Killzone 2

di Davide Ottagono
Qualcosa che va provato con mano, poco ma sicuro. Consci ora della nostra vulnerabile natura, avremo il compito di affiancare i compagni di squadra nella sofferta conquista del nuovo territorio. Preferibile l'idea, quindi, di equipaggiarsi fino ai denti. Il parco armi offerto non si discosta troppo dagli standard del genere, con vari modelli di fucili d'assalto, mitragliatori pesanti, pistole, bazooka, granate ed alcune interessanti digressioni, come lanciafiamme e artiglieria elettrica ad alta tensione. La dipartita del fuoco secondario lascia spazio ad una maggiore definizione di quello primario, con differenze nette tra uno strumento e l'altro, siano esse nel ratio di fuoco, nell'ergonomia dei mirini metallici o nel peso del rinculo. Avanzare rabbiosamente stile Rambo senza una tattica precisa corrisponderà al 90% delle volte ad un precoce Game Over, anche a difficoltà Normale. Gli sviluppatori ci scagliano contro degli Helghast più motivati che mai, ossi duri senza alcuna pietà, e cade proprio a pennello il nuovo sistema di copertura.



Come accade in più famosi Third Person Shooter del calibro di Uncharted o Gears of War, alla pressione del tasto L2 ci accovacceremo all'ombra del riparo più vicino, proteggendoci parzialmente dagli attacchi avversari. Una volta in questa posizione, potremo inoltre decidere di scorgerci lateralmente o verticalmente e colpire mentre siamo al sicuro. Il ritmo di gioco viene così ridimensionato, senza comunque perdere quel fantastico mordente capace di spingerci a continuare battaglia dopo battaglia. Una sparatoria media in Killzone 2 si svolge proprio in questa maniera: avvistamento del gruppo nemico, corsa ai ripari ed estenuante lotta da breve distanza. La sfida, pur senza mai sfociare nella frustrazione, si attesta su livelli più che competitivi, costringendo il giocatore a meditare su ogni minimo spostamento e punendolo in caso di passo falso.

Gli spostamenti di base accentuano ancor più questa forsennata ricerca del realismo, con un protagonista (unico, stavolta) che riflette concretamente la pesantezza del proprio corpo. Ogni passo si traduce in un faticoso avanzamento, ogni faticoso avanzamento in uno scossone della telecamera. Uno degli elementi più riusciti del primo Killzone era proprio quel senso di “full-immersion” nel personaggio. Infatti, a differenza di quanto accadeva nelle passate generazioni, il modello poligonale del soldato di turno non si limitava ad un'arma volante trasportata su binari, manco avessimo un paio di ruote. Il nuovo lavoro di Guerrilla non fa di certo eccezione, ripescando a piene mani tutto quello che di riuscito c'era nell'episodio precedente.



Prendere confidenza con il nuovo sistema di gioco, specialmente se si é abituati a sparatutto di stampo maggiormente arcade, non é uno scherzo. Ma la scelta stilistica é lampante, e ci metterete ben poco - come accaduto a noi - ad apprezzare un prodotto dall'ottica più cadenzata, ma ugualmente affascinante. Non mancheranno all'appello i sensori giroscopici del SixAxis, chiamati in causa in alcune situazioni, come l'innescamento di esplosivi o nelle sessioni di cecchinaggio (geniale l'idea di dover stabilizzare il pad per ovviare ai normali tremolii delle mani).

L'avventura in singolo, che si dislocherà eterogeneamente in una decina di missioni differenti per altrettante ore di gioco, é riuscita quindi a sorprenderci estremamente in positivo, nonostante la linearità di fondo, comunque imputabile più al genere d'appartenenza che ad altro. Con un epilogo che lascia ampi margini ad un probabilissimo seguito, Guerrilla si é dimostrata diligente nel centrare il coinvolgimento massimo e nel lasciarsi lo spazio necessario ad ulteriori miglioramenti futuri. Rigiocabile grazie ad un buon numero di extra e agli immancabili trofei, Killzone 2 cade però nella mancata presenza di una modalità cooperativa.

Una deficienza doppiamente pesante se si considera il grande gioco di squadra offerto nella campagna principale. Fortunatamente, in un'epoca in cui il net gaming ha preso il sopravvento, la software house ha saggiamente infuso buona parte delle proprie fatiche sul fattore online. Già in fase di beta eravamo rimasti colpiti dall'esperienza in rete e ora, dopo circa un paio di mesi, non possiamo far altro che confermare quanto detto in precedenza: il comparto multiplayer si presenta solido almeno quanto il single, espandendo ogni concetto su una scala sì più ampia, ma allo stesso modo godibile ed equilibrata. Solo che il multigiocatore, potenzialmente, può prolungarsi all'infinito.

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