Journey

di Valerio De Vittorio
Nel 2012 thatgamecompany chiude il proprio contratto di esclusiva Sony con un piccolo capolavoro, Journey. Un titolo più profondo ed iconico dei precedenti Flow e Flower, ma ugualmente ermetico ed affascinante e sicuramente altrettanto originale. Oggi per quanti se lo fossero persi, grazie alla conversione per Playstation 4, Sony ci da una seconda possibilità per riscoprire Journey, non un videogioco ma una vera e propria esperienza sensoriale ed emotiva.



La metafora del viaggio


Qualcuno di voi, magari guardando le immagini e i video, si starà chiedendo, esattamente cos'é Journey? Potremmo definire questo titolo come un'avventura, una sorta di gioco esplorativo, ermetico al massimo nel suo illustrare le meccaniche così come la trama. Siamo in una landa desolata e capiamo che il nostro alter ego é questo curioso personaggio avvolto da una cappa rossa, misterioso ed affascinante nel suo incedere sulla sabbia, una duna dopo l'altra. L'ambientazione é desertica, e sullo sfondo si staglia un'enorme montagna.

Non ce lo dice nessuno eppure sembra ovvio che quella sia la nostra destinazione. Scampoli di trama si possono carpire da alcune incisioni che rinveniamo girovagando per i livelli e nelle scene di intermezzo. Ma Journey lavora di metafore e senza linee di dialogo. Chi siamo, dove siamo e perché sono misteri che sta alla nostra fantasia cercare di risolvere. Ma questo é parte del fascino del titolo thatgamecompany.

I comandi sono semplici, muoviamo il nostro personaggio attraverso le distese desertiche cercando di superare ostacoli imposti da edifici in rovina. Presto scopriamo di avere un potere magico, legato alla nostra sciarpa, che ci permette di librarci in volo per alcuni istanti. Con l'avanzare del gioco il drappo si allunga e con questo il nostro potere.



Il videogioco é arte?


Il nostro viaggio, virtuale e spirituale, prosegue lineare senza, particolari difficoltà. Nonostante la totale assenza di interfaccia ed indicazioni a schermo, si riesce sempre ad intuire dove bisogna andare per proseguire e gli enigmi ambientali si risolvono con brevi esplorazioni. Non ci sono veri e propri nemici e a dirla tutta manca un senso di sfida concreto, elemento che a nostro giudizio limita un po' le qualità ludiche di Journey. Un altro difetto é la brevità, visto che in due-tre ore arriverete alla fine senza difficoltà. Potrete ripetere il viaggio ogni volta che vorrete, alla ricerca di segreti e di simboli luminosi nascosti per i livelli, così da completare al 100% il titolo, comunque.

Ma Journey se da un lato appare un po' limitato nel gameplay, esprime tutta la propria forza con la sua carica artistica. I pixel straripano bellezza, nel design delle ambientazioni, nella ricercata illuminazione, nelle movenze del silenzioso protagonista. E Journey é bellissimo anche da ascoltare, quando sta in silenzio così come quando lascia libero sfogo alla sua colonna sonora. Un'esperienza sensoriale da vivere tutta d'un fiato ulteriormente impreziosita su PS4 dalla risoluzione Full HD.

Un'altra chicca del titolo thatgamecompany é l'originale componente online implementata. In ogni momento potremo trovare infatti un compagno di viaggio, un altro pellegrino come noi, alla ricerca del sentiero che lo porti alla montagna. Non sapremo chi sia, non potremo invitare un nostro amico ad accompagnarci, sarà tutto gestito in modo casuale. E lo stesso compagno casuale sparirà al passaggio di livello, così che ogni incontro sarà unico. Un dettagli che dona un valore aggiunto all'esperienza ludica di Journey.