Jurassic World Evolution
Chi starà leggendo queste righe apparterrà probabilmente a quella generazione di ragazzi (o quasi) che, dagli anni ’80 in avanti, ha avuto modo di assistere alla nascita di vere e proprie icone del cinema d’azione e di fantascienza. Tra le gigantesche e gommose creature dell’era precedente alla computer-grafica, molte si sono evolute in veri e propri ricettacoli delle nostre ansie e paure guadagnandosi un posto permanente nell’immaginario comune. Insomma, a chi non è mai capitato di guardare con sospetto l’acqua prima di tuffarsi per colpa di un certo “Jaws”, o di provare un brivido al solo scorgere la sagoma antropomorfa di “Alien”? Tra questi un posto d’onore va ai colossali lucertoloni estinti riportati in vita in Jurassic Park, film del 1993 diretto da Spielberg e tratto dal romanzo omonimo di Michael Crichton. Ed è in occasione dell’uscita del nuovo film della saga, che, un po’ in sordina, esce questo “Jurassic World Evolution” (JWE da qui in avanti), gestionale in tempo reale sviluppato da quelli di Frontier Developments, già sviluppatori, tra le altre cose, dell’ottimo “Elite Dungerous”.
In JWE saremo chiamati a costruire e gestire, in ogni aspetto, un parco a tema preistorico, allo scopo di permettere a miriadi di turisti curiosi di osservare, in “completa” sicurezza, le più disparate specie di dinosauro. Per svolgere questo compito potremo scegliere due modalità di gioco, entrambe ambientate nell’arcipelago fittizio di Las Cinco Muertes (America centrale). Nella modalità storia, che funge di fatto anche da tutorial, affronteremo in sequenza una serie di scenari a difficoltà crescente, ognuno ambientato in un isola diversa dell’arcipelago, allo scopo di ottenere un parco di successo facendo fronte a tutte le problematiche (da quelle economiche ad altre più sanguinose) tipiche della sfiga che ogni parco “Jurassico” si porta dietro. A partire da una prima ambientazione in cui prendere confidenza con i comandi e le dinamiche del titolo, passeremo ad altre in cui, vuoi per un clima scorbutico o guasti improvvisi, ci troveremo a gestire vere e proprie catastrofi simili a quelle cui la serie cinematografica ci ha abituato. Con l’avanzare delle ore sbloccheremo nuovi contenuti, tra cui edifici e dinosauri, che potranno essere “trasferiti” da uno scenario all’altro o all’interno della modalità Sandbox. Quest’ultima, che tra l’altro rievoca maggiormente le atmosfere del primo film essendo ambientata nell’“Isla Nublar”, rappresenta la seconda e ultima modalità del titolo che, con buona pace di tutti coloro che sono soliti ignorare la “campagna”, dovrà essere sbloccata raggiungendo un particolare punteggio nella modalità principale.
Il gameplay di JWE si sviluppa principalmente su tre livelli. Il primo è quello classico del genere in cui dovremo costruire, più o meno da zero, le infrastrutture necessarie al parco per poter funzionare in sicurezza ed attirare l’attenzione del pubblico. Nell’assolvere a questo compito avremo massima libertà di scelta sul dove e come posizionare edifici, recinzioni e sentieri, ponendo però particolare attenzione alle due principali risorse richieste: l’energia, che dovremo ottenere costruendo centrali elettriche e distribuirla con gli appositi piloni, e i soldi, che otterremo vendendo i biglietti ai nostri ospiti e svolgendo una serie di missioni “secondarie”. Potremo quindi plasmare a nostro piacimento lo spazio messo a disposizione popolando i recinti con i nostri dinosauri preferiti, allestendo zone panoramiche e di relax per i nostri ospiti, negozi di souvenir, fast-food e attrazioni appassionanti (per il pubblico), come la “caccia alla pecora” da parte del T-rex affamato.
Sul secondo livello si pone invece la parte riguardante la creazione e la gestione dei dinosauri, di fatto i veri protagonisti di tutta l’esperienza. Per incubare, e quindi far nascere con successo uno di questi, sarà necessario investire soldi in spedizioni di ricerca presso una qualche sperduta parte del mondo allo scopo di recuperare preziosi fossili (e altre rarità) da vendere o, più saggiamente, da cui estrarre DNA previo l’esborso di altro denaro. Ogni fossile di una specie ci fornirà una parte del suo corredo genomico che andrà ad aumentare la percentuale di completamento del suo DNA. Superata la soglia del 50% potremo tentare di creare un embrione e quindi di incubarne l’uovo. Viene da se, che maggiore sarà la percentuale di completamento del genoma per quella specie, migliori saranno le probabilità di arrivare alla nascita effettiva del cucciolo, minimizzando quindi i rischi di fallimento dell’incubazione con conseguente perdita del denaro investito. Questo procedimento andrà ripetuto continuamente in una sorta di “grinding” per sbloccare, nel corso della partita, esemplari più rari in grado di attrarre più turisti. Non solo la creazione di questi giganti del passato, ma anche la loro gestione, ci terrà davvero molto occupati. Questo perché ogni dinosauro è caratterizzato da una serie di statistiche rappresentative delle sue necessità di tipo fisiologico, sociale e psicologico. Non prestare la giusta attenzione al morale delle nostre bestie, causerà inevitabilmente tentativi di fuga, malattie, aggressività verso gli altri dinosauri o nel peggiore dei casi la morte. Ad aiutarci nel compito di far contenti tutti ci sono i Ranger del parco, che con l’aiuto di Jeep o elicotteri, si occuperanno (se gestiti nella maniera corretta) di fornire il cibo, curare le malattie, rimuovere i cadaveri (dei dinosauri…) e sedare i fuggitivi (sempre tra i dinosauri…).
In ultimo, per non far mai mancare al giocatore un obiettivo da svolgere, tre diverse fazioni cercheranno di assicurarsi le nostre simpatie proponendoci attività secondarie riguardo l’avanzamento dei sistemi di sicurezza, delle attività commerciali e della ricerca scientifica. Assecondare troppo una fazione causerà un generale malcontento delle altre due che alla lunga potrebbe spingerle ad atti di vero e proprio sabotaggio.
Ciliegina sulla torta, avremo anche la possibilità di sbloccare una serie di potenziamenti, in grado di fornire upgrade per i nostri edifici (per esempio uno spazio più ampio per i nostri fossili), per i dinosauri (allo scopo di creare “razze” più resistenti/forti o dai colori insoliti) e per i nostri Ranger.
Graficamente parlando JWE è davvero un piccolo gioiello. Senza fare improbabili paragoni con giochi tripla A, il titolo gira sempre molto fluido, anche quando gli elementi a schermo iniziano a farsi numerosi. I modelli poligonali sono molto curati e godono di texture ad alta definizione, dai colori accesi, in grado di riprodurre perfettamente la lussureggiante vegetazione dell’arcipelago tropicale. Menzione a parte va fatta per la realizzazione dei nostri amati rettili, realizzati con dovizia di particolari in ogni aspetto, comprese le animazioni, il loro comportamento e le dinamiche sociali verso i “compagni di recinto”. Idem per il sonoro, che include tra l’altro molte delle musiche originali dei film.
Tutte queste caratteristiche, unite all’ottimo mix tra realtà e finzione con cui sono descritti i dinosauri, i fossili ed i personaggi del film, donano un senso di immersione davvero gratificante in grado di dare giustizia ad un franchise troppo spesso bistrattato.
Esaurito l’entusiasmo iniziale e dopo qualche ora di gioco, si rivela però una serie di difetti strutturali piuttosto importanti che frenano bruscamente l’ottima prima impressione.
Al progressivo ingrandirsi del nostro parco non corrisponde, infatti, un progressivo aumento della complessità della sua gestione che, di fatto, resta sempre banale, poco profonda e con un tasso di sfida davvero troppo basso. Questo provoca la mancanza della tipica gratificazione “da gestionale” dove il giocatore viene premiato quando utilizza in modo attento le risorse a disposizione e fa un uso intelligente delle infrastrutture allo scopo di raggiungere un obiettivo.
Il gioco cerca di rimediare a questa grossa mancanza aumentando la frequenza degli avvenimenti avversi come i guasti alla linea elettrica, la rottura dei recinti o le epidemie virali, non riuscendo tuttavia a mascherare la povertà dell’impianto strategico e aggravando il senso di “forzatura” che si avverte nella generazione del tasso di sfida.
Un caso simile è rappresentato da “Planet Coaster”, un‘altro titolo gestionale dei Frontier Developments. Ma se in quest’ultimo la mancanza di una profondità strategica, era pienamente sopperita da un editor talmente potente e apprezzato dalla community da permettere di costruire praticamente ogni singola giostra mattone su mattone, lo stesso non si può dire di JWE dove la personalizzazione è praticamente assente, eccezion fatta per qualche skin alternativa delle jeep e dei dinosauri.
Il gioco soffre inoltre di molti tempi morti in cui, esaurito l’entusiasmo iniziale di girovagare in prima persona nel nostro parco (a bordo della Jeep) per osservare da vicino i nostri giganti preferiti e scattare foto, c’è ben poco da fare se non aspettare, grazie anche all’impossibilità di poter accelerare il tempo.
Infine, anche le missioni proposte dalle tre fazioni cadono spesso nel ridicolo facendoci richieste quantomeno “suggestive”, come quella in cui il capo della sicurezza ci chiede di aprire volontariamente i cancelli dei recinti (mentre gli ospiti girano nel parco) per testare la prontezza dei sistemi di emergenza. E’ inoltre onestamente inspiegabile il motivo per cui, concludere tante missioni per una particolare fazione, dovrebbe spingere le altre a compiere atti di sabotaggio.
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Redazione