Kane & Lynch: Dead Men
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Per un sol punto Jeff Gerstmann perse il posto! Parafrasando un vecchio adagio, infatti, e a voler credere al popolo dei forum, ma anche ad autorevoli siti di critica del settore, il noto recensore americano sarebbe stato messo alla porta dalla più famosa testata Internet di recensioni del Nord America per aver analizzato in modo troppo critico il gioco Eidos, da lui reputato appena meritevole di sufficienza. Un'ulteriore polemica ha poi riguardato un presunto “ritocco” verso l'alto effettuato dalla stessa software house nel pubblicizzare i voti ricevuti da un paio di grossi siti statunitensi, anche quelli in realtà non troppo lusinghieri. Entrambe le notizie, per dovere di cronaca, sono state poi smentite dalla Eidos, non senza uno strascico d'ulteriori polemiche sul tema. La verità, a nostro umile parere, é che comunque la si voglia vedere, la questione di Kane & Lynch: Dead Men resta quella della coperta troppo corta, con la quale é impossibile coprire del tutto, nonostante le costose campagne pubblicitarie e l'hype sapientemente pilotato dagli uffici marketing e promozione, le magagne di un prodotto di mass market.
Come se non bastasse, infatti, l'adagio che da sempre vuole il passa parola tra utenti finali come la miglior forma di pubblicità, oggi come oggi il mezzo telematico ha di fatto globalizzato qualsiasi movimento d'opinione che riesca a raggiungere un forum specialistico, un blog autorevole o un altro luogo virtuale frequentato dal popolo della rete.
Al punto che chiunque cerchi di compiere onestamente il suo lavoro di recensore senza perdere la sua credibilità nei confronti dei suoi lettori, non può, al di là dell'umano differire delle opinioni soggettive, omettere di parlare di difetti che avrebbero potuto essere risolti semplicemente ritardando di qualche mese l'uscita di un titolo, o destinando al suo sviluppo una porzione dei costi impiegati per spesare la sua promozione, invece di “bruciare” quella che avrebbe potuto essere un'idea eccellente su un mercato sempre più competitivo.
K&L si propone infatti nel suo complesso come un gioco d'azione 3D appena dignitoso, sia sotto il profilo della storia, dipinta con tinte ora troppo sgargianti e ora inspiegabilmente annacquate su un canovaccio di fondo potenzialmente accattivante, sia sotto quello tecnico, lontano parecchi terabyte dalla definizione di next-gen comunemente condivisa.
La trama vi vede protagonisti nei panni di Kane, pluriomicida sottratto sulla via dell'esecuzione dai suoi vecchi compari, la banda dei 7, assieme ad un inquietante psicopatico di nome Lynch, che poi scopriamo essere stato prezzolato dagli stessi per seguirvi e controllarvi. I criminali vostri liberatori, seguendo un copione che sa per tre quarti di già visto e per un quarto di sceneggiatura hollywoodiana, hanno già provveduto a sequestrare la moglie e la figlia del vostro alter ego, in modo da costringervi a recuperare per loro una certa refurtiva. La storia, che sembrerebbe iniziare così, in tono sommesso, finirà poi per trasportarvi in una rutilante girandola di colpi di scena, sparatorie e scontri a fuoco in ambientazioni in giro per il mondo. Dai locali equivoci di una Tokyo a luci scarlatte fino alle piantagioni di oppio di un paese sudamericano sull'orlo della rivoluzione, i nostri eroi bruceranno tonnellate di polvere pirica e di cordite, vomitando ettari cubici di piombo ai danni di criminali e sbirri di quattro continenti. L'atmosfera volutamente carica di violenza, sudore e sangue e l'elevata intensità grafica e verbale delle situazioni di gioco mantengono il tasso d'adrenalina costante. L'idea di fondo tracciata dagli sviluppatori, però, finisce dopo poche battute per non convincere i giocatori più smaliziati.
Non bastano infatti una sequela di parolacce, talmente reiterate nel continuo turpiloquio dei protagonisti da apparire in poco tempo grottesche e subito dopo addirittura noiose, o qualche ettolitro di emoglobina, condite da tanta violenza gratuita nei confronti delle forze dell'ordine (ah, i bei tempi in cui il poliziotto era l'eroe e i ladri i cattivi!) per garantire al gioco il passaporto per il successo.
Non quando il comparto grafico lascia tanto a desiderare, regalandoci una qualità degna appena della miglior produzione per PS2 (ma God of War 2 resta un caso a parte!) e troppo clipping e compenetrazione di texture e troppo pochi dettagli per non lasciare la bocca amara a chi ha pagato la sua console un milione e più di lirette del “vecchio conio”.
Una parola buona se la meritano gli autori della colonna sonora musicale, degna di un lungometraggio hollywoodiano, é vero, ma che dire delle continue e gratuite espressioni di inutile volgarità vomitate a getto continuo dai protagonisti. Siamo stati tutti (o quasi) a naia e non frequentiamo solo ambienti dall'aria rarefatta che ci portino a scandalizzarci di fronte a qualche svarione. Un conto però é creare la giusta ambientazione e un altro é distruggerla con un'esagerazione che nemmeno il miglior (o peggior) Quentin Tarantino si riesce a permettere.
Il comparto tecnico non viene soccorso più di tanto nemmeno dall'implementazione dell'IA, abbastanza deficitaria da farvi potenzialmente arrabbiare molto più dei due pur sanguinari e psicopatici protagonisti del gioco.
Sparare intere raffiche di mitra contro i vostri avversari per non veder andare a segno nemmeno un colpo, o ordinare ai vostri compagni di attaccare un avversario per poi assistere al loro suicidio in massa quando si andranno ad incolonnare sulla linea di tiro della prima arma automatica disponibile, é triste. Specie quando in giro esistono titoli (vedi la serie Rainbow Six) in cui queste problematiche sono state da tempo risolte con successo.
E il sistema di controlli, non appena si chiede ad uno dei nostri protagonisti qualcosa di più complesso del solito, come ad esempio addossarsi ad un riparo per evitare una sventagliata nemica, ci costringe ad un addestramento e ad un tempismo a livelli Delta Force.
Infine un'ultima nota (anche questa dolente) sul comparto multiplayer. Il cooperativo si può ma, come nel caso di Resistance, é possibile cimentarvisi solo in locale, di fronte allo stesso monitor diviso verticalmente in due. E allora, a meno che non abbiate un 50 pollici, la faccenda della visibilità si fa davvero spinosa. Molto più accattivante é l'(unica) opzione multigiocatore affrontabile in rete, contro un numero massimo di sette avversari.
La modalità, denominata Fragile Alleanza, vi vedrà impegnati in un “colpo” assieme agli altri giocatori, nei panni dei componenti di una banda più o meno nutrita di malviventi. Il denaro strappato alle grinfie di un'orda di agguerriti bot con l'uniforme della polizia o della vigilanza della sfortunata banca di turno, verrà ripartito equamente tra tutti i partecipanti. Questo a meno che uno dei giocatori non ritenga di tenere tutto per sé, guadagnandosi la patente di “traditore” e scatenando una folle caccia all'uomo nella quale i morti saranno rimessi in partita con il compito, a quel punto, di recuperare il bottino.
Indubbiamente l'idea é innovativa ma é anche l'unica opzione possibile per giocare online, e in più é inficiata di tutti ma proprio tutti i difetti tecnici sopra evidenziati. Con il risultato che anche se siete dei fan dell'ultraviolenza, dei giochi di guardie e ladri, delle sparatorie sventramuri alla Matrix ed avete atteso l'uscita di questo gioco per mesi, finirete anche voi per rimanere delusi e ritrovarvi d'accordo con noi, e con il buon Jeff Gerstmann, nel giudicare la vostra copia di K&L meritevole solo d'ingrossare i bollettini delle vostre aste di giochi usati su eBay.
Come se non bastasse, infatti, l'adagio che da sempre vuole il passa parola tra utenti finali come la miglior forma di pubblicità, oggi come oggi il mezzo telematico ha di fatto globalizzato qualsiasi movimento d'opinione che riesca a raggiungere un forum specialistico, un blog autorevole o un altro luogo virtuale frequentato dal popolo della rete.
Al punto che chiunque cerchi di compiere onestamente il suo lavoro di recensore senza perdere la sua credibilità nei confronti dei suoi lettori, non può, al di là dell'umano differire delle opinioni soggettive, omettere di parlare di difetti che avrebbero potuto essere risolti semplicemente ritardando di qualche mese l'uscita di un titolo, o destinando al suo sviluppo una porzione dei costi impiegati per spesare la sua promozione, invece di “bruciare” quella che avrebbe potuto essere un'idea eccellente su un mercato sempre più competitivo.
K&L si propone infatti nel suo complesso come un gioco d'azione 3D appena dignitoso, sia sotto il profilo della storia, dipinta con tinte ora troppo sgargianti e ora inspiegabilmente annacquate su un canovaccio di fondo potenzialmente accattivante, sia sotto quello tecnico, lontano parecchi terabyte dalla definizione di next-gen comunemente condivisa.
La trama vi vede protagonisti nei panni di Kane, pluriomicida sottratto sulla via dell'esecuzione dai suoi vecchi compari, la banda dei 7, assieme ad un inquietante psicopatico di nome Lynch, che poi scopriamo essere stato prezzolato dagli stessi per seguirvi e controllarvi. I criminali vostri liberatori, seguendo un copione che sa per tre quarti di già visto e per un quarto di sceneggiatura hollywoodiana, hanno già provveduto a sequestrare la moglie e la figlia del vostro alter ego, in modo da costringervi a recuperare per loro una certa refurtiva. La storia, che sembrerebbe iniziare così, in tono sommesso, finirà poi per trasportarvi in una rutilante girandola di colpi di scena, sparatorie e scontri a fuoco in ambientazioni in giro per il mondo. Dai locali equivoci di una Tokyo a luci scarlatte fino alle piantagioni di oppio di un paese sudamericano sull'orlo della rivoluzione, i nostri eroi bruceranno tonnellate di polvere pirica e di cordite, vomitando ettari cubici di piombo ai danni di criminali e sbirri di quattro continenti. L'atmosfera volutamente carica di violenza, sudore e sangue e l'elevata intensità grafica e verbale delle situazioni di gioco mantengono il tasso d'adrenalina costante. L'idea di fondo tracciata dagli sviluppatori, però, finisce dopo poche battute per non convincere i giocatori più smaliziati.
Non bastano infatti una sequela di parolacce, talmente reiterate nel continuo turpiloquio dei protagonisti da apparire in poco tempo grottesche e subito dopo addirittura noiose, o qualche ettolitro di emoglobina, condite da tanta violenza gratuita nei confronti delle forze dell'ordine (ah, i bei tempi in cui il poliziotto era l'eroe e i ladri i cattivi!) per garantire al gioco il passaporto per il successo.
Non quando il comparto grafico lascia tanto a desiderare, regalandoci una qualità degna appena della miglior produzione per PS2 (ma God of War 2 resta un caso a parte!) e troppo clipping e compenetrazione di texture e troppo pochi dettagli per non lasciare la bocca amara a chi ha pagato la sua console un milione e più di lirette del “vecchio conio”.
Una parola buona se la meritano gli autori della colonna sonora musicale, degna di un lungometraggio hollywoodiano, é vero, ma che dire delle continue e gratuite espressioni di inutile volgarità vomitate a getto continuo dai protagonisti. Siamo stati tutti (o quasi) a naia e non frequentiamo solo ambienti dall'aria rarefatta che ci portino a scandalizzarci di fronte a qualche svarione. Un conto però é creare la giusta ambientazione e un altro é distruggerla con un'esagerazione che nemmeno il miglior (o peggior) Quentin Tarantino si riesce a permettere.
Il comparto tecnico non viene soccorso più di tanto nemmeno dall'implementazione dell'IA, abbastanza deficitaria da farvi potenzialmente arrabbiare molto più dei due pur sanguinari e psicopatici protagonisti del gioco.
Sparare intere raffiche di mitra contro i vostri avversari per non veder andare a segno nemmeno un colpo, o ordinare ai vostri compagni di attaccare un avversario per poi assistere al loro suicidio in massa quando si andranno ad incolonnare sulla linea di tiro della prima arma automatica disponibile, é triste. Specie quando in giro esistono titoli (vedi la serie Rainbow Six) in cui queste problematiche sono state da tempo risolte con successo.
E il sistema di controlli, non appena si chiede ad uno dei nostri protagonisti qualcosa di più complesso del solito, come ad esempio addossarsi ad un riparo per evitare una sventagliata nemica, ci costringe ad un addestramento e ad un tempismo a livelli Delta Force.
Infine un'ultima nota (anche questa dolente) sul comparto multiplayer. Il cooperativo si può ma, come nel caso di Resistance, é possibile cimentarvisi solo in locale, di fronte allo stesso monitor diviso verticalmente in due. E allora, a meno che non abbiate un 50 pollici, la faccenda della visibilità si fa davvero spinosa. Molto più accattivante é l'(unica) opzione multigiocatore affrontabile in rete, contro un numero massimo di sette avversari.
La modalità, denominata Fragile Alleanza, vi vedrà impegnati in un “colpo” assieme agli altri giocatori, nei panni dei componenti di una banda più o meno nutrita di malviventi. Il denaro strappato alle grinfie di un'orda di agguerriti bot con l'uniforme della polizia o della vigilanza della sfortunata banca di turno, verrà ripartito equamente tra tutti i partecipanti. Questo a meno che uno dei giocatori non ritenga di tenere tutto per sé, guadagnandosi la patente di “traditore” e scatenando una folle caccia all'uomo nella quale i morti saranno rimessi in partita con il compito, a quel punto, di recuperare il bottino.
Indubbiamente l'idea é innovativa ma é anche l'unica opzione possibile per giocare online, e in più é inficiata di tutti ma proprio tutti i difetti tecnici sopra evidenziati. Con il risultato che anche se siete dei fan dell'ultraviolenza, dei giochi di guardie e ladri, delle sparatorie sventramuri alla Matrix ed avete atteso l'uscita di questo gioco per mesi, finirete anche voi per rimanere delusi e ritrovarvi d'accordo con noi, e con il buon Jeff Gerstmann, nel giudicare la vostra copia di K&L meritevole solo d'ingrossare i bollettini delle vostre aste di giochi usati su eBay.