Kane & Lynch 2: Dog Days

di Luca Gambino
Errare é umano. Perseverare é... marketing. Guardando a questo secondo episodio del duo più malato della storia dei videogames, non si capisce se la volontà di Eidos sia da ricercare più nel convinto tentativo di risollevare le sorti del prodotto in questione o nella cieca testardaggine di cercare di trovare qualcosa di buono in una produzione che di buono ha solo i due personaggi principali. Poveri Kane & Lynch, buttati ancora una volta in una mischia da cui é veramente difficile non uscirne con le ossa rotte. Eppure loro ce la mettono tutta, offrendo ancora una volta una recitazione al di sopra della media e inscenando una trama a tratti convincente. I due questa volta si trovano a Shangay, nuovamente insieme dopo anni di separazione. Ma Kane & Lynch sono un po' come la nitroglicerina e basterà veramente poco per rincondurli nuovamente verso il lato più oscuro della malavita. Come se non bastasse, i due uccidono accidentalmente la figlia di uno dei personaggi più importanti della città, trovandosi in men che non si dica ad affrontare gli sgherri del boss, i membri della banda a cui hanno fatto saltare una colossale vendita di armi e la polizia locale che é, ovviamente, sul libro paga dei mafiosi.



Una scappatoia lunga poco più di sei ore, che ci farà conoscere i vicoli del sottobosco più infimo e squallido della città cinese in una sequela di sparatorie e precipitose fughe verso la salvezza che se sulle prime risultano sufficientemente convincenti e ben ritmate, iniziano a perdere di mordente non appena ci si accorge che il gameplay studiato da Eidos non é altro che un copia incolla senza troppe idee, a cui fa eco una produzione tecnica non certo al passo con gli ultimi prodotti della nextgen. Il taglio estetico dato al gioco é di stampo prettamente cinematografico, con tanto di telecamera a spalla a tratti traballante e fastidiosa (effetto che può essere comunque eliminato dal menù di opzioni) e parolacce a tutto spiano, spesso anche fin troppo forzate. Una produzione a metà tra un B-Movie e uno snuff, con tanto di effetto pixel per coprire nudità e dettagli potenzialmente disturbanti

Quanto offerto dal dinamico duo di Eidos, non é altro che un deja vu del primo episodio e di quanto riportato nella prima pagina del manuale del gameplay di ogni Third person shooter e di per sé non sarebbe nemmeno un errore, dal momento che sparatorie continue e ritmo adrenalinico sono in fondo quanto cercano tutti gli amanti del genere. Ma quando le idee messe in campo si fermano unicamente a questo é ovvio che tutta la qualità del titolo poggia le fondamenta del gameplay sulla qualità degli scontri e sulla bontà di un level design che dovrebbe in qualche modo incoraggiare e foraggiare le intenzioni dei programmatori. E invece é qui che si incontrano i primi problemi, a cominciare dal basso tasso di sfida proposto dall'intelligenza artificiale avversaria che si impegna veramente poco per mettere i bastoni tra le ruote ai nostri protagonisti, proseguendo poi per un armamentario piuttosto vario ma a tratti largamente impreciso e snervante e una struttura dei livelli di gioco che in parte sembra sconfessare il desiderio d'azione del giocatore, costringendolo invece ad un continuo “spara e riparati” che, é evidente, non é nel DNA della saga.

Dog Day porta infatti in dote un rinnovato sistema di coperture che garantisce al giocatore un riparo adeguato per affrontare gli avversari in relativa sicurezza. Basterà infatti premere il tasto designato in prossimità di un qualsiasi oggetto atto allo scopo per permettere al personaggio di acquattarsi e di far fuoco sporgendosi il tanto che basta da non esporsi eccessivamente al fuoco nemico. Banditi i medikit, com'é ormai triste realtà negli action game, il nostro Lynch recupererà lentamente le forze stando per qualche secondo lontano dal piombo avversario. Abbiamo nominato unicamente Lynch, dal momento che é il personaggio che potremo comandare nel corso dell'avventura in singolo, se escludiamo la missione finale del gioco dove invece impersoneremo Kane (ma non vi diciamo il perché, ovviamente). Ridotto al minimo anche l'hud che lascia a malapena a disposizione del giocatore le informazioni relative all'armamentario in possesso. La salute del personaggio, invece, sarà riscontrabile attraverso il colore della inquadratura che virerà progressivamente al rosso (con tanto di macchie di sangue sulla telecamera) al peggiorare della situazione.



Quel che dispiace é notare come la meccanica di gioco rimanga praticamene la stessa dall'inizio alla fine del gioco e prevede stretti vicoli dal percorrere di corsa dai due protagonisti per arrivare ad ambienti più ampi dove prenderanno posizione gli avversari da eliminare. La meccanica degli scontri é piuttosto basica a causa forse di una IA avversaria deficitaria che limita le procedure di accerchiamento da parte dei nostri avversari e riducendo lo scontro a fuoco ad un faccia a faccia da cui é difficile uscire sconfitti. A complicare le cose ci si mette anche un sistema di rilevamento di impatto piuttosto impreciso che vede spesso ripetuti colpi andare a segno anche in punti normalmente critici senza sortire però gli effetti sperati. Poco male, comunque, dal momento che rappresentano forse un involontario handicap che costringe il giocatore a concentrare maggiori sforzi proprio sugli scontri a fuoco.

Difficile invece dare una giustificazione plausibile alla linearità dell'avventura che a parte qualche colpo di scena offre anche scarsi spunti narrativi che sostengano le poche ore di gioco a meno che il team di sviluppo non abbia affidato troppe delle fortune di Kane & Lynch al comparto multiplayer. Le novità più “succose” di questo secondo episodio, infatti, risiedono nella possibilità di poter affrontare l'intera avventura in compagnia di un compagno umano raggiungibile su Xbox Live (ma anche in system link e split screen) e un multiplayer competitivo declinato in modalità creative e, tutto sommato, funzionali e avvincenti, almeno nel breve periodo. Difficile prevedere però se l'impegno profuso da Eidos, almeno in questo versante, resisterà allo scorrere del tempo, dal momento che i grandi colossi del multiplayer (Halo Reach su tutti), iniziano già a fare capolino.

Insomma, le buone intenzioni per risollevare le sorti una saga nata sotto una cattiva stella si sono forse un po' perse nei meandri di un progetto sicuramente ambizioso e pensato meglio di quanto non sia stato effettivamente realizzato. Anche il profilo tecnico é tutto sommato di basso livello. Ovviamente ci troviamo di fronte ad un prodotto che ha compiuto un passo in avanti rispetto all'esordio (e ci mancherebbe...) ma che senza dubbio non trova molti punti di contatto con produzioni interne alla stessa Eidos. Se da una parte si può rimanere colpiti dalla realizzazione di alcuni ambienti di gioco che si segnalano soprattutto per una caratterizzazione studiata a dovere, dall'altra si rimane perplessi per modelli avversari realizzati con scarso dispendio di poligoni e texture e per una qualità piuttosto sporca dell'immagine sullo schermo che se da un lato può trovare riscontro nella volontà di dare un taglio da “B-Movie” all'esperienza di gioco, dall'altra tende a diventare un handicap sulla lunga distanza. Buono invece il doppiaggio italiano degli attori coinvolti nel progetto anche se, come già detto, il calcare troppo la mano sul linguaggio volgare alla lunga risulta essere una forzatura che va a discapito del progetto.
Insomma, anche il secondo tentativo di Eidos non va a buon fine ed é un peccato perché il carisma dei due protagonisti meriterebbe ben altro trattamento. Poche idee inscatolate in un gameplay povero e che tutto sommato non riescono a solleticare l'intelletto di un giocatore chiamato a svolgere davvero il minimo sindacale per portare a casa l'avventura e non bastano gli achievement piazzati “ad arte” per veicolare lo stile di gioco verso i lidi immaginati dai programmatori. Buona la tre?