Indiana Jones e l’Antico Cerchio: la recensione di un gioco che dovrebbe stare in un museo!
Enigmi, azione e atmosfere cinematografiche: Indiana Jones torna con un’avventura imperdibile senza difetti… o quasi.
Indiana Jones. Un nome che ha segnato la storia del cinema e dell’immaginario avventuroso, simbolo di un mondo fatto di misteri, scoperte e pericoli. Dal debutto con I Predatori dell’Arca Perduta, il leggendario archeologo ha rappresentato molto più di un semplice personaggio: è diventato un’icona, capace di ispirare generazioni di appassionati - compreso chi vi scrive - dentro e fuori dal grande schermo. E il suo viaggio cinematografico è stato arricchito da altri capolavori come Il Tempio Maledetto e L’Ultima Crociata, pellicole che hanno consolidato un’eredità che ha resistito al passare degli anni.
Ma il suo impatto non si è fermato certo al cinema. Negli anni '90, Indiana Jones ha lasciato il segno anche nel mondo dei videogiochi, con titoli come Indiana Jones and the Fate of Atlantis, che ancora oggi viene ricordato come uno dei punti più alti delle avventure grafiche (insieme a Monkey Island). Tuttavia, non tutti i giochi dedicati all’archeologo sono riusciti a catturare lo stesso fascino: La Macchina Infernale e La Tomba dell’Imperatore, per quanto ambiziosi, non hanno saputo replicare il carisma e la profondità narrativa che ci si aspettava, risultando esperienze meno memorabili.
Con Indiana Jones e l’Antico Cerchio, MachineGames ci invita a riscoprire lo spirito di quelle avventure indimenticabili. Lo studio, famoso per aver rilanciato la serie Wolfenstein, punta a modernizzare il mito di Indiana, intrecciando l’azione cinematografica con enigmi complessi e ambientazioni straordinarie. Ambientato tra gli eventi de I Predatori dell’Arca Perduta e L’Ultima Crociata, il gioco si propone come un ponte tra passato e presente, unendo tradizione e innovazione.
L’Archeologia si dedica alla Ricerca dei Fatti
…se vi interessa la verità, l’aula di filosofia del professor Tyre è in fondo al corridoio. Come accennato poc’anzi, Indiana Jones e l’Antico Cerchio si colloca tra I Predatori dell’Arca Perduta e L’Ultima Crociata, riportandoci nel 1937, un periodo in cui l’interesse dei nazisti per il potere degli artefatti esoterici è al centro di molte leggende e narrazioni storiche. Dopo aver tentato di impossessarsi dell’Arca dell’Alleanza e del Santo Graal, in questa nuova avventura i seguaci di Hitler si spingono ancora oltre, cercando di svelare i segreti di un manufatto dall’immenso potenziale: l’Antico Cerchio. A capo di questa ricerca troviamo Emmerich Voss, una figura che si colloca nel solco dei grandi antagonisti della saga, raccogliendo idealmente l’eredità di René Belloq e Walter Donovan.
La storia si sbroglia attraverso location mozzafiato, come la maestosa Città del Vaticano, le antiche tombe di Giza o le giungle intricate del Siam. Ogni luogo è ricco di dettagli che riportano alla memoria le pellicole di George Lucas, non solo per la ricostruzione accurata degli ambienti, ma soprattutto grazie a Indiana Jones stesso, che con il suo spirito indomito, le movenze tipiche e le battute iconiche – come la famosa "Quell’oggetto dovrebbe stare in un museo!" – riesce a incarnare alla perfezione lo spirito avventuroso che lo ha reso una leggenda.
Gran parte del gioco alterna sequenze di azione cinematografica, grazie a numerose cutscene confezionate con la grafica del gioco, a enigmi intricati, spesso integrati nella trama principale o inseriti come missioni secondarie. Ogni location offre obiettivi opzionali, che spaziano dalla risoluzione di misteri specifici alla ricerca di manufatti nascosti, ampliando l’immersione del giocatore e approfondendo il contesto storico e mitologico degli scenari. Il diario di Indy, vero e proprio compagno di viaggio, diventa uno strumento essenziale per annotare indizi, registrare scoperte e tornare sui propri passi per completare sfide lasciate in sospeso.
Con una durata media di 15-20 ore, il gioco si distingue per una longevità ben bilanciata tra trama principale e attività opzionali. La rigiocabilità, inoltre, viene potenziata dalla possibilità di personalizzare la difficoltà dei combattimenti e degli enigmi, garantendo esperienze diverse per ogni stile di gioco.
Oggi hai perso, ragazzo, ma non significa che debba piacerti
Il gameplay di Indiana Jones e l’Antico Cerchio riesce a proporre un buon equilibrio tra azione, furtività e personalizzazione dell’esperienza. Personalmente ho affrontato il gioco a difficoltà standard, riscontrando un bilanciamento ben calibrato, soprattutto durante i combattimenti corpo a corpo. Questi si basano su una combinazione di attacchi leggeri e pesanti, che richiedono tempismo e strategia, soprattutto quando si affrontano più nemici contemporaneamente. Una situazione che è meglio evitare il più possibile, dal momento che i colpi dei nemici spesso si accavallano, rendendo difficile parare e contrattaccare in modo efficace- dato che il vigore si esaurisce praticamente subito.
In questo contesto, la frusta si rivela la chiave di volta per risolvere ogni situazione. Non solo permette di disarmare i nemici o tirarli a sé per attacchi ravvicinati, ma con i giusti miglioramenti, sbloccabili tramite i libri di avventura, diventa ancora più letale nelle fasi avanzate: se utilizzata con precisione alla testa, consente di strangolare i nemici in furtività, aggiungendo una dimensione stealth alle possibilità di approccio.
Le armi da fuoco, invece, le ho utilizzate raramente. Sebbene il revolver sia potente, il gioco sembra volutamente spingerti verso un approccio furtivo, distribuendo numerose armi bianche che possono essere utilizzate alle spalle dei nemici per neutralizzarli in un colpo solo, attivando piccole cutscene che aumentano l’immersione. La furtività si è dimostrata particolarmente efficace e appagante, tanto da farmi preferire questa strada per la maggior parte dell’avventura.
I travestimenti, pur non indispensabili, offrono un tocco di varietà al gameplay. Indossare abiti specifici permette di accedere ad aree particolari da raggiungere senza essere scoperti, aggiungendo un elemento tattico interessante. Tuttavia, le distrazioni, come il lancio di oggetti per attirare i nemici, le ho trovate poco efficaci, preferendo invece un approccio più diretto o furtivo.
L’intelligenza artificiale dei nemici rappresenta uno degli aspetti più curiosi del gioco. Sebbene sembri uscita direttamente dai film per quanto riguarda l’atteggiamento e le reazioni, risulta spesso prevedibile e poco sofisticata: i nemici tendono a ripetere schemi fissi di pattugliamento e mostrano una capacità limitata di adattarsi alle situazioni. Questo, se da un lato può ridurre la difficoltà delle sezioni stealth, dall’altro aggiunge un tocco cinematografico che strizza l’occhio ai classici della saga.
Professor Jones?! Mi dia il libretto, subito!
Uno degli aspetti più affascinanti di Indiana Jones e l’Antico Cerchio è rappresentato dagli enigmi, che diventano un elemento centrale del gameplay grazie al supporto del diario di Indy. Questo strumento non è solo un compagno di viaggio, ma un vero e proprio scrigno di informazioni, capace di trasformare ogni scoperta in un tassello per comprendere i misteri che ci circondano.
Il diario, splendidamente animato e curato nei dettagli, raccoglie indizi, mappe, annotazioni e persino bozzetti legati alle antiche civiltà che esploriamo nel corso del gioco. Ogni rompicapo è strettamente legato al contesto storico e geografico della location in cui ci troviamo: dalle luci e gli specchi di Giza, ai simbolismi religiosi della Città del Vaticano, fino alle strutture sommerse del Siam, ogni enigma sembra emergere dal tempo stesso. Questo approccio non solo rende le sfide immersive, ma riesce a evocare quella stessa passione per la scoperta che caratterizza il personaggio di Indiana Jones.
Gli enigmi, sebbene estremamente appaganti nella loro configurazione standard, presentano alcune lacune nella realizzazione. Quelli collegati direttamente alla storia principale, necessari per procedere nel gioco, si riducono spesso a situazioni molto semplici, che richiedono solo una buona dose di osservazione senza necessitare di ulteriori approfondimenti. Sarebbe stato interessante se fossero state aggiunte caratteristiche più complesse, magari sfruttando maggiormente il diario per giocare con disegni dettagliati o traduzioni di lingue antiche, aumentando così l’immersione e il coinvolgimento.
Un dettaglio interessante è rappresentato dalla macchina fotografica, uno strumento che non solo consente di scattare foto di scene suggestive, ma aiuta a risolvere enigmi. Fotografando lo stesso enigma più volte, il gioco fornisce indizi progressivi fino ad arrivare praticamente alla soluzione. Questo strumento si integra perfettamente con il diario, contribuendo a compilarlo con annotazioni, immagini e dettagli che rendono ogni scoperta unica.
La possibilità di tornare sui propri passi grazie alla funzione di viaggio rapido del diario è una manna per i completisti, che vogliono risolvere ogni zona al 100%. Tuttavia, per il resto dei giocatori, questa funzione è utile soprattutto per esplorare con maggiore libertà e approfondire le location, completando enigmi lasciati in sospeso.
Uno dei punti focali più discussi dalla fanbase fin dalla sua prima presentazione è legato al cambio di visuale, che passa dall’abituale terza persona ad una soggettiva che in tanti non hanno associato alle normali dinamiche action adventure della saga. Al di là di coloro che purtroppo non sopportano i giochi in prima persona a causa del motion sickness, possiamo tranquillamente testimoniare come L’antico Cerchio non solo sia portatore sano di tutte le caratteristiche peculiari che abbiamo sempre trovato nei titoli della saga, ma riesce al contempo ad amplificare l’immersività nelle fasi principali del gioco, ovvero esplorazioni, enigmi e combattimenti. Sicuramente l’esperienza di MachineGames nella saga di Wolfenstein è stata utile per riportare nel più corretto dei modi questi elementi così centrali in un gioco di questo tipo, pur mettendo di fronte i giocatori ad un cambio davvero epocale.
È un balzo della fede!
Sul fronte grafico, Indiana Jones e l’Antico Cerchio presenta un risultato visivamente suggestivo, ma non privo di qualche problematica tecnica. Ho giocato il titolo su un desktop equipaggiato con una scheda video Nvidia RTX 4060Ti e 16GB di RAM, una configurazione che rientra ampiamente nei requisiti consigliati per giocare con impostazioni alte. Tuttavia, ho riscontrato alcuni problemi di ottimizzazione, in particolare con il supporto ai monitor ultra-wide (21:9).
Nonostante il gioco offra un supporto nativo a questo formato, quando provavo a giocare a tutto schermo con impostazioni grafiche globali settate su medio/alto, le prestazioni calavano drasticamente, arrivando a toccare i 12fps al secondo.
Attivando il DLSS su modalità prestazioni, la fluidità è migliorata arrivando a toccare anche i 60 frame al secondo, consentendo di mantenere un discreto equilibrio visivo. Tuttavia, anche con questi accorgimenti, il framerate subisce comunque qualche calo, risultando meno stabile di quanto ci si aspetterebbe da una configurazione di questo livello. Scendere a compromessi non è certo un problema, ma dispiace dover rinunciare a qualche miglioria grafica soprattutto in merito al comparto d'illuminazione, che offre chiaramente una maggiore immersività nel momento in cui si effettuano le fasi negli scenari al chiuso (come caverne, tombe, etc). Questo potrebbe indicare una mancanza di ottimizzazione nella versione provata prima del lancio, ma gli sviluppatori hanno garantito che il gioco riceverà diverse patch correttive per migliorare le prestazioni complessive.
Un punto a favore del titolo è sicuramente il doppiaggio italiano, che si dimostra di altissimo livello. Alessandro D’Errico, nuovo interprete vocale di Indiana Jones, ha saputo raccogliere con grande dignità lo scettro che per anni è appartenuto al mitico Michele Gammino. Sebbene avrei preferito che Gammino prestasse nuovamente la sua voce a Indy, il risultato finale è comunque molto soddisfacente e riesce a trasmettere lo spirito avventuroso del personaggio.
Nonostante i problemi tecnici, la cura per i dettagli visivi e sonori riesce comunque a creare un’atmosfera che richiama con forza le pellicole della saga. Dai paesaggi esotici alle ambientazioni claustrofobiche delle tombe, il gioco offre scorci che sanno catturare lo spirito delle avventure di Indiana Jones, nonostante qualche compromesso tecnico.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione
Indiana Jones e l’Antico Cerchio
Indiana Jones e l’Antico Cerchio si rivela un’avventura avvincente, capace di onorare lo spirito del leggendario archeologo. Tra enigmi immersivi, un gameplay vario e una narrazione che richiama con intelligenza le pellicole della saga, il gioco sa catturare l’attenzione. Tuttavia, alcune criticità tecniche e semplificazioni negli enigmi principali ne riducono il potenziale. Con una grafica suggestiva ma non perfettamente ottimizzata (almeno per il momento) e un doppiaggio italiano che riesce a mantenere alta la qualità, il titolo è una promessa interessante per il futuro. Speriamo che sia il primo di tanti.