Jet Set Radio HD

di Massimiliano Pacchiano
Dopo una lunga attesa ecco giungere sul marketplace il remake HD di Jet Set Radio, uno dei titoli di punta della softeca Dreamcast assieme agli storici Soul Calibur, Ikaruga, Rez e Shenmue. Sarebbe inutile continuare a decantare le lodi del leggendario Dreamcast, sfortunata console nata a cavallo tra la generazione 32bit e quella a 128bit (per intenderci tra Psx e Ps2). I tempi forse non erano ancora maturi ed il marketing fu sbagliato, ma la qualità dell'hardware e del parco titoli rendono impossibile non considerare tale console come una pietra miliare del videogioco.



Il nuovo Jet Set Radio HD é nato indubbiamente sotto cattivi auspici e non é certo un caso se dopo aver visto il brutto trattamento riservato allo storico Crazy Taxi (colonna sonora cambiata, scadente porting da Ps2), in molti temevano il peggio. Fortunatamente stavolta le cose sono andate decisamente meglio, con una nuova versione assolutamente fedele all'originale ed incredibilmente ancora pregevole nella sostanza. Parliamo infatti di un gioco uscito nel lontano 2000, ben 12 anni fa, quando il gaming casalingo era forse meno evoluto e meno user-friendly di adesso. Ci sarebbe da aprire una breve parentesi sull'eccessiva semplificazione a cui questo ha portato oggi, che sfocia spesso in una banalizzazione del media, ma per stavolta ve la risparmiamo.

Concentriamoci invece sul gioco vero e proprio: un singolare e coloratissimo omaggio alla cultura hip-hop in chiave cartoon-futuribile. Nella città immaginaria (ma nemmeno troppo) di Tokyo-To si aggirano diverse bande armate di rollerblades turboalimentati e di immancabili bombolette spray, con le quali “taggano” i muri della città mentre ascoltano la loro stazione radio pirata d'elezione che tra l'altro dà il titolo al gioco stesso. Questa espressione urbana del proprio essere, é ostacolata tanto dalle band rivali (intente a coprire i graffiti dei protagonisti e ad usurparne il territorio) quanto dalle forze dell'ordine, le quali metteranno in piedi veri e propri scenari di guerriglia urbana pur di fermare i ragazzini armati di vernice spray. Il setting quindi presenta in chiave caricaturale quelli che sono gli ideali di auto-affermazione e di espressione artistica tipici della cultura hip-hop, sottintendendo un messaggio di ribellione al potere ed alle limitazioni della propria libertà imposte dall'alto.

Il gameplay miscela sapientemente una componente sportiva alla Tony Hawk (con grinding, acrobazie e culate inverosimili) ad un più originale fattore action-graffitaro. Potremo non solo disegnare con le bombolette (c'é un minigame apposito da eseguire al volo) ma dovremo farlo entro un tempo limite, battendo i “writer” rivali e sfuggendo alle forze dell'ordine a colpi di acrobazie. Detto così pare complesso e in effetti lo é, ma in principio il gioco ci porta per mano gradualmente facendoci fare solo alcune di queste cose per volta; inoltre saremo confinati in piccole mappe dove prenderemo confidenza col sistema di gioco, ambienti che poi diverranno più ampi a storia inoltrata.



Inizialmente dovremo solo imparare a muoverci ed a fare le acrobazie base, cosa richiesta da alcune brevi missioni in cui i membri della nostra futura gang ci “sfideranno” a fare meglio di loro. Poi passeremo a missioni in piccole mappe singole, dove inizieremo a confrontarci con le altre bande e con le forze dell'ordine. Infine potremo scorrazzare per l'intera città, dove dovremo tappezzare il territorio a suon di spray entro il tempo limite mentre gli avversari faranno il possibile per fermarci.
Approcciando il gioco da neofiti bisogna però tener conto di una cosa: all'epoca in cui JSR uscì non esisteva ancora un vero e proprio “free roaming” (se escludiamo alcuni giochi 2D o casi rari come Hunter per Amiga) quindi JSR é fondamentalmente uno dei pionieri di questa innovazione tecnologica. Il gioco si svolge in diverse mappe collegate tra loro: alcune di esse sono molto piccole (come la piazza iniziale) mentre altre sono decisamente ampie e più complesse. Parte del fascino esercitato dal titolo Sega era dato proprio dalla sorpresa di scoprire come l'ambiente si “apriva” proseguendo, cosa praticamente inedita all'epoca ma oggi comune in tutti i titoli free-roaming.

Quindi, il gioco prosegue alternando acrobazie e graffiti a fughe dalla polizia, con intermezzi costituiti da alcune sfide di nuovi arrivati (che in molti casi diverranno membri selezionabili della nostra banda), rimpiattini per “taggare” le schiene delle gang rivali o veri e propri boss da sconfiggere. Jet Set Radio appartiene ad un'epoca in cui i giochi erano ancora “veri” e costituivano una discreta sfida per il giocatore: padroneggiare i movimenti, imbroccare i rail da grindare, atterrare al posto giusto e schivare gli ostacoli non é cosa da poco, ed anche se ai tempi dell'uscita sembrava un gioco dalla difficoltà convenzionale, visto oggi risulta decisamente più impegnativo della media. C'é chi additerà i controlli, che invero sono molto sensibili e necessitano di una certa pratica per essere padroneggiati appieno, ma JSR é un gioco genuinamente divertente ed impegnativo che sa alternare “bastone e carota” risultando estremamente godibile ancora oggi. Tra l'altro, l'unica miglioria ai comandi é davvero azzeccata, perché ora possiamo muovere la telecamera con lo stick destro scavalcando il difetto delle inquadrature non sempre ottimali. La longevità si assesta intorno alle 9-10 ore (anche se la fruizione effettiva si allunga se sbagliate più volte le missioni) ma la presenza dei nuovi achievement e della classifica online vi invoglieranno a rigiocarlo una volta finito. Tra l'altro segnaliamo la presenza dei livelli extra ambientati in un'altra città (evitiamo gli spoiler) non presenti nella prima edizione giapponese ma inclusi nelle successive versioni Jet Grind Radio e De La JSR.



Tecnicamente parlando, il gioco é identico all'originale ma viene sparato sui nostri schermi a risoluzione HD. Detto così pare brutto, ma il risultato é ottimo: la particolare estetica cartoon in cel-shading trae gran giovamento dall'alta risoluzione grazie alle linee nette, definite ed ai colori vividi. Il tutto gira a 30fps come l'originale ed il motivo é presto detto: anche se le console moderne avrebbero facilmente potuto raddoppiare il frame-rate, questo avrebbe portato ad un'accelerazione delle animazioni e del gioco in generale a causa della particolare tecnica di programmazione adottata. Sembra una panzana, e invece ne abbiamo la prova quando ci sono delle transizioni tra la rolling demo ed il menu iniziale, in cui vediamo visibilmente il gioco “accelerare” al doppio della velocità per alcuni attimi. La grafica quindi si presenta ottimamente, anche grazie alla nuova visuale panoramica dei 16:9, ma l'unica pecca la troviamo nelle texture. Nonostante molte di esse siano state studiate all'epoca per assecondare l'estetica cel-shading e non far notare i pixel (un po' come accadeva in Metal Gear Solid, dove si fa molto uso di linee rette e bassorilievi squadrati), talvolta é impossibile non notare gli spixellamenti. Se infatti su Dreamcast le texture erano tutte trattate col vetusto ma efficace bilinear filtering, risultandone in qualche modo smussate, qui non sempre é presente un filtering adatto e talvolta abbiamo il solo anisotropico, che non fa altro che accentuare i cubettoni quando presenti.

Pollice alto per il versante sonoro, dove ritroviamo tutte le splendide musiche dell'originale (é presente sia la OST occidentale che quella giapponese, selezionata a seconda della dashboard). La colonna sonora di JSR é assolutamente strepitosa ancora oggi, con il suo mix di hip-hop, elettronica, j-pop, funky e qualche incursione nel rock. Le tracce sono quasi 30 e talvolta il gioco le “mixa” automaticamente: quando sta per finire un brano viene eseguito un mash-up con quello successivo in maniera davvero professionale e convincente.

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L'autore della maggior parte dei brani é Hideki Naganuma, eccezionale compositore che ha più volte lavorato per Sega, ma non mancano altri artisti più o meno famosi come Rob Zombie, Jurassic 5, Cold ed i Professional Murder Music. Tra tutti i brani spicca senz'altro Miller Ball Breakers dei Deavid Soul (nonostante il nome sono un duo giapponese), probabilmente uno dei migliori pezzi “electro-synth hip-hop vattelappesca” sulla faccia della terra. Se le tracce sono ben invecchiate però non possiamo fare a meno di notare come i dialoghi campionati a volte gracchino un po', ma nulla di grave. A condire il tutto, buoni effetti sonori e sottotitoli, ma solo in inglese.