Judgment
Avevate paura che con la fine di Yakuza 6 sareste rimasti orfani della vostra saga preferita? Lo ammetto, anche io inizialmente avevo questo timore, ma sin dai primissimi annunci legati a Judgment, ho capito che SEGA non mi avrebbe abbandonato al mio dolore inconsolabile. Infatti proprio il team di sviluppo che ci ha raccontato la storia di Kazuma Kyriu è tornato a far parlare di se con questo nuovo progetto che trasuda l'anima di Yakuza da ogni poro. Anzi, a dire la verità il progetto si è dimostrato uno spin-off talmente spin-off da sembrare un vero e proprio nuovo capitolo del filone principale o, quanto meno, un nuovo inizio che darà vita a una saga vera e propria. Allora, gettiamoci in questo action in terza persona dove esplorazione e combattimento ci faranno divertire per ore e ore.
Ci troviamo nel 2018, sempre a spasso per le strade di Kamurocho, l'immaginario quartiere di Tokyo dove chiunque può divertirsi in ogni modo e maniera o passare a miglior vita a causa dei capricci di un balordo desideroso di spaccare crani usando una bicicletta come arma contundente. Insomma, uno di quei posti dove non ci si annoia mai e si trova sempre qualcosa da fare, qualsiasi sia la propria idea di divertimento. Andato in pensione Kazuma, facciamo la conoscenza di Takayuki Yagami, detective privato con alle spalle un passato da avvocato di grido.
La carriera da principe del foro di Tak (come lo chiamano i suoi migliori amici), però, non è andata per il verso migliore e il nostro protagonista si trova così a dover gestire un passato estremamente ingombrante (che imparerete a conoscere con lo scorrere della trama) e un presente non certo semplice. Un serial killer sta, infatti, mettendo a segno diversi omicidi proprio per le strade di Kamurocho, andando a sollevare il velo su una storia ricca di misteri e colpi di scena dove non poteva mancare l’ombra della criminalità organizzata nipponia, la yakuza, appunto. Senza andare a svelarvi nulla della trama, in men che non si dica sarete trascinati in un vortice di eventi che si susseguiranno a ritmo serrato, con Kamurocho a fare tanto da sfondo quanto da protagonista.
Il quartiere è, appunto, elemento portante e filo conduttore che porta dalla saga di Yakuza a Judgment, mantenendo intatto il proprio fascino e un brulicare di vita virtuale a tutto tondo. Quindi Tak è un perfetto emulo di Kazuma? Non proprio, per quanto sia impossibile non notare diverse somiglianze. Il nostro nuovo eroe (o antieroe) non è solo un cazzutissimo esperto di arti marziali, ma anche un arguto detective e avvocato. In soldoni, se prima giocare a Yakuza era un mix tra esplorazione e combattimenti, adesso si inserisce la parte di gameplay in cui ci dovremo dedicare a indagare sui vari casi e gestire le prove raccolte.
Il meccanismo è abbastanza semplice: ci troveremo a dover osservare la scena di un delitto per evidenziare con la visuale in prima persona gli elementi più interessanti, mentre in fase di interrogatorio (o di giudizio in tribunale) ci verrà chiesto, in specifici momenti, di scegliere tra le prove raccolte, quella decisiva per raggiungere la verità, in aggiunta a un sistema di dialogo a risposte multiple in cui selezionare il giusto argomento in base alla discussione in corso. Sulla carta, tutto molto bello, ma all’atto pratico? Durante le prime ore di gioco, queste novità danno una ventata di aria fresca, ma con il passare del tempo ci si rende conto che, ai termini del proseguimento della storia, la nostra bravura in queste situazioni sarà più o meno ininfluente. Ebbene si: quando sarà il momento di trovare una prova, di tirare fuori una obiezione (sappiamo perfettamente a che gioco già visto su Nintendo DS state pensando) o fare la domanda giusta al teste, indovinare o sbagliare conterà davvero poco, solo una manciata di punti esperienza.
Sarebbe stato davvero interessante un gameplay più evoluto, magari in stile L.A. Noire, ma SEGA ha scelto (in maniera per molti versi condivisibile) di restare ancorata a binari sicuri, sebbene ci auguriamo che in futuro si possano sviluppare in maniera più coinvolgente queste nuove opzioni. A conti fatti Tak passa le sue giornate districandosi tra una corposa missione principale e una marea di situazioni secondarie, tra minigiochi di ogni tipo (dalla sala giochi alle gare dei droni) e sub quest per tutti i gusti. A Kamurocho, ovunque vi girerete ci sarà qualcosa da fare. E ci saranno avversari di ogni tipo sempre pronti ad attaccare briga. Il nostro protagonista sa perfettamente come menare le mani e per farlo utilizza due stili di combattimento differenti, uno adatto ai combattimenti uno contro uno e l'altro più indicato per battersi con gruppi di antagonisti numerosi. Il tutto fa perno sul classico sistema di combo che non delude mai, grazie al fatto che, ormai, il team di sviluppo ha raggiunto una maturità completa nella gestione del combat system.
Anche il sistema di crescita è figlio della tradizione: ad ogni nostra azione corrisponderà un guadagno più o meno importante di punti esperienza che potremo spendere in tantissime abilità che avranno i più disparati utilizzi. I veterani della saga non faranno alcuna fatica a districarsi nella folta lista di possibilità, mentre chi si sta avvicinando solo ora al mondo di Yakuza dovrà impiegare un po’ di tempo per studiare le varie opzioni. D’altro canto il gioco è si una piacevolissima sorpresa per i fan di vecchia data, ma strizza maliziosamente l’occhio a chi ancora ne è a digiuno.
I tutorial sono sempre disponibili e molto semplici, senza contare che lo svolgimento della trama principale ci accompagna mano nella mano a incrociare ogni attività secondaria presente nel gioco, dandocene un assaggio e facendoci decidere in autonomia se tirare dritto o dedicarci a quello che più ci attira (non perdetevi il flipper, tenete a mente questo monito). Non dimentichiamo poi che finalmente un prodotto di questo team arriva nel bel paese con tutti i testi tradotti in italiano, cosa che non succedeva dal primissimo episodio su PlayStation 2, fattore che indubbiamente ha tenuto lontano una parte di pubblico dai precedenti episodi. Ecco, se siete tra quelli che hanno sempre detto che non avrebbero giocato Yakuza perché non era tradotto, adesso non avete più scuse. Anche perché il doppiaggio giapponese a corredo è di livello a dir poco cinematografico, dimostrando ancora una volta la cura a riguardo degli sviluppatori.
D’altro canto il comparto tecnico arriva direttamente dall’ottimo Yakuza 6, portandosi dietro una grafica dove la cura nella realizzazione dei protagonisti, espressioni facciali in primis, è ai limiti del maniacale, sebbene tutti gli elementi secondari continuino a mostrare il fianco a qualche critica. Il frame rate permette di godersi l’esperienza di gioco in totale tranquillità, nonostante in alcuni casi ci sia capitato di notare scatti abbastanza evidenti. Difetti congeniti nella serie, come la difficoltà nel gestire i comandi quando ci si ritrova a muoversi in spazi angusti, tanto che camminare nella nostra base, la sede dell’agenzia investigativa, sarà quasi tragicomico.
Qualche difetto, in un quadro ben dipinto, purtroppo c’è. Si, perchè Judgment è davvero un buon gioco e ci sentiamo di consigliarlo a occhi chiusi sia ai fan di Kazuma, sia a chi non ha mai avuto nulla a che fare con il brand di Yakuza, perché SEGA è riuscita a gestire il proprio prodotto in modo da accontentare entrambe le categorie. In ogni caso potrete divertirmi per le strade di Kamurocho per tantissime ore (difficilmente meno di 35) mentre noi ci chiediamo se SEGA in futuro vorrà continuare a percorrere una strada conosciuta, col rischio di stancare il pubblico, o avrà il coraggio di osare qualche cosa nel campo del gameplay. Judgment offre importanti spunti da ogni punto di vista e siamo estremamente curiosi di capire cosa ci attende nei prossimi annunci
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Redazione