andrà a dormire. E vi conviene farlo, perché in caso di morte ricomincerete da capo!
Il freddo non è però l’unico problema
Il codice messoci a disposizione per la review ha presentato una serie di problemi importanti, soprattutto dal punto di vista tecnico. Il pannello della configurazione video è stato praticamente ridotto all’osso, anche se siamo rimasti impressionati dalla presenza di caricamenti importanti evidenziati in sede di passaggio tra una zona contenuta e l’intero mondo di gioco.
Oltre a questo la configurazione dei comandi ci ha fatto letteralmente impazzire, più che altro perché l’unica possibilità di giocarlo era rappresentata dall’aver in casa un controller Xbox 360. Esistono anche alcuni bug presenti qua e là, ma niente che non siamo sicuri verrà sistemato nel momento di pubblicazione del titolo. Si poteva fare qualcosa in più in termini di diversità degli ambienti esplorabili, ma siamo sicuri che gli sviluppatori si sono concentrati sul rendere il più veritiera possibile la resa di una cittadina sperduta nel territorio canadese.
Posti prettamente tutti uguali, case di campagna sparse qua e là insieme ai complessi residenziali abitati e tante, tantissime, antenne radio abbandonate.
Voto
Redazione