Inversion
di
La colonna sonora offre brani di accompagnamento non particolarmente interessanti, ma ad ogni modo ben realizzati ed orchestrati in modo da reggere bene le situazioni più concitate. Buoni gli effetti sonori, utilissimi anche per individuare le varie forme di attacco adoperate dai nemici (non ultimi, i Gravilink avversari). I doppiaggi sono disponibili solo in Inglese, ma tutta la vicenda é ben sottotitolata in Italiano. Un appunto importante: il volume di gioco é insolitamente basso e richiede qualche prova per essere ben ottimizzato nei tre parametri (musica, effetti e parlato).
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Dal punto di vista di Gameplay, torniamo al discorso di “buoni spunti ma poca profondità”: s'é infatti già detto di come le aree a gravità mista e a 0G siano concettualmente interessanti ma poco sfruttate, o addirittura mal gestite. A questo si aggiunge una ambientazione piuttosto accattivante di cui però non verranno mai spiegati svariati elementi (tanto per dirne una, non si arriva a scoprire l'origine dei Gravilink, una tecnologia che gli stessi Lutadore hanno “rubato”) e su cui si svolge una trama zeppa di lacune e dal finale insoddisfacente.
Inversion parte bene, bisogna ammetterlo: il primo impatto é positivo, con elementi innovativi e alcuni misteri interessanti, ma più si avanza nella vicenda e più ci si rende conto della sua piattezza e ripetitività, che arriva a riproporre più volte i boss (peggiorando la situazione ambientale e di supporto) fino a uno scontro finale tra i più facili del gioco. Gioco che per le sue limitazioni - non ultima la scelta discutibile di assegnare allo stesso tasto la corsa/scatto e l'accovacciamento - in molte fasi diviene la fiera del trial-&-error: si muore in continuazione cercando di memorizzare l'ordine di comparsa dei nemici e sperando di non essere colpiti da un missile vagante o da altri attacchi che ci ammazzino sul colpo. Il passaggio dalle armi a munizioni a quelle ad energia, inoltre, priva il giocatore della possibilità di effettuare headshot, con l'unico risultato di rendere gli scontri più lunghi ed estenuanti.
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Parte bene, continua male e finisce peggio, in cerca di una drammaticità e di un becero gusto del tragico, che arriva dopo circa 6-8 ore di gioco. Spazio per un sequel? Forse, ma veramente sarebbe il caso di realizzarlo? A valle di una vicenda discutibile, Inversion riesce a fornire una discreta mole di divertimento con le modalità multiplayer: anche solo la possibilità di vivere la campagna in co-op con un amico permette di affrontarla con superiore scioltezza, ed ai canonici deathmatch e deathmatch a squadre, con mappe che offrono anche la gravità mista e lo 0G, si aggiungono modalità ad obiettivi e persino un survival cooperativo. Sarà dura, però, rimanerci affezionati a lungo...
Dal punto di vista di Gameplay, torniamo al discorso di “buoni spunti ma poca profondità”: s'é infatti già detto di come le aree a gravità mista e a 0G siano concettualmente interessanti ma poco sfruttate, o addirittura mal gestite. A questo si aggiunge una ambientazione piuttosto accattivante di cui però non verranno mai spiegati svariati elementi (tanto per dirne una, non si arriva a scoprire l'origine dei Gravilink, una tecnologia che gli stessi Lutadore hanno “rubato”) e su cui si svolge una trama zeppa di lacune e dal finale insoddisfacente.
Inversion parte bene, bisogna ammetterlo: il primo impatto é positivo, con elementi innovativi e alcuni misteri interessanti, ma più si avanza nella vicenda e più ci si rende conto della sua piattezza e ripetitività, che arriva a riproporre più volte i boss (peggiorando la situazione ambientale e di supporto) fino a uno scontro finale tra i più facili del gioco. Gioco che per le sue limitazioni - non ultima la scelta discutibile di assegnare allo stesso tasto la corsa/scatto e l'accovacciamento - in molte fasi diviene la fiera del trial-&-error: si muore in continuazione cercando di memorizzare l'ordine di comparsa dei nemici e sperando di non essere colpiti da un missile vagante o da altri attacchi che ci ammazzino sul colpo. Il passaggio dalle armi a munizioni a quelle ad energia, inoltre, priva il giocatore della possibilità di effettuare headshot, con l'unico risultato di rendere gli scontri più lunghi ed estenuanti.
Parte bene, continua male e finisce peggio, in cerca di una drammaticità e di un becero gusto del tragico, che arriva dopo circa 6-8 ore di gioco. Spazio per un sequel? Forse, ma veramente sarebbe il caso di realizzarlo? A valle di una vicenda discutibile, Inversion riesce a fornire una discreta mole di divertimento con le modalità multiplayer: anche solo la possibilità di vivere la campagna in co-op con un amico permette di affrontarla con superiore scioltezza, ed ai canonici deathmatch e deathmatch a squadre, con mappe che offrono anche la gravità mista e lo 0G, si aggiungono modalità ad obiettivi e persino un survival cooperativo. Sarà dura, però, rimanerci affezionati a lungo...