Killzone 3
di
Luca Gambino
Il cerchio si chiude, finalmente, e l'eterna lotta tra umani e Helghast viene portata a termine. Guerrilla chiude i giochi senza troppi “se” e “ma” e anche il finale del gioco sembra mettere una pietra tombale su una saga che, seppure con alterni successi, ha rappresentato uno dei punti più alti raggiungi dalla console ammiraglia di casa Sony. Avevamo lasciato gli ISA sul pianeta natio degli Helghast, ormai prossimi alla conquista dei capisaldi più importanti dell'esercito di Helghan, tanto da costringere Visari a ricorrere alla disperata mossa di distruggere la capitale Pyrrhus pur di fermare l'avanzata dell'esercito umano.
Killzone 3 riprende il discorso interrotto. Scolar Visari é morto e la sua pesante eredità é stata raccolta dal generale Orlock che si trova però a dover fronteggiare l'avanzata nemica con i contrasti interni di un potere economico capitanato dall'industriale Stahl, fornitore di tutte le armi dell'esercito Helghan e creatore di quella che potrebbe essere l'arma definitiva, capace di spazzare via non solo l'esercito ISA, ma direttamente il pianeta Terra. Ma anche sul fronte ISA le cose non appaiono così semplici. Sev e Rico (protagonisti anche del secondo episodio) sono in rotta con il proprio comandante, reo di non avere abbastanza fegato per avanzare di penetrare le difese avversarie e, anzi, quasi incline ad accettare il patto di non belligeranza (“é un tciappola!!” Cit. Akbar) dell'esercito Helghan. Ed é su questo scenario che é dipinta la battaglia finale delle due civiltà.
Ancora una volta Guerrilla calca la mano sull'accostamento dell'esercito Helghan con quello nazista con una rappresentazione artistica che esalta la marzialità e la fierezza di un popolo che basa la propria ragione di esistere sulla potenza militare. La forgia delle divise, l'ostentazione del logo Helghan, gli stessi colori predominanti non possono non richiamare alla mente il regime nazista della seconda guerra mondiale, accrescendo forse nel giocatore il desiderio di debellare il male una volta per tutte, almeno dai nostri schermi. Una sensazione amplificata poi nei livelli più avanzati del gioco, quando i nostri eroi scoprono finalmente i veri intenti degli Helghast e l'utilizzo dei prigionieri di guerra nella creazione dell'arma “definitiva”.
La metodologia di gioco non é stata cambiata, incedendo in quelle meccaniche “di trincea” che hanno fatto la fortuna di Killzone, anche se dobbiamo registrare qualche timido tentativo di variare un ritmo di gioco che alla lunga sarebbe potuto risultare fin troppo stantio. Innanzitutto dobbiamo segnalare come questa volta Guerrilla si sia convinta a concedere un pizzico di velocità in più ai movimenti del giocatore, limitando in qualche modo la sensazione di “peso”, a tratti eccessivo, che impacciava in modo forse incoerente le operazioni sul campo. In Killzone 3 invece i movimenti sono stati resi leggermente più fluidi e meno impediti, a vantaggio di un maggiore ritmo che in alcuni frangenti si rivela più coinvolgente e meglio congegnato del precedente episodio.
Il gameplay di Killzone 3 conferma quindi quella formula di “spara e ripara” che accompagna il titolo fin dalla sua primissima uscita, a cui sono state aggiunte le classiche sessioni a bordo di veicoli e velivoli che spezzano e aumentano il ritmo di gioco lungo i nove capitoli della trama principale. In particolare ci piace segnalare le ottime impressioni ricevute nelle sessioni legate all'utilizzo del jet pack e della sessione “stealth” che ci ha permesso di strisciare silenziosamente (ma non troppo), dietro le linee nemiche entrando in contatto con la peculiare morfologia della fauna del pianeta Helghan. Colpisce ancora maggiormente il fatto che tutte queste sessioni, potenzialmente distanti dal gameplay tipico di Killzone, riescono coerentemente ad integrarsi con la trama sceneggiata da Guerrilla. Una trama che, a grande richiesta, potrà anche essere giocata in compagnia di un altro giocatore umano grazie ad una modalità cooperativa che, inspiegabilmente, rimane ancorata alle mura domestiche con un anacronistico split screen che non può non lasciare l'amaro in bocca, specialmente se si considera che la concorrenza permette la cooperazione online ormai da anni.
Un peccato a cui si spera Guerrilla possa porre rimedio in un prossimo futuro con un'apposita patch.
Il clima “cooperativo” si respira comunque anche nel corso della missione in singolo dal momento che é stata inserita la possibilità di essere rianimati o rianimare i compagni caduti, a patto però che siano a portata di tiro o che non siano stati feriti a morte dal nemico. Una scelta che, unita alla cronica mancanza di medikit ormai classica degli FPS moderni, toglie ancora più mordente alle operazioni sul campo. Non solo si potranno recuperare preziose energie sottraendosi al fuoco nemico per qualche secondo, ma i nostri compagni d'avventura potranno letteralmente riportarci in vita alla bisogna. Va bene la collaborazione, ma forse Guerrilla ha mal dosato la componente del “volemose bene”, togliendo un po' di tensione ad alcune sessioni che sarebbero state invece perfette senza troppi aiuti esterni.
Ad ogni modo, la cooperazione tra i compagni di team ci ha dato modo di apprezzare la bontà dell'intelligenza artificiale dei nostri “Teammates” che trovano quasi sempre la strada giusta per raggiungere la nostra posizione e prestarci i soccorsi. Abbiamo invece apprezzato un tantino meno l'IA degli Helghast, sempre afflitti da un cono visivo deficitario per individuare la nostra presenza ma che non lesina poi a riversarci addosso quintali da piombo con una precisione assoluta. Il modello di combattimento proposto insiste ancora una volta sul modello del “muro contro muro” tipico della saga.
Killzone 3 riprende il discorso interrotto. Scolar Visari é morto e la sua pesante eredità é stata raccolta dal generale Orlock che si trova però a dover fronteggiare l'avanzata nemica con i contrasti interni di un potere economico capitanato dall'industriale Stahl, fornitore di tutte le armi dell'esercito Helghan e creatore di quella che potrebbe essere l'arma definitiva, capace di spazzare via non solo l'esercito ISA, ma direttamente il pianeta Terra. Ma anche sul fronte ISA le cose non appaiono così semplici. Sev e Rico (protagonisti anche del secondo episodio) sono in rotta con il proprio comandante, reo di non avere abbastanza fegato per avanzare di penetrare le difese avversarie e, anzi, quasi incline ad accettare il patto di non belligeranza (“é un tciappola!!” Cit. Akbar) dell'esercito Helghan. Ed é su questo scenario che é dipinta la battaglia finale delle due civiltà.
Ancora una volta Guerrilla calca la mano sull'accostamento dell'esercito Helghan con quello nazista con una rappresentazione artistica che esalta la marzialità e la fierezza di un popolo che basa la propria ragione di esistere sulla potenza militare. La forgia delle divise, l'ostentazione del logo Helghan, gli stessi colori predominanti non possono non richiamare alla mente il regime nazista della seconda guerra mondiale, accrescendo forse nel giocatore il desiderio di debellare il male una volta per tutte, almeno dai nostri schermi. Una sensazione amplificata poi nei livelli più avanzati del gioco, quando i nostri eroi scoprono finalmente i veri intenti degli Helghast e l'utilizzo dei prigionieri di guerra nella creazione dell'arma “definitiva”.
La metodologia di gioco non é stata cambiata, incedendo in quelle meccaniche “di trincea” che hanno fatto la fortuna di Killzone, anche se dobbiamo registrare qualche timido tentativo di variare un ritmo di gioco che alla lunga sarebbe potuto risultare fin troppo stantio. Innanzitutto dobbiamo segnalare come questa volta Guerrilla si sia convinta a concedere un pizzico di velocità in più ai movimenti del giocatore, limitando in qualche modo la sensazione di “peso”, a tratti eccessivo, che impacciava in modo forse incoerente le operazioni sul campo. In Killzone 3 invece i movimenti sono stati resi leggermente più fluidi e meno impediti, a vantaggio di un maggiore ritmo che in alcuni frangenti si rivela più coinvolgente e meglio congegnato del precedente episodio.
Il gameplay di Killzone 3 conferma quindi quella formula di “spara e ripara” che accompagna il titolo fin dalla sua primissima uscita, a cui sono state aggiunte le classiche sessioni a bordo di veicoli e velivoli che spezzano e aumentano il ritmo di gioco lungo i nove capitoli della trama principale. In particolare ci piace segnalare le ottime impressioni ricevute nelle sessioni legate all'utilizzo del jet pack e della sessione “stealth” che ci ha permesso di strisciare silenziosamente (ma non troppo), dietro le linee nemiche entrando in contatto con la peculiare morfologia della fauna del pianeta Helghan. Colpisce ancora maggiormente il fatto che tutte queste sessioni, potenzialmente distanti dal gameplay tipico di Killzone, riescono coerentemente ad integrarsi con la trama sceneggiata da Guerrilla. Una trama che, a grande richiesta, potrà anche essere giocata in compagnia di un altro giocatore umano grazie ad una modalità cooperativa che, inspiegabilmente, rimane ancorata alle mura domestiche con un anacronistico split screen che non può non lasciare l'amaro in bocca, specialmente se si considera che la concorrenza permette la cooperazione online ormai da anni.
Un peccato a cui si spera Guerrilla possa porre rimedio in un prossimo futuro con un'apposita patch.
Il clima “cooperativo” si respira comunque anche nel corso della missione in singolo dal momento che é stata inserita la possibilità di essere rianimati o rianimare i compagni caduti, a patto però che siano a portata di tiro o che non siano stati feriti a morte dal nemico. Una scelta che, unita alla cronica mancanza di medikit ormai classica degli FPS moderni, toglie ancora più mordente alle operazioni sul campo. Non solo si potranno recuperare preziose energie sottraendosi al fuoco nemico per qualche secondo, ma i nostri compagni d'avventura potranno letteralmente riportarci in vita alla bisogna. Va bene la collaborazione, ma forse Guerrilla ha mal dosato la componente del “volemose bene”, togliendo un po' di tensione ad alcune sessioni che sarebbero state invece perfette senza troppi aiuti esterni.
Ad ogni modo, la cooperazione tra i compagni di team ci ha dato modo di apprezzare la bontà dell'intelligenza artificiale dei nostri “Teammates” che trovano quasi sempre la strada giusta per raggiungere la nostra posizione e prestarci i soccorsi. Abbiamo invece apprezzato un tantino meno l'IA degli Helghast, sempre afflitti da un cono visivo deficitario per individuare la nostra presenza ma che non lesina poi a riversarci addosso quintali da piombo con una precisione assoluta. Il modello di combattimento proposto insiste ancora una volta sul modello del “muro contro muro” tipico della saga.
Killzone 3
9
Voto
Redazione
Killzone 3
Insomma, Killzone 3 é effettivamente il miglior finale si potesse pensare per l'eterna lotta tra umani e Helghast. Quello che abbiamo davanti agli occhi é l'esaltazione massima di un gameplay forse controcorrente nell'odierno panorama degli shooter in prima persona ma che per potenza visiva ed esecuzione di una trama più mai ben articolata, merita di essere giocato e gustato fino in fondo. Certo, non possiamo fare a meno di dire che ci sono alcuni passaggi sotto tono, alcune scelte opinabili, altre del tutto incomprensibili ma se guardiamo al prodotto completo e non alla sommatoria delle sue singole parti non possiamo non spellarci le mani di fronte al lavoro dei Signori (e la maiuscola non é un errore) di Guerrilla.