Jak and Daxter: The Precursor Legacy
di
PRECURSORI E BATTERIE
Ci sono i cattivi, c'é un ragazzino fracassone che viene trasformato in donnola, c'é il vecchio saggio, la giovane inventrice e il bello salva-mondo... e c'é il mondo articolato in quindici luoghi: questo é Jak and Daxter: The Precursor Legacy. Dimenticate il perché, dopotutto la trama che si pone alla base di un gioco di piattaforme é quasi sempre totalmente trascurabile, ma concentratevi sul come: Jak e Daxter devono concentrare le proprie abilità e risorse nel tentativo di recuperare il maggior numero possibile di Batterie. Fortunatamente non stiamo parlando di quei simpatici accrocchi in grado di abbandonarci in quelle allegre mattinate di pioggia novembrina, ma di strani globi rocciosi e luminosi in grado di fornire grandi quantitativi di energia. Le batterie sono utilizzate nel gioco per permettere, principalmente, al duo di procedere nell'esplorazione dell'universo, quindi applicandole ad alcuni particolari mezzi meccanici per oltrepassare barriere naturali, piuttosto che per rimettere in moto armi o congegni che si rivelano fondamentali per poter concludere il viaggio verso il nord della grande isola di Jak and Daxter, punto in cui il duo nemico attende i nostri protagonisti. E in mezzo c'é un vulcano, una montagna innevata, templi e giungle, caverne buie e villaggi assolati, lugubri paludi e spiagge esotiche... Insomma, le occasioni per spalmare quell'"genialoide" di Daxter contro una roccia non dovrebbero mancare
DAI LA CERA, TOGLI LA CERA..
La struttura di gioco di Jak and Daxter é piuttosto elementare: Naughty Dog non ha apportato sostanziali modifiche alle ricette di gioco offerte da Nintendo e soprattutto Rare con i due episodi di Banjo & Kazooie e Conker's: Bad Fur Day. Il giocatore é chiamato a muovere la coppia d'improbabili salvatori della giornata grazie allo stick analogico di sinistra, mentre quello di destra é dedicato alla rotazione della telecamera... a proposito della "riprese" si segnala un ottimo studio dei cameramen virtuali, che non "impallano" praticamente mai la visuale con elementi degli ambienti o nemici. Ben fatto
Ci sono i cattivi, c'é un ragazzino fracassone che viene trasformato in donnola, c'é il vecchio saggio, la giovane inventrice e il bello salva-mondo... e c'é il mondo articolato in quindici luoghi: questo é Jak and Daxter: The Precursor Legacy. Dimenticate il perché, dopotutto la trama che si pone alla base di un gioco di piattaforme é quasi sempre totalmente trascurabile, ma concentratevi sul come: Jak e Daxter devono concentrare le proprie abilità e risorse nel tentativo di recuperare il maggior numero possibile di Batterie. Fortunatamente non stiamo parlando di quei simpatici accrocchi in grado di abbandonarci in quelle allegre mattinate di pioggia novembrina, ma di strani globi rocciosi e luminosi in grado di fornire grandi quantitativi di energia. Le batterie sono utilizzate nel gioco per permettere, principalmente, al duo di procedere nell'esplorazione dell'universo, quindi applicandole ad alcuni particolari mezzi meccanici per oltrepassare barriere naturali, piuttosto che per rimettere in moto armi o congegni che si rivelano fondamentali per poter concludere il viaggio verso il nord della grande isola di Jak and Daxter, punto in cui il duo nemico attende i nostri protagonisti. E in mezzo c'é un vulcano, una montagna innevata, templi e giungle, caverne buie e villaggi assolati, lugubri paludi e spiagge esotiche... Insomma, le occasioni per spalmare quell'"genialoide" di Daxter contro una roccia non dovrebbero mancare
DAI LA CERA, TOGLI LA CERA..
La struttura di gioco di Jak and Daxter é piuttosto elementare: Naughty Dog non ha apportato sostanziali modifiche alle ricette di gioco offerte da Nintendo e soprattutto Rare con i due episodi di Banjo & Kazooie e Conker's: Bad Fur Day. Il giocatore é chiamato a muovere la coppia d'improbabili salvatori della giornata grazie allo stick analogico di sinistra, mentre quello di destra é dedicato alla rotazione della telecamera... a proposito della "riprese" si segnala un ottimo studio dei cameramen virtuali, che non "impallano" praticamente mai la visuale con elementi degli ambienti o nemici. Ben fatto